C’è, è grande, è lì da vedere: oggi si manifesta con il nome di “salario minimo”, ma più in generale la montagna grande che abbiamo davanti è lo sfruttamento da parte dell’economia della manodopera frontaliera a basso costo. E questo tema è il tema del Ticino da più di vent’anni! Vi invito a leggere la nostra storia recente da un punto di vista un po’ diverso. Mettiamo infatti che tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio dei Novanta il nostro Governo avesse visto proprio nell’Italia un modo per rimpolpare la nostra economia, credendo che nuove aziende, soprattutto italiane, avrebbero potuto prosperare grazie alle nostre condizioni fiscali favorevoli e anche, appunto, alla manodopera a basso costo della stessa Italia. E mettiamo anche che il nostro Governo l’abbia fatto in buona fede: in fondo considerando una Lombardia con 400mila disoccupati, con salari bassissimi e con tasse così alte da mettere in difficoltà qualsiasi impresa, aprire le porte del Ticino poteva essere una
Informatica, pensieri, musica, satira e altro ancora...