È nato nel 1999 in Svizzera, è arrivato nel 2011 in
Ticino e oggi è scomparso: è 20 minuti. L’editore fa comunque sapere che tutto
il team del giornale verrà convertito per affrontare un nuovo e futuristico
progetto: una nuova casa automobilistica che produrrà solo veicoli dotati di
motori 12 cilindri tutti alimentati a gasolio! No, per dire…
Certo, non è stata una grande ideona lanciare l’ennesimo
giornale cartaceo proprio mentre Internet stava crescendo esponenzialmente, ma
a mio avviso l’occhio va messo su un altro elemento, e cioè che 20 Minuti, solo
nel 2018, quindi solo sette anni fa, era il giornale più letto in Svizzera!
Questo deve farci capire l’entità della sfida che i media
si trovano ad affrontare: pensare un media oggi significa pensare a qualcosa
che non esiste ancora, ma che, visti i ritmi accelerati, non sarà qualcosa di
nuovo che esisterà tra vent’anni, ma qualcosa di totalmente nuovo che e esisterà
tra tre, di anni!
E per immaginare questo lontano-vicino futuro il primo
immenso elemento da considerare è l’interfaccia: tra noi e la notizia prima c’era
la carta, poi è arrivato lo schermo, ma dietro l’angolo – anche se da
informatico vi dico che è invece platealmente davanti, e da un po’ – c’è l’IA:
pronta a diventare la parte più significativa dell’interfaccia, appunto, tra
noi e la notizia e tra noi e i contenuti in generale. E qui, anche se purtroppo
molti media hanno sottovalutato l’impatto della tecnologia sul proprio modo di essere
e di configurarsi, è necessario che gli editori, e anche i giornalisti, si
chinino proprio su questo grande tema: bisogna considerare, ed è il problema
che molti editori già avevano e hanno con le grandi piattaforme come Google
News, che l’IA non porta più l’utente fino al sito dell’editore, ma riassume per
l’utente la notizia, per cui in pochi andranno a cliccare sul link.
Ma il problema è più grande, perché non riguarda più solo
i motori di ricerca o i portali di news aggregativi: ora tutti grandi
produttori stanno integrando l’IA addirittura nei sistemi operativi, e quando
tra pochissimo potremo chiedere all’IA dello smartphone di darci le ultime notizie
sul Ticino, e lui ce le elencherà senza nemmeno citare le fonti, i siti online
dei media non avranno più visualizzazioni, perché… perché l’IA diventerà l’app
delle app! E visto che ormai le IA sono in grado anche di guardarsi un video e
di riassumertelo, non c’è proprio scampo: i siti degli editori finiranno sempre
più in background, perdendo pubblicità, che invece finirà tutta proprio nell’IA,
perché sarà lì la nuova interfaccia tra l’utente e… il resto del mondo. Ripeto:
l’IA diventerà l’app delle app, e l’editore che capisce questo ha vinto l’accesso
al futuro!
Poi sì, se avessimo dei politici che a casa non hanno
nemmeno la macchina da scrive ma solo la linotype, avremmo anche delle leggi
decenti per far sì che ogni visualizzazione o citazione di contenuti altrui da
parte dell’IA abbia un corrispettivo in denaro. E poi sì, di nuovo, sarebbe
anche bene avere un qualche informatico in politica, se non un intero partito:
in un mondo in cui lo sviluppo tecnologico comanda sia l’economia che la società,
pare assurdo che nei posti chiave, in politica, ci siano solo avvocati e
imprenditori…
Comunque, per tornare ai media, bisogna considerare anche
altri elementi molto importanti, come è ad esempio il senso di fare certe
notizie e in generale la selezione delle notizie. Per esempio: ha senso fare un
articolo dove si racconta della Notte Bianca a Locarno, se sfogliando i social si
può vedere praticamente in tempo reale cosa sta succedendo, attraverso le
centinaia di video e le migliaia di foto e commenti che i vari visitatori
postano? Capite quanto può e deve cambiare il modo di scegliere e di fare le
notizie da parte di un media oggi? Di nuovo, l’editore capace di capire quanto
sia immenso il patrimonio prodotto dai singoli cittadini con uno smartphone in
mano - che poi si potrebbero facilmente connettere in una rete capace di dare
live il Ticino in ogni suo anfratto 24 ore su 24 - si guadagnerà l’accesso al
futuro.
Insomma, non voglio insistere, ma il media del futuro
sarà un aggregatore e un organizzatore di contenuti, e la parte di produzione propria
dovrà invece riguardare gli approfondimenti, i commenti, le discussioni, e l’organizzazione
e la gestione di un costante confronto tra la rete di cittadini connessi e la
politica: e profilandosi! Profilandosi proprio per essere scelto.
Poi, ancora, c’è un discorso lungo e importante, che però
si può riassume in una domanda: quello che raccontano oggi i media, quanto ci
riguarda? Lo dico sempre quando parlo con un giornalista: il giornalista, che ha
orari e ritmi assurdi, finisce per frequentare solo altri giornalisti e addetti
ai lavori e, purtroppo, politici. Così il suo mondo diventa il giornale, i
giornalisti, gli addetti ai lavori e i politici, ed entra in un loop dove pian
piano perde il contatto con la realtà. Cosa che succede allo stesso modo ai
politici: frequentano altri politici, giornalisti, addetti ai lavori e gente
dell’economia, e alla fine, anche per loro, quello diventa il mondo. Un mondo
dove però, i più attenti lo avranno notato, manca il popolo: una fetta di
persone con vite, problemi e priorità diverse, decisamente ignorata dai due
figuri citati sopra. E la conseguenza è la caduta libera della partecipazione al
voto, per i politici, e del numero di abbonati per i media di informazione.
Se, tanto per fare un esempio utile per capire di cosa
parliamo, alle ultime votazioni ci è andato il 31% degli aventi diritto (e di
solito per la maggior parte delle votazioni si sta attorno al 40% o poco più),
e calcolando che di quel 30-40% molti sono figli, parenti, amici o sottoposti
di una sola persona interessata alla materia ma che fa votare tutti, si capisce
che la politica si gioca tra le 20 e le 40mila persone, dei quasi 400mila che
siamo qui in Ticino. E se i media si occupano principalmente di cronaca
politica, si capisce che anche loro hanno lo stesso problema di rappresentanza e
pure loro si giocano 20-40mila persone circa, da spartirsi inoltre tra tutti i
media. Insomma: se mi concedete la battuta, la politica e i media d’informazione
sono ormai da considerarsi come borderline!
Infatti, gli altri 150mila potenziali votanti, e di più
per i media perché un giovane o uno straniero non possono votare ma possono abbonarsi
a un media, sono quelli a cui non frega niente, perché si sono stufati di
vedere teatrini ridicoli, inciuci e promesse non mantenute. Per cui, di nuovo
ancora, l’editore capace di capire come oltre al piccolo mondo autoreferente in
cui si sono conficcati i media oggi ci siano almeno 250mila persone da
raggiungere, lì ad aspettare che qualcuno li rappresenti, si guadagnerà l’accesso
la futuro.
Ora, da informatico in simbiosi con i computer da 41 anni,
posso chiudere gli occhi, vedere il futuro e dire che gli editori oggi, se vogliono
sopravvivere, devono investire tutto sulla creazione di un’IA: un avatar che
faccia da interfaccia con l’utente per sfogliare e navigare in maniera
personalizzata tutti i contenuti del media: dalla lettura delle news del giorno
alla lettura degli articoli, la riproduzione dei podcast o dei video, senza
contare le migliaia di possibili interazioni con l’utente che una IA potrebbe
avere usando un po’ la fantasia: dal trasformare il tuo smartphone in una
telecamera remota, al segnalare delle notizie, fino alla creazione di contenuti…
E per dirla tutta, sarebbe bello avere un portale, e una
IA, unico a livello ticinese per quanto riguarda l’informazione: un solo
portale con tutti, dalla RSI a laRegione, da LiberaTV al CdT e magari persino
gli utenti, con i loro contenuti. Sarebbe più potente per attrarre la
pubblicità e anche gli abbonamenti, con una parte gratuita con un po’ dei
contenuti di tutti, e poi con pacchetti a pagamento per l’accesso ai contenuti
esclusivi di uno o dell’altro media… So che sarà impossibile perché i
personalismi ticinesi, e soprattutto il complesso di divinità della RSI, non
riusciranno a far capire quanto i loro avversari siano le grandi multinazionali
con le loro IA e non gli altri media sul territorio, e che l’unico modo per
sopravvivere è invece quello di unirsi.
Per cui, per concludere: sono convintissimo che il futuro
avrà questa grande rivoluzione proprio nell’interfaccia, cioè diventerà una IA e
un avatar, addirittura con una personalità, che ci farà da tramite e interprete
per tutti i contenuti, ma che raramente ci indirizzerà al sito della fonte.
Ora, si può soccombere e farsi inghiottire dalle grandi multinazionali e dalle
loro IA, generative per giunta, o reagire e sfidarli proprio nel loro campo.
Temo la uno, ma chissà mai che non sia proprio il Ticino
a fare scuola: siamo grandi giusti. Siamo grandi giusti per diventare un fantastico
laboratorio di… futuro.
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