Devi acquistare il biglietto? Attaccati al...


 Ci sono cose che la politica dovrebbe vedere, ma che non vede perché è troppo impegnata in questioni molto più importanti, come portare l’Europa in guerra, sgravare i ricchi, tagliare ai poveri, distruggere la scuola e riempire il cantone di imprese ad altro valore aggiunto come Zalando. Ergo, mi permetto di segnalare l’ennesima privazione per la popolazione, questa volta messa in atto dai trasporti pubblici Scorreggia (FART in inglese), che proprio davanti a casa mia, e su tutta la via Ferrera di Ascona, si sono fregati i distributori automatici di biglietti.

L’altro giorno, infatti, esco di casa per prendere il bus e andare al lavoro, ma invece del distributore automatico ci trovo un bel buco e un cartello, quello della foto, dove mi si invita a prendere il biglietto al distributore della fermata più vicina o a installarmi un’applicazione sul telefono. Così, per curiosità, percorro la via Ferrera a piedi e mi accorgo che è così per diverse fermate.

E non capisco: via Ferrera, due anni fa, è stata completamente riadattata (un anno di cantiere e rumore fuori della finestra di casa) per permettere il passaggio degli autobus nelle due direzioni. Quindi fermate nuove, pensiline nuove (quelle belle trasparenti che d’estate cuoci sotto la tecca del sole) e naturalmente distributori nuovi. Distributori che non erano solo utili per acquistare il biglietto, ma anche per vedere gli orari d’arrivo dei bus sul display, cioè per stimare i ritardi: ad Ascona, è vero, pochi, ma ad esempio a Minusio, dove lavoro, sono cinque anni che non vedo un bus arrivare in orario. Fatto sta che dopo nemmeno due anni i distributori nuovi sono spariti: no, bell’investimento!

Evidentemente ci rimango male, perché vedo chiara quella deriva che affligge anche servizi importanti come la Posta: cioè quei manager senz’anima che pur di guadagnare un franco, sempre sulla pelle degli utenti, sono disposti a peggiorare il proprio servizio anche di tanto, fregandosene delle conseguenze. E per quanto riguarda i bus, parliamo di conseguenze gravi per una determinata fascia della popolazione, quasi sempre la stessa, cioè gli anziani.

Infatti, qualche giorno dopo, sono lì che aspetto il bus e vedo arrivare una signora anziana, che lentamente, col suo deambulatore, si avvicina alla fermata. Quando finalmente arriva, noto che osserva spaventata il buco lasciato dal distributore dei biglietti appena rimosso, e con l’ansia negli occhi legge il cartello, quello dove ti invitano a comprare il biglietto all’altra fermata o a scaricarti l’app. Così, da come ha rivolto lo sguardo triste verso la fermata vicino, ho capito che, come tanti anziani, non era in grado di scaricarsi l’app sullo smartphone, ma che avrebbe dovuto deambulare fino all’altra fermata e tornare indietro. Cosa che se sei giovane e in forma fai con una corsetta di pochi secondi, ma che se sei anziano e usi il deambulatore ti costa più di cinque minuti e anche un bello sforzo. E mi si stringeva il cuore mentre la vedevo trascinarsi verso l’altra fermata, dovendo anche attraversare la strada, attaccata al suo deambulatore. Insomma: beati gli ultimi perché saranno… ancora più ultimi.

Il tutto senza parlare dell’irrefrenabile desiderio di digitalizzazione, cioè un processo che allo stato attuale delle cose presenta due grossissime criticità: la prima riguarda, ancora, gli anziani, che per la maggior parte non sono in grado di districarsi con smartphone, account, store e app; mentre la seconda riguarda la stabilità e la sicurezza di questi sistemi informatici.

Infatti, praticamente ogni giorno leggiamo di disagi tecnici nei pagamenti, nell’accesso alle banche, negli acquisti online proprio di biglietti e in tanti altri servizi: cosa che dovrebbe far nascere molte domande a proposito di questo scellerato processo di digitalizzazione globale. E questo riguarda solo la stabilità, perché se parliamo anche di privacy e di sicurezza ci troviamo di fronte a una voragine, cosa di cui nessuno parla perché tutti impegnati a portare l’Europa in guerra, sgravare i ricchi, tagliare ai poveri, distruggere la scuola e riempire il cantone di imprese ad altro valore aggiunto come Zalando.

Do giusto qualche suggestione ai media e alla politica raccontandovi una piccola ricerca che ho fatto nelle scorse settimane per un cliente riguardo alla sua sicurezza: metà dei suoi dati era sul dark web e diversi suoi account subivano attacchi giornalieri in maniera regolare. Così, per curiosità, ho fatto la stessa ricerca sui miei account, e ho scoperto che sul dark web ci sono parecchi account e password miei – fortunatamente vecchi – e tutti ricavati hackerando piattaforme come MySpace, ma anche, proprio, servizi di acquisti online, come pure banche e servizi di carte di credito. Senza contare le decine di attacchi giornalieri ad esempio al mio account Microsoft, che negli ultimi mesi si è intensificato, soprattutto dalla Cina…

Ragione per cui, voglio proprio vedere quale tribunale potrà costringere i cittadini ad utilizzare servizi palesemente poco sicuri e che mettono in pericolo, spesso in maniera consistente, anche la privacy degli utenti.

Questo per dire cosa? Per dire che se la nostra politica non fosse impegnata a portare l’Europa in guerra, sgravare i ricchi, tagliare ai poveri, distruggere la scuola e riempire il cantone di imprese ad altro valore aggiunto come Zalando, forse potrebbe dedicarsi a una società sempre più abbandonata a sé stessa, che discrimina pesantemente gli anziani e che mette in serio pericolo la sicurezza e la privacy degli utenti. Grazie!



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