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Di razzisti e di buonisti-coglionisti

Ci sono pensieri che stanno un paio di passi sopra le possibilità della maggioranza di noi: pensieri che però vanno affrontati, per evitare, come con il problema dell'immigrazione, di restare chiusi in uno stallo alla messicana di ignoranza fra una sinistra buonista-coglionista e una destra razzista. Sì, voglio proprio parlare di immigrazione: il tema in cui molte delle nostre coscienze sono congelate su posizioni estreme, che però non risolvono un problema costituito da logice del tipo “e/e” e non “o/o”.


Lo spunto è il gruppo di eritrei che a quanto pare ha aggredito una coppia di ragazzi a pugni e bottigliate: subito si sono attivati i due fronti, da una parte naturalmente si sono additati gli eritrei, tutti gli eritrei, come portatori di inciviltà e violenza e dall'altra si è additato chi addita gli eritrei come portatore di razzismo. Chi ha ragione? Ma evidentemente nessuno dei due, perché entrambe le visioni, come la psicologia insegna, occultano le ragioni per cui ognuna di queste teorie è una cazzata. Ecco perché bisogna pensare di più!
Da una parte, allora, ci sono i coglionisti-buonisti ancorati al presupposto che tutti gli uomini siano uguali: e magari lo sono anche, ma la storia di ogni cultura e le culture stesse, cioè il contesto in cui nasciamo e la sequenza delle nostre esperienze nell'arco della crescita e della vita ,ci determinano di più di quell'ideale secondo cui, solo perché abbiamo il pollice opponibile tutti quanti, allora siamo uguali. Certo: fare i buonisti raccoglie consensi facili, ma non permette di affrontare il tema, quello dell'immigrazione, con strumenti efficaci.
Dunque che cosa si ignora? Certamente si ignora la diversità delle culture: noi non riusciamo a far andare d'accordo due tifoserie di squadre svizzere su territorio svizzero e poi però (su che basi??) diamo per scontato che culture distanti anni luce con magari anche religioni diverse possano mescolarsi e convivere pacificamente e produttivamente al grido di “tutti gli uomini sono uguali”.
E invece non è così: ogni cultura è un cammino dalla grotta al cielo, e quelle in cui persone sono morte per dare diritti alle donne, ad esempio, o per evitare pratiche barbare come l'infibulazione o le spose bambine, non devono credere che in nome dell'apertura si possano gettare nel cesso conquiste così importanti. Per cui, abbiamo capito, il grande problema dei buonisti-coglionisti è quello di non riconoscere e ammettere le differenze, che invece ci sono e sono determinanti!
Ma questa è solo una parte del discorso, perché l'altro elemento totalmente ignorato dai coglionisti è il contesto. Non parliamo infatti di persone, gli immigrati, che di propria volontà partono dal proprio Paese per cercare un futuro migliore: parliamo di persone spesso costrette a scappare da Stati devastati dalla guerra e dalla miseria estrema, che per arrivare qui hanno passato le pene dell'inferno, e che privati di tutto arrivano traumatizzati in un luogo che non hanno scelto e che non per forza accetteranno, con le prospettive di vivere isolati in un centro asilanti e al massimo essere utilizzati in qualche programma occupazionale per raccogliere pomodori sul Piano di Magadino…
No, solo per dire quanto basterebbe mettersi nei loro panni per capire che non necessariamente al grido socialista di “Siamo tutti uguali!”, questi individui accettino in blocco il proprio destino e di conseguenza la nostra cultura.
Poi io tendo anche a non voler ignorare elementi come la nostra arte, la nostra letteratura, i nostri pensatori e appunto persone importanti capaci, sempre nel cammino tra la grotta e il cielo, di riconoscere il voto alle donne, di chiamare abuso di minore e non matrimonio l'unione fisica di una bimba di 10 anni con un uomo di 40, e dunque di elevare, in meglio, la nostra cultura.
Elementi che però devono essere ignorati in toto per parlare di uguaglianza: e di nuovo è un approccio coglionista voler cancellare e ignorare la storia di una nazione e di una cultura solo per poterci dichiarare tutti uguali!
Ma non è finita: ancora una volta non possiamo ignorare un altro elemento importante, è cioè il fatto che poter fuggire in un Paese in cui puoi arrivare senza documenti e rifarti una identità è un'occasione ghiotta per molti malviventi. Di principio non possiamo ignorare come in mezzo a gente realmente bisognosa ci sarà un buon numero di persone che non scappa né dalla guerra né dalla miseria, ma semplicemente fugge dalla giustizia!
E su questa tesi ero andato a guardarmi le statistiche svizzere sui reati e ho infatti scoperto che gli stranieri delinquono molto ma molto di più per quanto riguarda alcuni tipi di reati, soprattutto quelli violenti: vie di fatto e anche, purtroppo, stupri e affini.
Sono dati lì da vedere, e ben rappresentano il problema dei buonisti-coglionisti: se i razzisti tendono infatti a considerare gli immigrati TUTTI delinquenti, i buonisti tendono a considerarli tutti brave persone. Ed è lo stesso problema di estremismo ottuso presente da entrambe le parti ma speculare.
Ecco perché, con due posizioni così nette viene a mancare la discussione sull'unica area di soluzione, e cioè l'integrazione: per la destra non serve perché gli immigrati li rimanderebbe a casa tutti e per la sinistra non serve perché basta arrivare qui, darsi una stretta di mano e sei ticinese… Patrizio anche!
Invece qui il fallimento, oltre a quello di considerare guerre e sfruttamenti come un fenomeno naturale e dunque non perseguire alcuna politica efficace contro la produzione di armi e contro le guerre in generale, è proprio quello di non aver considerato l'integrazione come il tema principale riguardo all'immigrazione. E oggi, con il patatrac già fatto, restano solo due posizioni ottuse che scontrandosi si rafforzano ulteriormente, ma che non porteranno alcuna soluzione utile.
E come dicevo, prima o poi, anche qui in Ticino qualche vita sarà sacrificata sull'altare della piccolezza e dell'inettitudine della nostra politica.




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