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DI MIGRANTI E DI QUELLI CHE CREDONO IN DIO…

Siamo nel 2017, ma il primo problema dell’umanità è sempre uno solo: quelli che credono in Dio! Voi direte che in fondo la fede di ognuno è una scelta personale e poco va a influire sul nostro presente. E invece io vi dico che non è vero, e vi porto un esempio per dimostrarlo: i migranti!

C’è un tema sempre caldo e continuamente discusso a proposito dei migranti, ed è la delinquenza, o più precisamente l’infrazione alle leggi del nostro Paese da parte loro: tempo fa ero andato a spulciarmi i dati dell’ufficio statistica riguardo agli imputati di reato, e avevo riscontrato che nelle categorie dei reati violenti e dei furti si riscontravano rapporti di addirittura 100 a 1 a favore (sfavore) proprio degli stranieri.
Poi, ieri c’è stato Gobbi a pubblicare i dati sui reati di violenza domestica, dove nel 69% dei casi è coinvolto un cittadino straniero: dato che va letto tenendo conto che la percentuale di stranieri, poi, è minore rispetto a quella degli svizzeri.
Oggi un’altra conferma: nel 2016 c’è stato un aumento considerevole dei matrimoni forzati tra i richiedenti d’asilo!
Ed ecco dove la questione si apre: di fronte a queste evidenze ci sono comunque persone e movimenti politici a favore dell’apertura e dell’accoglienza indiscriminata, che a questi dati paiono impermeabili. Così glissano il problema, non ne parlano, e quando sono alle strette trovano mille scuse per giustificare queste cifre: “gli hanno distrutto la casa”, “li hanno ridotti in povertà” e via dicendo. Ed è tutto vero, ma non può essere usata come giustificazione, soprattutto per quanto riguarda quei reati che non sono legati alla condizione presente, ma sono legati alla cultura: e la notizia di oggi cade a fagiolo, perché si parla innanzi tutto di matrimoni forzati, tema per il quale una femminista socialista DOC come Ada Marra dovrebbe insorgere strappandosi il reggiseno in parlamento, almeno, e invece nulla succede. Idem per le nostrane socialiste della parità dei diritti: un matrimonio forzato dovrebbe essere tra i peggiori abomini per quanto riguarda proprio i diritti della donna! E invece, pure qui, il silenzio impera!
E non solo: matrimoni forzati, ma anche matrimoni con minorenni! Un altro abominio culturale, perché noi qui un uomo di 50 anni che va a letto con una dodicenne lo chiamiamo pedofilo, e se lo stesso uomo porta alla morte la sua sposa per dissanguamento, lo chiamiamo assassino. Mentre invece per certe società tutto questo si chiama cultura!
E adesso arriviamo a quelli che credono in Dio, e cioè quelli convinti che la nostra coscienza e la nostra anima siano un prodotto creato a priori, evidentemente da Dio, e che tutti gli uomini siano buoni e uguali, e che per ogni loro cattiva azione ci sia una “giustificazione” (leggi “scusa”). Quini la tesi assurda diventa quella per cui la nostra coscienza sia un prefabbricato divino a prescindere dalla cultura in cui ognuno nasce ed è cresciuto e a prescindere dalla propria storia.
E invece non è così, perché prima di tutto i dati lo dimostrano, ma soprattutto lo dimostra l’esempio che ho portato a proposito del 50enne che sposa una 12enne: assassino pedofilo per noi, ma cultura per loro! Ragione che mi porta a pensare come anima e coscienza siano invece un prodotto squisitamente nostro, del nostro contesto e della nostra storia!
E allora? E allora innanzi tutto dobbiamo rivedere il nostro approccio all’uomo: non siamo tutti uguali e meno ancora siamo tutti buoni, ma siamo forse per l’intera totalità il risultato della cultura in cui siamo nati e la storia che abbiamo avuto; e soprattutto dobbiamo riconoscere come le differenti linee evolutive scelte da ogni popolo abbiano portato a risultati differenti, e che alcune civiltà siano arrivate a fare conquiste importanti, importantissime, che non possono essere barattate in nome di una uguaglianza che non esiste!
Per cui dobbiamo rivedere prima di tutto la nostra politica di integrazione: qui arrivano sempre più persone fuori dall’età scolare, che della Svizzera non sanno nulla e non impareranno nulla, ma che creano una massa capace di fare una società a sé, totalmente non integrata, che di fatto si pone in competizione con noi. Per cui in ogni caso servono la civica e la storia, e serve un impulso se non obbligatorio almeno fortemente voluto da parte delle nostre autorità per quanto riguarda l’integrazione.
Ma per finire, il problema a monte è sempre uno: con un mercato capace di investire nel solo 2016 ben 1680 miliardi in armi e con il tandem dell’economia e della politica sempre più ingordi e sempre più impegnati a scatenare guerre per appropriarsi di materie prime in giro per il mondo, il problema dell’accoglienza viene dopo.
La nostra politica dovrebbe passare più di metà del suo tempo per fare un discorso internazionale atto a fermare questo scempio, e non sempre e solo per mettere pezze alle conseguenze di questi disegni: è ipocrita battersi a favore di un’accoglienza incontrollata e dunque controproducente e ignorare completamente la configurazione globale di economia e politica nel nostro mondo!
Sono 1680 miliardi nel 2016 investiti in armi: con 250 si risolve la fame nel mondo! Più chiaro di così…




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