Sapete chi è Roberto Cattaneo? È il responsabile dei frontalieri
per il sindacato italiano UIL, e ci interessa saperlo perché il tizio racconta
cose molto interessanti a proposito del nostro cantone, soprattutto relative a
quel grande miracolo denominato “Benvenuta impresa”. Qualche mese fa infatti
era intervenuto sul CdT in un minuscolo trafiletto (strategie editoriali del
giornale) dicendo, a proposito dei numerosi casi di sfruttamento salariale in
Ticino, come “gli imprenditori protagonisti di questi episodi vergognosi siano
tutti italiani. Non la maggior parte, tutti”! Naturalmente la notiziona è
passata inosservata, ma l’altro giorno Ticinonews ha rincarato la dose: a
quanto pare i sindacati italiani starebbero lottando contro le imprese italiane
trasferite in Ticino, in particolare per l’applicazione di “dumping sistematico”!
E qui casca l’asino, anzi casca l’asina, cioè Laura
Sadis: la grande promotrice di questo sciacallaggio territoriale denominato “Benvenuta
impresa”. A dire il vero casca anche un asino, e cioè Rico Maggi: il fautore
degli studi faziosi in cui cerca di dimostrare come i frontalieri non siano causa
di dumping e nemmeno di sostituzione del personale. Ma non è vero!
Non è vero perché innanzi tutto ce lo dicono i dati
ufficiali: l’Ufficio di statistica indica infatti che il Ticino ha i salari più
bassi di tutta la Svizzera, di oltre mille franchi inferiori alla media, cioè
circa il 20%! E pure la SECO indica un dato molto allarmante: i frontalieri in
Ticino guadagnano in media il 25.6% in meno rispetto ai residenti!
Così vedo finalmente confermata la tesi che porto avanti
da anni (non solo io!): cioè che la “Benvenuta impresa” ha portato in Ticino
soltanto ditte di sfruttamento e senza valore aggiunto, le quali emigrano qui dall’Italia
per approfittare degli sgravi fiscali e per poter assumere frontalieri a basso
costo. Per cui il risultato non è soltanto il dumping sistematico, ma è anche
la concorrenza di queste aziende a quelle “etiche” ancora presenti sul nostro
territorio: avendo infatti costi di produzione molto bassi possono fare offerte
ineguagliabili da parte delle aziende “sane”. Sapendo poi che il criterio praticamente
unico di scelta è il prezzo, capiamo bene come la “Benvenuta impresa” per il
Ticino sia come la peronospora per la vite!
Ma torniamo a Cattaneo e ai sindacati italiani:
evidentemente quel 25.6% di dumping a sfavore dei frontalieri rispetto ai
ticinesi è solo la media. Infatti tra i casi citati, oltre a quelli spesso
denunciati dai sindacati ticinesi in cui si cercano addirittura architetti a 6
franchi lordi all’ora, ci sono quelli di operai specializzati che invece di
prendere i 4'200 franchi ticinesi ne prendono solo 2mila.
Così, sempre da Cattaneo, arriva questa perentoria
affermazione: “Mi chiedo quanto impiegheranno le autorità ticinesi a capire che
si stanno portando in casa imprenditori-avventurieri che svolgono in Ticino
pratiche di sfruttamento che in Italia non possono più esercitare degli anni
Sessanta”!
Quindi adesso, dati alla mano, sarebbe bello che la
nostra politica rimettesse il campanile al centro del villaggio, e invece di
pensare come farci passare dal culo la Riforma III delle imprese che non sono
riusciti a farci entrare dalla bocca, pensino a risanare enti come la SECO e
come l’IRE, ma anche aprano un reale discorso sulla nostra catastrofica
situazione del mercato del lavoro.
Non so se ve lo ricordate, cari politici, ma vi paghiamo
per questo!
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