Ci sono due individui qui in Ticino ai quali bisognerebbe levare il passaporto in quanto persone non gradite: sono Paolo “Pippa” Bernasconi e Alberto “Pippone” Siccardi, detto affettuosamente Pippardi. Il motivo di questa misura è la loro costante opera di denigrazione del Ticino attraverso i media italiani.
Infatti negli ultimi mesi abbiamo potuto godere dell’intervista di Pippa a Il Fatto Quotidiano, in cui diceva che in Ticino, senza i frontalieri, “crolla tutto”. Frase pronunciata dimenticandosi che tra 0 e 64'670 ci sono 64'669 sfumature di frontalieri o, detto in altro modo, frase pronunciata con la convinzione che i ticinesi siano tutti dei totali imbecilli. E non è stato un singolo momento di delirio, perché qualche settimana fa, sempre sui media italiani, il buon Pippa voleva promuovere una class action italiana contro il Mattino, e lui stesso andava cianciando di voler denunciare il giornale in questione. Cosa che non ha fatto, dimostrando bene il carattere totalmente pubblicitario del proprio inutile manifestarsi.
Poi c’è l’altro, c’è Pippardi: quello della Medacta, che assume l’80% di frontalieri perché – come diceva al TG RAI poco tempo fa rivolgendosi ai ticinesi – “quelli lì non sono formati”. E già allora mi sarei aspettato un’insurrezione da parte del nostro Governo, magari da parte del criogenizzato socialista Bertoli, ma soprattutto da parte di tutti i nostri centri di formazione: USI, SUPSI e consorelle. E invece no: silenzio tombale…
Poi arriviamo a ieri, il giorno della festa dei lavoratori, quell’evento che ormai è rivolto a una categoria meno numerosa degli svizzeri coi capelli rossi, gli occhi neri e alti più di 1 metro e 95: giorno in cui su Ticinolibero leggo di un’intervista a Pippardi sul Corriere di Como, nella quale il buon Pippone dice testualmente: “Si deve fare crescere il livello di istruzione della forza lavoro ticinese, che oggi è penosa”. Poi rincara la dose dicendo questo: “affitto degli uffici a Como, faccio lavorare i miei ingegneri dall'Italia e non assumo nemmeno uno svizzero”, che non è una minaccia futura ma una realtà presente, visto che nella sua Medacta ci lavora l’80% di frontalieri…
E io a questo punto me lo aspetto sì un intervento del Governo, perché a noi cittadini potrebbe venire il dubbio che tutti i milioni investiti nella formazione siano buttati via. E non solo: come Governo, lo dico aulico, i nostri cinque dovrebbero averne pieni i coglioni di babbei come Pippardi e Bernasconi che passano le loro giornate a sparare sul Ticino attraverso media italiani!
E io a questo punto me lo aspetto sì un intervento del Governo, perché a noi cittadini potrebbe venire il dubbio che tutti i milioni investiti nella formazione siano buttati via. E non solo: come Governo, lo dico aulico, i nostri cinque dovrebbero averne pieni i coglioni di babbei come Pippardi e Bernasconi che passano le loro giornate a sparare sul Ticino attraverso media italiani!
E invece il nostro Governo non risponde e si/ci lascia insultare pubblicamente da questi ipocriti in mondovisione sul TG della RAI, per esempio, facendomi pensare che con traditori di questo calibro attivi sul territorio e con un Governo gelatina come il nostro, la fine del Ticino è ormai vicina.
Per cui, con la benedizione di Berna, della SECO, dell’IRE e in fondo anche del nostro Governo, noi ci ritroviamo 64'670 frontalieri, quasi un terzo della forza lavoro, e salari di oltre mille franchi inferiori alla media nazionale. Il tutto perché il livello di istruzione della forza lavoro ticinese “è penoso”.
Ma siamo sicuri che “penoso” sia il nostro livello di formazione? Non è che “penoso” è l’approccio dell’economia sul nostro territorio? A questo punto vorrei saperlo, caro Governo.
Per cui, con la benedizione di Berna, della SECO, dell’IRE e in fondo anche del nostro Governo, noi ci ritroviamo 64'670 frontalieri, quasi un terzo della forza lavoro, e salari di oltre mille franchi inferiori alla media nazionale. Il tutto perché il livello di istruzione della forza lavoro ticinese “è penoso”.
Ma siamo sicuri che “penoso” sia il nostro livello di formazione? Non è che “penoso” è l’approccio dell’economia sul nostro territorio? A questo punto vorrei saperlo, caro Governo.
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