So che nessuno si è accorto di nulla, perché percepire l’impatto
della comunicazione PS all’interno del nostro discorso politico è come sentire, da qui,
la puzza di uno che scorreggia in Cina, ma per strumenti sensibili come sono io
non è stato un problema identificare in questo periodo il momento di massimo
potenziale per il Partito socialista.
Infatti la strategia del non fare nulla può a volte risultare
pagante quando chi attorno a te fa, ma fa solo disastri. E infatti, botta di culo,
in un solo mese sia il DSS sia il DI vengono colpiti da due scandali tra i
maggiori mai successi nel nostro cantone: Gobbi si ritrova con 16 indagati per
lo scandalo dei permessi, di cui uno anche nel dipartimento di Vitta, e
Beltraminelli si trova immerso in mandati diretti fantasma, verifiche non
fatte, dumping di Stato e reclutamento di jihadisti…
E a questo punto il PS aveva il vento in poppa, e con una
comunicazione ben fatta e un paio di mosse giuste avrebbe guadagnato una
vagonata di voti. Infatti l’entusiasmo rosso non si è fatto attendere, e
direttamente dalla capsula criogenica ecco apparire Cavalli, che leggiadro
lancia insieme a Borrelli la nuova sinistra! E non solo: il buon Cavalli si
dice anche disposto a considerare una eventuale candidatura nel 2019! Cosa
fantastica, ma che in molti elettori si è tradotta in due grandi interrogativi:
il primo è come mai una nuova sinistra nascente riesca a candidare soltanto uno
nato nel 1942, e il secondo, conseguente, riguarda tutti quegli imprevisti
naturali che potrebbero capitare di qui al 2023, quando Cavalli avrà 81 anni.
Ma questa poteva anche passare, perché in fondo anche il
LAC l’hanno inaugurato con la Nona di Beethoven, e tutto sembrava andare per il
meglio: persino Igor “Enfasi” Righini sembrava in lenta ripresa dal letargo
invernale chiedendo una inchiesta amministrativa su ARGO 1, aggiungendo
addirittura un “subito”, costatogli 25 minuti di palpitazioni e due tisane.
E invece… E invece un imprevisto spalanca le porte alla
catastrofe: siamo proprio sul cambio di stagione e come sapete gli anziani ne
sono particolarmente suscettibili, e infatti Rico Maggi dà fuori un’altra volta
e presenta uno studio dicendo che chi vota a destra e legge il Mattino, 20
minuti, Ticinonline e Ticinonews ha una percezione distorta della realtà:
dunque i 64mila frontalieri (28% in Ticino rispetto alla media Svizzera del
6%), gli 8mila in assistenza, il raddoppio della sottoccupazione, il precariato,
il dumping, le 130 agenzie interinali sbocciate come fiori e tutto il resto
sarebbero da imputare a una percezione distorta della realtà. Come pure il
fatto che per molti questo quadro desti preoccupazioni…
Naturalmente in molti sono insorti, soprattutto perché neanche
un paio d’anni fa Maggi era già sbroccato, quando diceva che i frontalieri in
Ticino (leggesi lo sfruttamento da parte delle aziende della libera
circolazione) non rappresenterebbero un problema né di sostituzione né di
dumping.
E la cazzata arriva adesso, perché quel turista del
socialismo che il Partito socialista si ritrova in Consiglio di Stato non
riesce a trattenersi, ma esce spontaneamente dal coma neurovegetativo in cui si
trovava e produce un intervento alla Spiderman, dove pur non avendo intenzione di
esprimere giudizi sulla sbroccata di Maggi, crede che lo studio “debba comunque
essere preso sul serio, come accade ordinariamente per i moltissimi studi che
il mondo della ricerca produce sui temi più disparati”.
E non solo: già che non vuole esprimere giudizi, lo
prende come spunto per parlare proprio della distanza tra la realtà dei
fenomeni e la loro percezione, che se “da parte della popolazione è
significativa, sia che si stia parlando di mercato del lavoro, di pressione
fiscale, di sicurezza, di qualità della scuola o del sistema sanitario, di
correttezza dell’intervento sociale o ambientale ecc., la nostra democrazia ha
un problema serio”. Ma ogni riferimento è puramente casuale: giurin giurello!
Al che, naturalmente, un po’ di altra gente insorge, un
po’ sono politici, tra cui Quadri, e un po’ sono cittadini che non hanno molto
gradito l’invito del turista del socialismo a prendere sul serio uno studio che
definisce “percezione distorta della realtà” i nostri problemi del mercato del
lavoro.
E sotto il segno del “una cazzata tira l’altra”, il
socialista del 32 di febbraio decide di rispondere proprio a Quadri, invitandolo,
se non gradisce le sue prese di posizione, a non leggerle.
Dimenticandosi naturalmente di essere un Consigliere di
Stato, e che la stessa risposta data a Quadri la dà anche alle diverse migliaia
di cittadini socialisti, quelli che spesso Bertoli si dimentica di
rappresentare.
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