Caro Maurizio,
ti do del “tu” perché non voglio che la tua psiche possa
rifugiarsi dietro al muro costruito dalla tua carica alla RSI. Vorrei che mi immaginassi
lì seduto di fronte a te e intento a spiegarti, da essere umano a essere umano,
una cosa che non sai: e cioè che la verità è un luogo da vivere e non la
rappresentazione che ne fa chi non la vive.
Ho letto con interesse la tua riflessione sul suicida di
Udine disperato perché espulso senza appello dalla nostra società degli utili,
dello sfruttamento e della competizione senza regole, e a dirti la verità il
primo pensiero è stato una battuta: “Ma guarda questo: sono anni che qui in
Ticino abbiamo più di cinquanta suicidi l’anno, di cui una parte dovuti proprio
a problemi simili, e sua Maestà si scomoda solo per uno di Udine!”.
E infatti, magari non fate apposta, ma per il cittadino
che guarda è incredibile quanto la cellulina “Prima gli altri” sia ricorsiva
nella nostra cronaca e anche nel sentore di molti politici e VIP (con
responsabilità sociali) ticinesi. Per cui il mio primo bilancio non è positivo
per le parole che hai speso in questo caso, ma negativo per tutte quelle che
almeno una ventina di volte l’anno (se non di più) avresti potuto esprimere per
quei morti che accadono proprio fuori della tua porta di casa, o del vostro
giardino per parlare della televisione che dirigi. Ma tu, dall’alto della tua
distanza, dici che “non possiamo farci carico delle tragedie del mondo, nemmeno
di quello attorno a noi”, non rendendoti conto che alla domanda “perché?” non
avresti nessuna risposta plausibile: certo che potresti prendi carico delle
tragedie del mondo, soprattutto di quelle che succedono nel cantone in cui
abiti e dove il tuo servizio pubblico opera!
E non solo potresti accorgerti di chi muore qui perché
anche da noi “ogni giorno decine di persone pronunciano dei no motivati dalla
necessità di selezione, dalle condizioni dell'azienda, dalle difficoltà del
mercato. Tutto nell’ordine delle cose (…)”, ma potresti anche fare qualcosa
contro questo “ordine delle cose” che dai così tanto per scontato! Potresti
iniziare, con la tua TV, a parlare di quel libero mercato che ha portato 8
persone a possedere quanto 3.5 miliardi di altre e che opera indisturbato ormai
ovunque sfruttando gente e territori come fossero semplici risorse senza vita.
Perché lo sai quanto me che è proprio il libero mercato sfruttato in questo
modo a generare quel “muro di no” di cui parli tu: creatore di esclusi e di
suicidi! E sai anche come quando si prova a parlarne, a parlare di quel
ticinese su quattro costretto a vivere sulla o sotto la soglia di povertà,
anche attraverso il tuo media ci sentiamo rispondere che “trattasi di
percezioni”. Beh, ti dico questo: complice!
E se volessi rincarare la dose ti parlerei del “60 minuti”
dell’altro giorno: in cui il CEO di una banca che ha rovinato milioni di
investitori, contribuito a creare la crisi economica mondiale, usufruito di un
salvataggio statale, non pagato tasse per 8 anni, costantemente costretta a
pagare multe per patteggiare denunce per riciclaggio e affini… ci viene a dire
che “il precariato è stimolante”! Il tutto con uno stipendio annuo di 14
milioni! Un momento di televisione in cui un qualsiasi altro giornalista gli
avrebbe strappato la carotide a morsi, ma dove il tuo Ceschi non solo non ha
proferito parola, ma ha persino lodato la nostra “grande banca svizzera”! E ti
dico “complice!” un’altra volta!
Poi la mia mente ha iniziato a frugare nell’archivio dei
ricordi, e al passaggio “Ho detto molti no nella mia vita. Tutti motivati, tutti
corretti, tutti appropriati” mi è tornata alla mente la recente mitragliata di
licenziamenti in RSI, dove dipendenti attivi anche da decine di anni sono stati
accompagnati alla porta in un blitz delle teste di cuoio come fossero estranei,
di fretta e in silenzio. E qui mi sento di dirti che se la tua sensibilità
fosse reale, il tuo “no” lo avresti fatto passare dolcemente e con rispetto e
non sotto forma di indelebile trauma!
E per ora mi fermo qui, Maurizio, anche se non ti ho
ancora insegnato quella cosa di cui ti parlavo all’inizio. Ma quella me la
tengo nel caso in cui mi dovessi rispondere e la tua risposta non mi piacesse.
Non credo infatti che mi risponderai, perché come ho ben capito sono un cittadino
ticinese che rappresenta quel mondo attorno a te di cui a tuo dire non puoi
prenderti carico, ma se lo facessi e appunto la risposta non mi dovesse piacere
perché incosciente e superficiale come la tua riflessione odierna, mi prenderò la briga di
raccontarti per filo e per segno, attimo dopo attimo, cosa mi è passato per la
testa i 30 minuti prima e i 30 minuti dopo essermi lanciato contro un muro a 80
all’ora con una vecchia utilitaria senza airbag con l’intento di farla finita.
A te la prossima mossa, Maurizio, perché a mio avviso non è sufficiente che eventi simili semplicemente ti “entrino sotto la pelle”: sei nel posto in cui potresti anche fare qualcosa!
Mattia Corti,
cittadino sofferente in quel mondo vicino a te che la tua coscienza non abita
cittadino sofferente in quel mondo vicino a te che la tua coscienza non abita
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