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Riforma III delle imprese: il Re è nudo e anche impotente!

Il nostro mondo ha dei problemi, strutturali, che ne determinano tutte le dinamiche. Uno dei grandissimi problemi è il ricatto che economia e finanza fanno agli Stati, chiedendo agevolazioni fiscali sempre più temerarie contro la minaccia di spostare domicili, sedi fiscali e produzione in luoghi più convenienti e in paradisi fiscali migliori. Operazione che evidentemente il cittadino non può fare e che lo mette in una condizione di svantaggio: uno svantaggio che negli anni ha portato, udite udite, 8 persone a possedere quanto metà della ricchezza mondiale, e un 1% della popolazione a possedere quanto il restante 99%!

E di fronte a cifre così non possiamo che notare come il libero mercato e la libera circolazione non solo delle persone ma dei capitali e delle aziende, in realtà, siano elementi non usati per costruire una economia equilibrata e sostenibile, ma sfruttati appunto per creare squilibri come quelli descritti sopra.
 
E allora, di fronte a tutto ciò, la logica reazione da parte della politica dovrebbe essere quella di chinarsi sulle leggi internazionali che regolano la finanza e l’economia e ridefinirle in maniera che questo itinerare alla continua ricerca di condizioni migliori venga fermato, e le aziende siano costrette a considerare i territori in cui operano non come luoghi anonimi in cui approfittare di tutto finché si può, ma luoghi in cui fare discorsi a lungo termine, costruendoci attività sostenibili che abbiano ricadute sul territorio.
 
Cosa che ora non succede, perché malgrado i “grandi gettiti” delle persone giuridiche il Ticino ha visto il raddoppio dell’assistenza sociale in 6 anni, l’aumento della disoccupazione (ILO, ma anche SECO), l’esplosione dei sottoccupati e l’accentuazione del dumping. Situazione evidente a livello cantonale ma, per coinvolgere uno dei grandi sostenitori della Riforma III, Christian Vitta, evidente persino nel comune in cui il consigliere di Stato era sindaco: a Sant’Antonino infatti, malgrado le “benvenute impresa a valore aggiunto”, l’assistenza sociale è raddoppiata dal 2014!

E allora cosa si fa? Invece appunto di aprire un discorso internazionale per rivedere le leggi fiscali in maniera da non poter essere così platealmente sfruttate, si decide per piegarsi di fronte al ricatto di cui parlavo sopra, ma siccome la calata di braghe non può essere evidente, politica ed economia si impegnano per farcela passare come un giro di vite e non come una “piegatura” a 90 gradi. E invece lo è, perché se da una parte verranno aboliti gli statuti speciali per 24mila aziende – e non per scelta etica ma perché internazionalmente sono diventati illegali -, dall’altra si varano misure per concedere facilitazioni e sgravi sotto altre forme, che a bilancio si stima porteranno un mancato introito a livello nazionale di circa 3 miliardi!
 
E allora lo capisce anche un bambino che se tra la situazione precedente con gli statuti speciali e le nuove forme di agevolazioni il bilancio vede una perdita di 3 miliardi, significa di fatto che la Riforma III NON dà un giro di vite alle aziende sfruttatrici, ma le facilita ulteriormente!
Quindi capiamo che la Riforma III non è una manovra che si muove nella direzione di un risanamento dell’economia, ma punta proprio all’opposto: concedendo ulteriori facilitazioni ai grandi attori di un mercato che, come dicevo prima, ha creato 8 persone con una ricchezza pari a quella di metà dell’umanità.

Quindi non solo non va votata, ma deve essere lo spunto per mettere in discussione l’atteggiamento servile e ipocrita della politica che asseconda queste degenerazioni invece di combatterle fermamente! Mai come oggi infatti la nostra politica ha bisogno di spessore: qualità totalmente assente nei tirapiedi dell’economia che abitano oggi la maggioranza della nostra politica, come ha ben dimostrato ieri a Falò il nostro Christian “Doppiogioco” Vitta!




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