Avete visto? In Italia c’è stato il terremoto! Interi villaggi
sono stati rasi al suolo - come succede abitualmente con le guerre - però
questa volta l’autore (almeno speriamo) non è l’uomo ma è la natura. Una natura
che di tanto in tanto irrompe nel mondo autoreferente dell’uomo e ci ricorda
che c’è anche lei e che forse, nella nostra storia, l’abbiamo messa in secondo
piano troppo presto, dimenticandoci che da lei dipende la nostra vita addirittura
più che da noi stessi. Una natura che, e qui è dove metterò l’occhio oggi, non
fa differenze: e rompendo il senso della nostra storia, dei nostri valori e dei
nostri significati, rade al suolo tutto e tutti senza distinzioni, dimostrando
che il nostro “senso della vita” è piacere tutto nostro: certo, perché sono
crollate case e strade, ma sono crollate anche le chiese!
Inizio con una considerazione forte, perché è proprio lì
che voglio mettere l’occhio: la natura non sa del nostro Dio! Ed è fondamentale
riflettere su questo: innanzi tutto per rimettere il nostro “vero avversario” al
centro delle nostre attenzioni. E cioè capire come i problemi dell’uomo non
debbano essere né la crisi, né le guerre, né i terroristi e nemmeno la
speculazione economica, ma devono essere il tempo, la morte, le malattie, le
catastrofi e l’equilibrio perso: un equilibrio da trovare con il sistema in cui
viviamo, al quale togliamo risorse e diamo rifiuti soltanto, dimenticandoci che
invece è in lui, nel sistema, che possiamo trovare un futuro, migliore forse,
ma di sicuro più grande.
E invece noi viviamo nel mondo dell’uomo, dove casa mia e
la casa del Signore sono ancora differenti: dove i nostri bisogni di senso si
manifestano nelle nostre scaramanzie e non in una pulsione verso la scoperta e
la conoscenza. E questo perché i nostri Dei e i loro "portavoce" sono lì a ricordarci quanto siamo
piccoli e quanto ci sia impossibile capire le cose grandi. I nostri Dei che
dominano il mondo e assediano tutti i significati più divini riducendoli a
slogan per vendere auto, raccattare voti e potere o spacciare pochezza.
Ma poi, là dove finisce l’uomo – o i suoi significati,
per dire meglio – inizia la natura, inizia il resto dell’universo, che non
pensa come noi. E infatti, rispettando le leggi fisiche grandi e non le divinità
umane, la terra si assesta e distrugge tutto senza distinzione. Cioè, e questa
è forte(!), distrugge il nostro senso, il senso dell’uomo, creando un bivio: dove
da una parte c’è quella che per l’uomo di oggi è la fine di un mondo, del suo
mondo – di quello che ha creato, per dirlo meglio -, ma dove dall’altra parte c’è
l’apertura a un nuovo senso, che riconosce di nuovo l’universo e non l'uomo come il luogo
dei significati. Un universo infinitamente ricco, infinitamente
più grande di noi, da indagare continuamente per estrarci quei segreti e quelle
conoscenze sulla nostra vita che, a differenza dei nostri idoli artificiali e
immaginari, possono dare risposte pratiche e non solo emotive.
E il tutto, poi, porta a un inevitabile cambiamento di prospettiva: quella in cui gli Dei degli uomini crollano perché smascherati, concedendo così l’unione dei popoli, che si raggruppano del segno di una unica umanità e finalmente, insieme, ricominciano entusiasti l’avventura della vita. Quella immensa meraviglia che ci porta ad amare, a ridere, ad entusiasmarci e anche a soffrire e a non capire tante cose, certo, ma che non possiamo ignorare sia una condizione anche fantastica. La vita non sappiamo cosa sia, da dove venga e se, eventualmente, sia stata creata, ma sappiamo, anzi lo sentiamo nei momenti migliori, che è un miracolo! Un miracolo da non sprecare per vendere auto, raccattare voti e potere o spacciare pochezza.
E il tutto, poi, porta a un inevitabile cambiamento di prospettiva: quella in cui gli Dei degli uomini crollano perché smascherati, concedendo così l’unione dei popoli, che si raggruppano del segno di una unica umanità e finalmente, insieme, ricominciano entusiasti l’avventura della vita. Quella immensa meraviglia che ci porta ad amare, a ridere, ad entusiasmarci e anche a soffrire e a non capire tante cose, certo, ma che non possiamo ignorare sia una condizione anche fantastica. La vita non sappiamo cosa sia, da dove venga e se, eventualmente, sia stata creata, ma sappiamo, anzi lo sentiamo nei momenti migliori, che è un miracolo! Un miracolo da non sprecare per vendere auto, raccattare voti e potere o spacciare pochezza.
Un miracolo che con un terremoto ci ricorda in primo luogo di pensare
bene dove insediarci e come costruire e mantenere le nostre abitazioni, ma un miracolo che
abbatte le chiese, i nostri Dei, invitandoci a chiederci se i nostri idoli non
siano soltanto “piacere nostro”? Ma invitandoci però anche a guardare oltre,
accettando certo il crepuscolo dei nostri idoli, ma non dovendo rinunciare all’idea
di un Dio - se proprio non vogliamo riconoscere l'universo con le sue leggi e le sue possibilità come tale -, che semplicemente potrebbe essere oltre, molto oltre quelli
costruiti da noi fino a ora: che sono umani... troppo umani, perché crollano
con un terremoto!
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