Basterebbe dire che Craxi era socialista, o che lo sono
anche Renzi e Hollande, ma ormai mi sento di estendere l’esistenza di un grosso
baco a una buona fetta della sinistra: quella che in questi giorni sta
tappezzando le proprie bacheche di una strana campagna contro la legge anti
Burka. Una campagna che non esisterebbe se l’area politica storicamente
impegnata nella difesa dei diritti umani capisse che costringere le donne a
portare il velo per tutta la vita non è un diritto ma di fatto una privazione
della libertà. E invece la “campagna contro” esiste eccome, perché una buona
fetta della sinistra ormai non è più configurata in difesa delle ideologie
socialista, ma si è trasformata in una specie di setta anti destra, che a
priori la combatte, qualsiasi sia il tema. Così tanto contro a priori che ci
tocca di vedere una sinistra impegnata appunto nell’assurda difesa di una
sottomissione che per l’occasione viene chiamata libertà.
Invece il tema del Burka è uno spunto enorme per aprire
temi immensi come l’integrazione: parolina magica che per la sinistra si riduce
a un’apertura incondizionata senza paletti e senza processi integrativi, ma che
il buon senso deve inquadrare da angolazioni molto differenti. Innanzi tutto
rendendoci conto che molte delle nostre culture sono ancora parecchio distanti
dal concetto ideale del “peace & love” e del “tutti insieme
appassionatamente” sostenuto incoscientemente da una buona parte della
sinistra. Concetto che deve cadere di fronte a folcloristiche abitudini
culturali come le spose bambine, l’infibulazione, le violenze sessuali e anche
l’imposizione del Burka, perché sono chiari segni di culture ancora fortemente
scaramantiche e imprigionate nei propri demoni e nei propri idoli.
Ma per la sinistra marcia l’apertura incondizionata è un
tassello fuori discussione, esattamente come lo è per l’UE: apertura che porta
in Ticino 62mila frontalieri e una cultura dello sfruttamento della libera
circolazione, la quale porta a un aumento dei casi d’assistenza del 44% in 5
anni, o all’aumento dei sottoccupati di 10mila unità in dieci anni, o all’aumento
della disoccupazione ILO e al dumping. O apertura che porta qui un milionario
sbruffone a sfidare le leggi di un Paese, nate proprio a causa della
degenerazione di una cultura a rischio come quella musulmana.
Cultura che come dice Enrico Mentana pecca per “la mancata sollevazione di massa contro le loro nefandezze da parte delle comunità musulmane nel mondo. In ogni civiltà si creano gli anticorpi contro le degenerazioni ideologiche o culturali o sociali. Invece il terrorismo jihadista strage dopo strage sta schiacciando l'Islam moderato, che esiste ma è senza voce, per timore di ritrovarsi la bestia in casa”.
Cultura che come dice Enrico Mentana pecca per “la mancata sollevazione di massa contro le loro nefandezze da parte delle comunità musulmane nel mondo. In ogni civiltà si creano gli anticorpi contro le degenerazioni ideologiche o culturali o sociali. Invece il terrorismo jihadista strage dopo strage sta schiacciando l'Islam moderato, che esiste ma è senza voce, per timore di ritrovarsi la bestia in casa”.
Una cultura moderata che non solo non si schiera contro
la degenerazione della propria cultura, ma che ignara delle implicazioni sfida
le leggi di un Paese nella figura di uno sbruffone come Nekkaz. Ma non solo: in
un’intervista doppia sul caffè di circa un anno fa tra Lorenzo Quadri e Slaheddine
Gasmi, il presidente della Lega dei musulmani in Ticino teneva un taglio molto
preoccupante, dove da una parte condannava le stradi degli estremisti, ma dall’altra
continuava a parlare di relazioni di causa effetto come questa: “Ma
bisogna pure chiedersi da cosa è nata la strage in Francia, che noi condanniamo
fermamente. È stata insultata pesantemente e più volte la fede islamica e per
un musulmano la fede è una ragione di vita”. O questa: “Noi lo stiamo
combattendo in Europa e nei nostri Paesi. Ma in Europa ci sono delle forze di
destra che soffiano sul fuoco, che inaspriscono la situazione e ciò potrebbe
innescare delle reazioni violente”. O questa ancora: “Il Mattino ci tira sempre
in ballo accomunando fanatici integralisti e Islam. Io come musulmano moderato
leggo il suo giornale e lo chiudo, ma qualche testa calda potrebbe reagire
diversamente”. E tutte queste frasi possono essere riassunte nella minaccia
velata che se qualcuno prende in giro o si oppone all’Islam rischia di finire
vittima di attentati! E lo dice come se fosse normale…
E quindi? E quindi guardo con tristezza una sinistra che
non difende più le libertà sociali, ma che si schiera a priori contro la
destra, qualsiasi cosa dica. Tanto da finire ridicolmente a difende il Burka
come fosse una libertà. E qui bisogna davvero chiedersi se la nostra misera
sinistra abbia ideali da difendere o semplicemente esista solo per contrastare
la destra.
E se non ci sono ideali, allora è proprio vero che l’alternativa
non c’è.
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