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La Carobbio col Burka



Ho messo questo titolo perché provo a prenderla sul ridere, ma sono dell’idea che sull’argomento migranti, integrazione tra culture e apertura incondizionata ci siano cose da capire. La prima è che ognuna delle nostre visioni è incompleta in quanto noi siamo esseri non ancora “formati”, ma totalmente intrappolati nella nostra storia, nella nostra evoluzione e nella nostra cultura. Infatti, se ci pensiamo, ogni civiltà rappresenta un cammino e un tentativo di liberarsi dalle circostanze e raggiungere quell’uomo ideale che riusciamo a intuire: quello libero e giusto che può convivere con chiunque senza problemi.

E invece non è così, e ce lo dimostra la nostra storia, che invece di considerare come un cammino evolutivo continuiamo a voler trattare come un pacchetto di logiche costituente. Mente invece dobbiamo pensare alla nostra storia come alla costruzione di un tunnel capace di portarci dal centro della terra in cui siamo nati fino in superficie e poi in cielo!
E per fare questo vi invito a pensare ad esempio al voto alle donne: quanto hanno dovuto lottare le nostre eroine per ottenere questo diritto? Hanno dovuto lottare e subire molto, troppo, e a me fa male vedere quanto poca importanza, nell’affrontare il tema dell’integrazione, venga data a conquiste come questa! E per farvelo capire meglio provo a immaginarmi la Carobbio col Burka, o la Gysin che sposa un tizio che a 12 anni vuole dare la loro figlia in sposa a un cinquantenne. O provo a immaginarmi la Sommaruga che invece di una visita blindata e sotto stretta sorveglianza di qualche ora in un centro asilanti ci passa un mese da sola senza guardie perché anche se alcuni di loro sono abituati a prendere una donna in strada e portarla dietro a un cespuglio quando hanno voglia di fare sesso, lei sa che basta dirglielo una volta e tutto si risolve.

Ecco: io non capisco perché il tema dell’integrazione non venga trattato con queste premesse, perché questa è la realtà, mentre un’accoglienza indiscriminata supportata da un corso di un’ora su come non si stuprano le donne è una panzana infinita e anche è l’anticamera della catastrofe!
In fondo, di mio, sono dell’idea che i confini costruiti tra le nazioni esistano per proteggere noi da noi stessi: perché storie millenarie, perlopiù fondate sulla scaramanzia, sono vere e proprie bombe a orologeria, che non esplodono solo perché i nostri confini le separano.
E in un’evoluzione ideale i confini sarebbero serviti per darci il tempo di evolvere, contaminati dalle conquiste e di un popolo e dell’altro, ognuno a suo modo impegnato a scavare il tunnel che ci porterà dalle viscere della terra al cielo!

Invece, però, abbiamo deciso che l’uomo è pronto, che le culture si possono mescolare indiscriminatamente e velocemente: il tutto, a mio avviso, mancando di rispetto a chi nella storia si è battuto per le conquiste che abbiamo e che in questo modo rischiamo di perdere!








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