Paul ha 12 anni: il suo rapitore l’ha adescato su
Internet, in una chat per giocatori online. Ma non è l’unico: è recente la
notizia di un gruppo di dodicenni nella Svizzera francese con, sul telefonino,
le foto di ragazzini di 10 anni impegnati a fare sesso anale. E qualche mese fa
eravamo qui a discutere delle ragazzine ticinesi in pose osé finite su un Cloud
di rete reso pubblico. Sono tre notizie che devono far partire un enorme
campanello d’allarme riguardo all’educazione dei nostri figli nell’era del digitale,
anche se i nostri media e la nostra politica non approfondiscono mai temi come
questo, e quando lo fanno toppano alla grande: è infatti di qualche mese fa il
servizio del Quotidiano in cui Paolo Attivissimo affermava che non c’è modo di
proteggere i propri figli dalle insidie di Internet. E non è vero!
L’educazione
Sembra sfuggire a molti, perché tendiamo sempre a pensare
inesistente o ininfluente ciò che non conosciamo, ma il rapporto del bambino
con la tecnologia rientra invece nei compiti educativi di un genitore:
esattamente come non permettiamo a un bimbo di 12 anni di andare in un bordello
o di girare la notte in luoghi pericolosi, il genitore deve preoccuparsi
dell’educazione alla tecnologia e deve costruire un cammino integrativo graduale
e supervisionato, così da non perdere i propri figli nei meandri di Internet.
Per cui bisogna interpellare un informatico competente e farsi costruire un
ambiente protetto in cui i propri figli abbiano la possibilità di imparare e
integrare la tecnologia senza correre i pericoli ai quali un ragazzino è
esposto se utilizza, soprattutto, l’Internet senza le adeguate restrizioni.
E non solo: un intervento utile da parte del nostro Stato
e dei nostri media sarebbe la realizzazione di una serie di trasmissioni
dedicate ai genitori, che spesso per gap generazionale non conoscono a
sufficienza la tecnologia, all’interno delle quali si presentino e si spieghino
tutti gli accorgimenti possibili per monitorare e proteggere i nostri figli
durante l’utilizzo di computer, tablet e smartphone. E non solo, perché una trasmissione dedicata all'informatica e alle nuove tecnologie sarebbe utilissima se pensata come una "formazione continua", in un mondo in cui molte generazioni si ritrovano confrontate con aggeggi e logiche sconosciute fino a un attimo prima.
Ma entriamo nei dettagli…
Regole etiche
Educare un figlio presuppone responsabilità. Quindi i
primi accorgimenti devono venire da regole etiche definite dai genitori. Così,
ad esempio, si dovrà decidere che i bambini troppo piccoli non potranno
accedere ai vari dispositivi se non insieme ai genitori. Quando invece l’età lo
permetterà sarà essenziale, e per un bambino di 10-12 anni non possiamo parlare
di violazione della privacy, che il genitore abbia accesso ai dispositivi e conosca
tutte le password necessarie per poter controllare l’attività del ragazzo. Il tutto naturalmente completato con una serie di regole chiare soprattutto riguardanti i "nuovi amici" conosciuti in rete.
Così, definito che la tecnologia fa parte dei doveri
educativi di un genitore - e anche di uno Stato, a mio avviso - e che quindi non esiste il “libero per tutti”, sarà
poi necessario rivolgersi a un informatico capace per farsi consigliare su
tutti i mezzi messi a disposizione dalla tecnologia per supportare questo
cammino educativo. Vediamoli…
Microsoft protezione famiglia
Grazie a un’amica con la volontà di dotare la figlia di
10 anni di un notebook e di uno smartphone, ho approfondito il tema e alla fine
sono arrivato alla conclusione che il pacchetto migliore per questo compito
educativo sia il mondo Microsoft. Per correttezza devo segnalarvi che sia gli
altri sistemi operativi, sia antivirus o programmi ad hoc permettono funzioni
di limitazione e monitoraggio, e alla peggio possono essere scelti se
l’ambiente è imposto come ad esempio possono essere le famiglie legate
spiritualmente a Apple. Però non raggiungono la completezza del pacchetto
offerto da Microsoft.
Di cosa parliamo? Parliamo di un servizio rivolto prima
di tutto ai genitori, capace di creare un account dedicato ai ragazzi con il
quale questi possono utilizzare computer, tablet o smartphone Microsoft in un ambiente
monitorato e protetto. La cosa bella è che tutte le configurazioni vengono
fatte sull’account e non sul dispositivo, rendendo i lavori di configurazione,
manutenzione e monitoraggio molto semplici e veloci.
Le funzioni sono complete e comprendono:
1) Il
monitoraggio della navigazione in Internet (sia ricerche sia siti visitati)
2) Il
monitoraggio dell’uso delle applicazioni singole
3) Il
monitoraggio del tempo e dei periodi di utilizzo del dispositivo
4) Il
blocco di ricerche sul Web con contenuti per adulti
5) Il
blocco di siti Web con contenuti per adulti
6) Il
blocco di singoli siti
7) Il
blocco di singole applicazioni
8) La
limitazione del periodo e del tempo di utilizzo dei dispositivi
9) La
possibilità di poter bloccare o autorizzare singoli siti
10) Il
controllo di tutte le chat e le condivisioni in ambiente gioco (XBOX)
11) La
possibilità di poter installare solo applicazioni adatte all’età del ragazzo
12) La
possibilità di poter ritracciare in tempo reale su una mappa il cellulare, e
dunque il figlio
Per cui è molto difficile presentarsi al Quotidiano e
dire che non ci sono mezzi per limitare e monitorare l’attività dei minori
durante l’utilizzo di dispositivi connessi all’Internet!
Anzi: visto che le notizie citate all’inizio sono, a mio
avviso, la punta dell’iceberg di una dinamica fortemente presente nella nostra
società, è bene che lo Stato, i media e la scuola corrano ai ripari il più
velocemente possibile: gli strumenti ci sono, in parte tecnologici e in parte
educativi, e possono fare molto per preservare i nostri figli dalle insidie
della rete e anche dall’utilizzo scriteriato di computer e dispositivi mobili.
Presto finirò un dossier in cui illustrerò per filo e per
segno come creare un ambiente informatico protetto per un bambino, e spero che
qualcuno lo riprenderà. Ma nel frattempo sarebbe bene mettere il tema dell’educazione
alla tecnologia sul tavolo e iniziare a parlarne seriamente! Visto che come
sempre è già troppo tardi.
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