Rotonda di Locarno, business e ignoranza



La do? E se sì, a chi la do? Queste sono le due cruciali domande con le quali il Municipio di Locarno è confrontato in questi giorni. Certo: perché la Rotonda di Locarno durante il Festival del Film fa gola a tanti, e la sua assegnazione, tra ricorsi, denunce e sputtanamenti vari è ormai una delle telenovela più pietose che ogni anno il Ticino propone.
“La gallina dalle uova d’argento”, l’ha definita qualcuno. E trovo che non ci sia definizione migliore, perché la nostra Rotonda non viene intesa come un luogo da sfruttare nel migliore dei modi per promuovere il Ticino durante la sua più prestigiosa manifestazione internazionale, ma viene vista come l’occasione per molte limitate persone di fare affari e di conseguenza… GRANA! E il tutto si riduce sempre e solo a questo, anche in un’occasione d’oro come il Festival del Film. Ecco perché la Rotonda non è la gallina dalle uova d’oro ma solo di quelle d’argento: si pensa a fare grana, ma non si pensa a promuovere il Ticino come andrebbe fatto.
Di mio dividerei la Rotonda in tre zone, divise tra arte, artigianato e turismo, il tutto rigorosamente ticinese. I primi perché durante un evento culturale come il Festival è bene mettere in vetrina i nostri artisti locali: musicisti, attori, poeti e via dicendo potrebbero disporre di uno spazio “internazionale” per organizzarsi e mostrare il proprio meglio.
Il secondo terzo andrebbe all’artigianato locale, così da far scoprire ai turisti internazionali le nostre chicche “Ticino Made”. Mentre l’ultimo terzo della Rotonda lo assegnerei agli operatori turistici, dai Bed & Breakfast alle stazioni sciistiche, dagli hotel 5 stelle ai club, e dai musei fino ai teatri e via dicendo.
Insomma: trovo mostruosamente stupido utilizzare una vetrina internazionale come è la Rotonda di Locarno durante il Festival semplicemente per vendere cibo e bevande all’unico scopo di fare soldi.
Di mio ho sempre pensato che in quei giorni Locarno dovrebbe avere un coordinamento globale: dai concerti nei vari luoghi, ai menu e alle offerte dei vari ristoranti: insomma, ogni luogo e ogni offerta dovrebbe essere radunata e organizzata, trasformando Locarno in una macchina perfetta e sincronizzata capace di raccogliere il massimo da un evento internazionale come appunto è il Festival del Film.

Purtroppo, e parlo per esperienza, non pare sia molto facile entrare e interagire con la grande macchina del Festival. Ricordo infatti qualche anno fa, quando AMIT (Associazione Musicisti Improvvisatori Ticinesi) aveva proposto un bellissimo progetto intitolato “Pardon”: in pratica si pensava di realizzare diversi palchi dedicati a registi e compositori di musiche per film, con band live, il tutto coordinato in un percorso che di palco in palco avrebbe proposto un cammino tra le musiche di registi e film famosi.
Ricordo quale fu la risposta del Cantone: “In Ticino ci sono già troppi festival jazz”!

Quindi? Quindi - come spessissimo dove girano soldi - è facile pensare che anche il Festival del Film sia il solito circolo chiuso di affaristi amici nel quale è impossibile entrare. Peccato, perché a furia di ridurre l’arte a business non ci rimarranno più nemmeno una buona idea o una buona e profonda emozione!







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