Non volevo scrivere degli attentati a Bruxelles perché l’indignazione
da sola basta solamente a evidenziare la nostra ipocrisia: quella che ci fa
reagire alle cose che vediamo, ma non a quelle che non appaiono in video o che succedono
davanti alla porta di casa. Per cui è davvero misero accontentarsi di dire alla
propria coscienza “Guarda come mi indigno bene!”, invece di andare fino in
fondo e paralizzare il sistema finché non si inizi ad avere risposte
realistiche e concrete. E nnfatti voglio parlare d’altro: voglio affrontare il
fenomeno dell’ISIS da un punto di vista informatico, per provare a dimostrare
che l’ISIS non esiste!
Iniziamo col primo elemento incredibile, e cioè che in
Siria ci sia un gruppo di sparuti ribelli, in teoria “embargati” fino al collo
dunque senza accesso a risorse come armi, munizioni, mezzi e cibo, ma che però
riesce a tenere testa da molti mesi agli eserciti di quattro grandi nazioni
come gli Stati Uniti, la Francia, l’Inghilterra e la Russia. Situazione che può
farci arrivare a due sole conclusioni sensate: la prima è che non esiste una
vera volontà di risolvere il problema, e la seconda è che le migliaia di
miliardi investiti nell’intelligence e negli eserciti delle superpotenze non è
servito a nulla e avrebbero potuto usare questi soldi per qualsiasi altro
investimento ottenendo sicuramente di più.
Ma ancora non voglio parlare di questo: voglio parlare
della logica dell’ISIS e di una statistica sui loro attentati che deve farci pensare.
Come sapete l’ISIS ce l’ha con gli infedeli: con il capitalismo e con la
cultura lasciva dell’occidente, soprattutto per quanto riguarda le donne.
E allora, una mente coerente, si aspetterebbe che gli
attentati si facciano contro i fautori di questa cultura e non contro il
popolo. Chessò, un bell’attentato alla Casa Bianca, o alla sede di Armani, o
agli attori di Hollywood che sdoganano certi comportamenti e valori; a Vogue o
ancora al Bilderberg, a “Casa Siffredi” o alla villa di Berlusconi.
Invece no: l’ISIS ce l’ha con gli infedeli, ma gli
attentati li fa agli aeroporti, alle stazioni della metro, in club di musica e
via dicendo: tutti luoghi in cui non ci sono i responsabili della nostra
cultura, ma ci sono persone, come noi e come loro. E certo: perché in aeroporto
o alla metro è piuttosto impossibile fare una selezione tra fedeli e infedeli.
Magari ieri alla metro di Bruxelles passava uno appena convertito all’Islam, o
un attivista contro il capitalismo occidentale, o dei bambini che ancora non avevano
potuto scegliere cosa essere…
E allora mi sento di dire che l’ISIS non ha una battaglia
da difendere, se non quella di destabilizzare l’Europa e di farlo sempre e solo
colpendo i cittadini, così da toccare fortemente l’opinione pubblica e
autorizzare i massimi stati di allerta, il controllo a tappeto di telefoni e
mail e la militarizzazione degli Stati. E più gli attentati proseguiranno, più
il livello di allerta si innalzerà e le nostre libertà spariranno gradualmente.
Eppure parliamo di miliardi di strutture messe a
disposizione – perdonatemi – per contrastare un fenomeno che in un anno fa
molti ma molti meno morti dell’influenza.
Quindi? Quindi, checché se ne dica, i risultati reali e
statistici ci dicono questo: che di fatto l’Europa entra sempre più nel caos e
che l’unica risposta trovata dalla nostra politica è quello di militarizzare
gli Stati. E non ci vuole molto a chiudere gli occhi, spostarci un po’ nel
futuro, e rivedere situazioni come quelle di Berlino prima che si abbattesse il
muro. E siccome questa volta in gioco ci sono interessi ancora più grandi, come
forse un New World Order, mi immagino che Berlino dei tempi possa essere una
favoletta rispetto a quello che ci aspetta.
Io ripeto: un gruppo di ribelli lautamente sovvenzionato
e rifornito, che tiene testa alle più grandi superpotenze del mondo da mesi e
che nei suoi attentati colpisce sempre e solo persone comuni, a mio avviso non
ha una causa né religiosa né ideologica, ma è un chiaro strumento per
modificare l’opinione pubblica al fine di autorizzare guerre – cioè il più
grande business del mondo se pensiamo alla vendita di armi, alla conquista di
materie prime come il petrolio e alle ricostruzioni dei paesi rasi al suolo – e
più ancora per permettere al nostro potere di trasformare le nostre libere
città in veri e propri penitenziari a cielo aperto.
Insomma: mi piacerebbe vedere gente, i media in primis,
affrontare tematiche così da un punto di vista pratico, statistico e
pragmatico, e non cercando di spacciarci guerre religiose che non esistono!
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