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Raddoppio del Gottardo – “La coscienza a comando”



Il 28 febbraio saremo chiamati a votare, ancora, sul raddoppio del Gottardo. E sappiate che continueremo a farlo, a intervalli regolari, finché non voteremo giusto! Ciò non toglie che alcune considerazioni sull’argomento vadano fatte: la prima è quella riguardante la sicurezza, o meglio l’argomentazione maestra dei raddoppisti.

E hanno ragione, perché come diceva il consigliere agli Stati Olivier Français: “È irresponsabile lasciare che i mezzi pesanti e le automobili si incrocino frontalmente in un tunnel lungo 17 chilometri”! Purtroppo però l’iperattento Français ha dimenticato di completare la frase con un bel “per 35 anni”! Certo: perché ormai ne ho sentite di tutti i colori sul povero tunnel del Gottardo: dal tubo che “avvelena chi vi transita” su su fino all’immagine pietosa del pro-vicario don Sandro Vitalini e dei suoi amici studenti di teologia che nel tunnel recitano il Rosario sperando di uscirne vivi…
Fatto sta che la faccenda è in realtà uno specchio fedele della nostra misera storia amministrativa cantonale e svizzera. Infatti, tutti questi attacchi all’irresponsabilità di lasciare in funzione un tunnel a due corsie di marcia  non fanno che convincerci di quanto nel 1980 a nessuno gliene fregasse un cazzo se ci saremmo schiantati in un frontale con un TIR o se saremmo stati avvelenati ad ogni passaggio perdendo 5 giorni di vita a transito. Anzi: ricordo l’inaugurazione in pompa magna e il servizio della TSI che lo aveva percorso, se non sbaglio, con una Renault 4… Senza airbag… Senza catalizzatore… Con motore a carbone concepito nel 1875…
Questo per dire che nel 1980 temi come l’inquinamento e soprattutto la sicurezza stradale non erano in auge, in parte perché il popolo si accorge che l’inquinamento fa male solo dopo qualche milionata di morti, e che il transito nei due sensi è pericoloso solo dopo un incidente terribile; mentre i potenti, che invece lo sanno, si guardano bene dal dirlo!
Certo, perché chi conosce la storia del tunnel del Gottardo sa bene che il progetto originario prevedeva già due canne, ma “per ragioni di economia” si è deciso di farne una sola. Si è deciso di farne una sola, lasciando irresponsabilmente aperto per 35 anni un transito pericoloso!
Ma adesso, la “coscienza a comando” dei raddoppisti non può più tacere e invoca alla sicurezza. E lo fa come se quelli fossero gli unici 17 chilometri di strada in cui automobili e mezzi pesanti si incrociano nei due sensi. Dimenticandosi che solo in Ticino ci sono almeno un migliaio di chilometri di strade in cui si transita nei due sensi! Insomma: io non riesco a dargliela buona, ma anzi mi sento preso per un salame… Anzi, per un salametto!
E adesso viene il bello: cosa si fa? Personalmente credo si debba allargare lo zoom e cercare di considerare la questione nella maniera più ampia possibile. Ad esempio considerando paesi come Svezia e Islanda che si stanno liberando dal petrolio, o luoghi come l’Olanda in cui il traffico è dirottato molto su mezzi pubblici e biciclette… E al contrario dobbiamo considerare anche scenari come quelli di Tokio o Pechino, con un’urbanizzazione e un traffico estremi, dove morire di inquinamento è all’ordine del giorno. Ma senza andare lontano possiamo pensare alla Pianura padana: uno dei luoghi più inquinati del pianeta, e a città come Milano, decisamente, per dimensioni e abitudini, ecologicamente non sostenibili.
Per cui il concetto di sicurezza va espanso alla salute e alla salute nel nostro futuro: dobbiamo riconoscere tutti che l’automobile e i TIR non sono un futuro sostenibile, e che nel pianificare la nostra evoluzione dobbiamo tenerne conto! Ecco perché il NO al raddoppio non può essere inteso come la soluzione tutta bianca e tutta giusta, ma lo è in una visione ampia del nostro futuro: abbiamo investito su AlpTransit, che rappresenta decisamente meglio il concetto di sviluppo sostenibile, ed è nostro dovere proseguire in quella direzione, modificando le nostre abitudini e la nostra organizzazione in maniera da sfruttare al meglio questo già cospicuo investimento.
È dunque mia convinzione che al raddoppio si debba votare NO, intendendo però questo gesto come un invito a spremersi le meningi e a trovare soluzioni migliori, più sostenibili e anche più creative! Perché solo così noi cittadini possiamo imporre una direzione al nostro Stato: noi, io almeno, non vogliamo più seguire modelli che portano alla saturazione e che distruggono la nostra vita (vedi Tokio, Pechino e… Pianura padana), ma vogliamo vedere una politica che rompa le abitudini, la smetta di seguire le sole leggi dell’economia e che rimetta l’uomo e la sua vita al centro del discorso!
Insomma: non si possono spendere più di due miliardi di franchi per mettere in sicurezza 17 chilometri di strada con il traffico nei due sensi, quando di chilometri di strade così ce ne sono a migliaia!
Insomma: come sempre della torta si guarda sempre e solo la ciliegina, e nessuno si chiede cosa c’è sotto…







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