È una bella sfida parlare di integrazione se poi non
tutti i nuovi arrivati hanno accesso alla nostra cultura!
Se nasci qui o se
arrivi da piccolo hai la possibilità di seguire i nostri cicli scolastici, che
se ancora somigliano a quelli vissuti dal sottoscritto si soffermano molto
sulla storia del nostro Ticino e anche ci raccontano la nostra politica e un po’
ci aiutano a capirla. Ma non solo: poi c’è l’italiano, e la lingua è forse il
più importante strumento per poter parlare di integrazione. E invece chi arriva
qui spesso deve “arrangiarsi”, e anche se volesse difficilmente sarebbe in
grado di trovare un luogo in cui la cultura ticinese e svizzera sia raccolta e
consultabile.
Quindi, naturalmente, me la prendo con il PS e con quel
geniaccio che ha in mano il dipartimento dell’educazione: Manuele Birtoli!
Certo: perché il tizio fa in fretta a dire che la scarsa cultura del popolo ci
porta verso gli slogan sempliciotti della destra, ma poi quella cultura che si
auspica e di cui lui è responsabile, nel 2015 ancora non esce dalle aule
scolastiche!
E invece? E invece, nel 2015, un progetto utile come l’ossigeno
sarebbe quello di pianificare innanzi tutto la registrazione audio e video di
un anno di lezioni in tutte le materie sia alle elementari, sia alle medie.
Basta mettere lì un po’ di telecamera nelle classi di una scuola e puntarle a
lavagna e maestro, e la cosa è fatta.
Poi si raccolgono tutte le schede dei programmi e anche
gli esercizi e li si mettono online su una piattaforma, accessibile e dagli
allievi e dai cittadini.
Inoltre, per chi ancora non mastica l’internet, dei cicli
di lezioni significative (come geografia e storia e anche le lingue) dovrebbero
essere passati ai media ufficiali e anche a quelli privati in maniera da
organizzare un vero e proprio ciclo di lezioni online, come era l’amato e
utilissimo Radiotelescuola!
Ecco: così, finalmente, all’interno del dibattito sull’integrazione
il Ticino potrebbe dire di aver fatto la sua parte e anche di avere un modello
interessante da proporre al resto della Svizzera: cioè una scuola pubblica,
davvero pubblica e per tutti, online e sui media!
Poi evidentemente ci sarebbero molte derivazioni possibili, come grandi forum di discussione integrati nella piattaforma, ma anche aperture a scuole come il liceo e, perché no, le università: connesse e interattive sia tra loro, sia con i cittadini.
Poi evidentemente ci sarebbero molte derivazioni possibili, come grandi forum di discussione integrati nella piattaforma, ma anche aperture a scuole come il liceo e, perché no, le università: connesse e interattive sia tra loro, sia con i cittadini.
Queste sarebbero, a mio avviso, le visioni da adottare da
parte di un dipartimento dell’educazione che non propone qualcosa di nuovo o
rivoluzionario da decenni, e che senza creatività è destinato a farsi
schiacciare sempre più dai tagli di bilancio di uno Stato in costante perdita
proprio perché immobile e poco creativo.
Insomma: nel 2015, con tutti i mezzi che abbiamo, la
cultura abita ancora solo le aule delle scuole… E questo era affare del PS! Inconcludenti
traditori!
Commenti
Posta un commento