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Elezione di Gobbi: un po' di entertainment...



Non è facile commentare la scontata non elezione di Gobbi in Consiglio federale: non è facile perché malgrado, a mio avviso, non ci fosse nessuna chance di riuscita, partiti e media si sono adoperati per mettere in grande risalto l’evento. E il mio sospetto parte proprio da questa osservazione: perché mai una copertura simile?

La mia risposta pesca da quel mondo manigoldo che è la comunicazione: quella con cui, con grande impegno, si è fatto sentire per qualche giorno il Ticino come parte della Svizzera, o detto meglio si è fatto sentire il ticinese come uno svizzero. Perché? Per ricucire quello strappo tra nord e sud delle Alpi diventato difficilmente gestibile negli ultimi anni proprio a causa di una crisi che questo confine lo ha notevolmente accentuato: qui la percentuale dei frontalieri è la più alta della Svizzera; i nostri salari sono di oltre mille franchi più bassi della media Svizzera; la disoccupazione, il precariato, la sottoccupazione e il dumping sono alle stelle e qualsiasi proposta ticinese per combattere questi fenomeni viene prontamente bloccata a Berna, che mai dimostra di stare dalla nostra parte. E un grande esempio sono gli scarsissimi risultati ottenuti regolarmente dai nostri negoziatori nelle trattative con l’Italia.
Dunque serviva un’iniezione di fiducia, e serviva proprio per quei ticinesi DOC in maggioranza leghista legatissimi al territorio e alla propria identità culturale, che Gobbi sembra incarnare perfettamente. Dunque perché non prendere questi piantagrane e dargli un sogno da accarezzare per un po’ per sedarli mentre le grandi manovre dell’economia alla conquista della Svizzera possono proseguire indisturbati?
E così hanno fatto, addirittura iniziando a trasferire la fiducia data alla Lega all’UDC: quello strano partito che in fondo, a parte il 9 febbraio, qui in Ticino non è mai riuscito a rappresentare grandi fette della popolazione. Così che, pian piano o addirittura con la fusione che vedevo accennare da qualche intervistato dalla RSI, il pesce grande svizzero (l’UDC) potrà papparsi il pesce piccolo ticinese (la Lega).
Perché dico questo? Perché la maggioranza dei contrari a un Gobbi federale hanno insistito proprio sul fatto che fosse leghista: quel partito non politicamente corretto, discolo, con un mitragliatore di grosso calibro come è il Mattino e che in Ticino, grazie alla totale assenza della sinistra, è addirittura il partito che apparentemente più di tutti incarna valori legati alla socialità e alla difesa del territorio, cioè due valori che per l’economia sono cianuro!
Ecco perché già tempo fa dicevo che la Lega, per i piani svizzeri, è un grosso problema, tanto che prevedevo alcune manovre risolutive: quelle che infatti stanno avvenendo. E ora io vedo due possibilità: la prima è quella che vede la Lega complice, che nella fusione con l’UDC vede erroneamente aprirsi molte prospettive a livello svizzero; l’altra è quella in cui la Lega è vittima, dove i comunicatori scaltri dell’UDC, e di fatto è così, si stanno lavorando il Movimento per trasferire la fiducia che i cittadini hanno incrollabilmente in loro verso il pesce grande UDC. Insomma: puttane o ingenui?
E adesso? Adesso che Gobbi non è stato eletto cosa succederà da noi? Non succederà nulla: Berna continuerà a giocarci contro e la politica ticinese dovrà sempre più appellarsi all’arte della comunicazione per rimanere a galla, sperando di coinvolgere il popolo nelle telenovele di prospettate fusioni tra PPD e PLR, tra Lega e UDC e tra il PS e la famosissima Congregazione ticinese di tutti gli attivisti di sinistra con il nome che inizia con asterisco-cancelletto… Sono tanti, giuro!
E intanto, proprio oggi, leggo che la disoccupazione (quella SECO!) in Ticino è cresciuta ancora. Ma questa è realtà e a noi non interessa: a noi interessano le telenovela!





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