Provate a seguirmi, perché non sarà facile... C'è un presupposto alla base di ogni mio sguardo verso la politica, e cioè che la stessa sia inevitabilmente legata all'economia e ai giochi della politica internazionale. Dunque mi aspetto che il suo agire non sia logico, ma tattico. Ecco perché ho guardato con rabbia l'iniziativa votata il 9 febbraio: problema giusto, ma soluzione sbagliata! Problema giusto perché lo sfruttamento della libera circolazione, da parte dell'economia(!), ha causato problemi sul nostro territorio; ma soluzione sbagliata perché non è colpa dei frontalieri, bensì appunto dell'economia, degli imprenditori e della politica europea. Dunque vedo l'iniziativa UDC come una brutta mossa dettata dall'economia per spostare il problema dove non è. E infatti ci sono riusciti, perché qui da noi, ad esempio, sui Social sono nate battaglie tra ticinesi e frontalieri; perché la politica ha focalizzato la questione come una lotta tra Ticino e Italia. Ma di nuovo, nessuno, ha messo un riflettore sulla mala economia che è la causa di tutti questi disagi. Quindi litighiamo tra noi: litigano le persone, ma i veri responsabili restano invisibili. E invece va inquadrata di nuovo la questione: perché il nostro nemico è l'economia che sostituisce i lavoratori locali e sfrutta la manodopera d'oltre confine! E in fondo anche i frontalieri hanno poco da essere contenti nel farsi ore di colonna ogni giorno per venire qui a guadagnare mille euro... Certo: sopravvivi, ma hai un'esistenza misera ugualmente. E ora, sempre per farci guardare dove non c'è nulla, parte un'iniziativa contro l'iniziativa del 9 febbraio. E intanto l'economia se la spassa, e la politica le regge il gioco...
Iniziamo a capire l'inghippo del 9 febbraio: a seguito dell'applicazione per anni di un'economia malsana, le aziende hanno sfruttato i lavoratori d'oltre confine, che venendo a lavorare qui hanno sicuramente avuto un miglioramento delle loro condizioni, ma per la maggior parte di loro si è trattato di passare da una condizione di totale assenza di lavoro a una di schiavitù. Dunque, se proprio volessimo cercare dei responsabili per le condizioni che ci hanno spinto verso il 9 febbraio, l'elenco sarebbe questo:
- Lo Stato italiano, che non riesce a dare lavoro e dignità ai propri cittadini.
- Lo Stato svizzero, che non riesce a tutelare la propria economia dallo sfruttamento.
- Gli imprenditori, che approfittano delle condizioni di entrambi gli Stati.
- La politica internazionale, che non tutela le specificità dei vari territori a favore di un modello unico, pianificato dall'economia.
- La politica locale che non affronta i problemi dove sono, ma fa il gioco dell'economia e del "guarda qui per non guardare là".
Come vedete in questa lista non c'è né il popolo italiano e nemmeno quello svizzero. Ci potremmo essere perché in fondo questa gente l'abbiamo votata noi, e invece non ci siamo perché abbiamo votato secondo fiducia: una fiducia che ci dovrebbe essere nei confronti della politica, e che invece, sempre più, scopriamo quanto sia stata riposta male...
Ma, ma, ma... Ma la cosa non finisce qui, perché adesso, giusto per continuare a guardare là dove il problema non è, pare sia nato un gruppo per promuovere addirittura un'iniziativa contro l'iniziativa del 9 febbraio! E di per sé non ci starebbe nemmeno male, se l'iniziativa proponesse qualcosa come ad esempio la limitazione della "libera assunzione"! Certo: perché personalmente sono a favore della libera circolazione delle persone, ma questa deve essere basata su reali opportunità e non sullo sfruttamento! E invece l'iniziativa è volta a rimettere le cose esattamente come erano prima.
Perché? Perché anche se non è proprio lì dove dovrebbe essere - e cioè in una legge contro la libera assunzione - la limitazione della libera circolazione sarebbe di forte intralcio per i modelli economici europei e mondiali che stanno conquistando, assoggettando e sfruttando le nostre specifiche culture locali!
Dunque il problema non è né la xenofobia né la devastante crisi economica che deriverebbe da una chiusura verso la libera circolazione e di conseguenza verso l'UE. No, il problema di questa gente è trovare un modo per poter garantire lo sfruttamento dei territori e delle persone da parte dei modelli economici inumani pensati dai banchieri!
E dunque, ora, parte una campagna contro il voto del 9 febbraio, sovvenzionata dalle lobby dell'economia e promossa da personaggi al soldo o dell'economia o dello Stato. E qui in Ticino un bell'esempio ce l'abbiamo con il clown Dimitri. Certo: parliamo di un'eccellenza internazionale, ma parliamo anche di un sacco di sovvenzioni e sostegno da parte dello Stato e anche di qualche lobby travestita da associazione.
Dunque, mentre il nostro clown fa i suoi spettacoli con i piedi al caldo, chiede a noi di aprirci allo sfruttamento del territorio e delle persone! Beh, così son capaci tutti!
Se il nostro buon Dimitri dovesse campare solo delle entrate nel suo teatro, allora, magari, si preoccuperebbe che nelle tasche dei ticinesi resti qualche soldo da destinare all'arte!
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