Inizio oggi una serie di post dedicati alla Cassa malati unica. Lo faccio perché ritengo sia un tema fondamentale per il nostro modo di intendere la società. Innanzi tutto perché ci permette di fare alcune riflessioni legate alla salute e alla sanità. E non sono due cose uguali, perché la prima riguarda noi e non è soggetta alle leggi del libero mercato e della concorrenza, mentre la seconda è diventato un business: nelle cliniche private e sempre più anche in quelle pubbliche e, già che il tema è questo, nelle casse malati. E la questione, la prima questione su cui mi sono fermato è se sia giusto considerare la salute, e di conseguenza la sanità, come un'area su cui fare business. La mia coscienza naturalmente si è inalberata e mi ha risposto un secco no! Perché? Perché il cibo, la salute e l'alloggio sono la base della nostra sopravvivenza: le fondamenta! E in quanto tali dovrebbero essere un servizio collettivo messo a disposizione da quella cooperativa di cittadini che dovrebbe essere lo Stato. Poi il business lo si può fare sugli extra, se proprio vogliamo continuare a sbagliare. Ma in una conquista come uno Stato sociale a democrazia diretta, la salute e la sanità non possono essere un business. Quindi, ancora prima di entrare nel discorso su quale configurazione sia migliore, è bene riflettere se il confronto stesso sia sensato: in fondo questa votazione potrebbe essere una grandissima occasione per iniziare a ricostruire un vero Stato sociale! Ma sull'altro fronte c'è l'economia, e ce n'è così tanta che non vi immaginate nemmeno!
Giusto per non perdersi subito in questioni che non esistono, levatevi dalla testa che un sistema fatto da 57 strutture in concorrenza tra loro, e cioè le casse malati presenti oggi in Svizzera, possa essere anche minimamente concorrenziale rispetto a una sola struttura gestita dallo Stato (se lo Stato non è l'Italia). Non esiste: 57 strutture che fanno di tutto per guadagnare, per fare utili, soldoni e dobloni non sono, ma proprio non sono un sistema efficace e nemmeno efficiente per gestire la sanità. E questo l'economia lo sa bene e sa anche che il passaggio della votazione sarebbe una catastrofe per tutti quei farabutti che hanno trasformato la nostra salute nel loro business. Dunque la battaglia sarà assolutamente senza esclusione di colpi! Ma non sarà una battaglia tra due modi di gestire la sanità, bensì tra l'economia fatta di cifre ma non di cuore, e i cittadini con i loro bisogni! Perché, ripeto, la nostra salute non deve essere un business!
Però, e c'è un però, nel caso in cui la Cassa unica dovesse passare (speriamo!) sarà importantissimo evitare che questa venga ricostruita allo stesso modo e con gli stessi "attori" coinvolti nella gestione. Cioè bisognerà evitare che le lobby facciano pressione sui politici per costruire un sistema con un altro nome, ma con le stesse modalità.
E già lo stanno facendo, perché quando sento Marco Romano sostenere come l'efficacia della gestione delle casse malati da parte dei privati non potrà mai essere raggiunta dallo Stato, mi chiedo se si renda conto di essere uno dei politici di questo Stato, e dunque di essersi appena dato dell'incapace! Ma soprattutto questi politici, in sintesi, vi stanno dicendo di non fidarsi di loro! Dunque ascoltateli, e alle prossime votazioni, non votateli! E addirittura lo fanno dicendo che poi tutto sarebbe gestito a Berna e noi verremmo tagliati fuori. Beh, avrebbero dovuto dirlo a Burkhalter quando è venuto in Ticino a dirci che siamo il cuore della Svizzera!
Quindi vedete che molti politici e molti partiti hanno già le mani legate e già lavorano assiduamente a favore dei loro "amici" o "amici degli amici" o "sponsor". E infatti presto pubblicherò una bella mappa di tutte le relazioni tra la politica e il giro delle casse malati.
Dunque, per iniziare, è bene mettersi fisso in testa che in discussione non c'è come gestire la sanità, ma come strappare le nostre vite alla macchina del business e soprattutto come ricostruire in uno Stato sociale un apparato efficiente e non a scopo di lucro per garantirci quello che in uno Stato sociale (continuo a ripeterlo perché mi piace!) dovrebbe essere un diritto!
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