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Le strade vicino ai pedoni: quanti ancora dovranno essere investiti?

Il 25 di maggio, dopo aver rischiato per l'ennesima volta di essere investito da un'auto mentre giravo in bicicletta, avevo scritto un post sull'argomento. Mi chiedevo perché al momento in cui le strade hanno iniziato a popolarsi di blocchi di metallo da una tonnellata lanciati a 50 chilometri orari invece che da cavalli, muli e carrozze (e anche lì...), gli architetti responsabili della pianificazione cittadina non abbiano pensato di dividere assolutamente le vie percorse dagli umani e dalle biciclette da quelle dei blocchi di ferro. In fondo, come riporta l'incidente di oggi sul lungolago di Lugano, basta un malore o una disattenzione per fare una tragedia. E questo essenzialmente perché umani e automobili in marcia non dovrebbero mai stare vicini, soprattutto perché la responsabilità di quello che può succedere è tutta nelle mani di una sola persona: il conducente del veicolo! E allora pensavo, visto che nessuno ce lo vieta(!), a città costruite a misura d'uomo, in maniera intelligente, creativa e anche artistica. Perché è la coreografia e il mondo con cui interagiamo e nel quale ci muoviamo ogni giorno. E allora mi pare ovvio che ci si debba impegnare più che al meglio. E invece abbiamo - recente notizia - addirittura dei privati cittadini così disperati da arrivare a proporre loro un piano viario per il Luganese, ad esempio! E questo perché invece di pensare alla propria città come a un fiore all'occhiello alla quale dedicarsi con il massimo impegno, i loro amministratori, oltre a essere molto meno che impreparati, nemmeno riescono a garantirne un minimo di vivibilità e soprattutto di sicurezza! Ma dove vogliamo arrivare? Ma quanto vogliamo continuare a riempire il luogo in cui viviamo di traffico, casino, stress, pericolo, terrore e raccapriccio estetico? Ma prima ancora, sarebbe bene riempirle di buon senso...


Infatti adesso penso al bimbo di 10 mesi rimasto incastrato sotto all'auto, e penso alla fine del post di cui vi parlavo prima, sperando naturalmente però che in questo caso il bambino si salvi: "La conclusione è impietosa: abbiamo una pianificazione cittadina malsana per quello si respira e pericolosa per la logistica; popolata da gente alienata, preoccupata, altrove con la testa e di fretta! E da questo torpore ci si sveglia solo ogni tanto, quando qualche povero essere umano viene falciato sulle strisce pedonali o mentre aspetta il bus, senza nessuna logica. Poi tutto passa, tranne nelle famiglie in cui l'essere umano "falciato" mancherà per sempre...".
Mi permetto dunque di ripartire da qui perché è proprio qui che la nostra bolla di realtà auto referente e auto costruita si rompe e la realtà reale irrompe per evidenza. E l'evidenza è questa: oggi un bambino di 10 mesi sta lottando tra la vita e la morte perché lasciamo che le auto girino in città a pochi metri dai passanti, praticamente senza alcuna protezione. Ed è proprio solo questa la realtà, che però viene percepita solo dalla famiglia di chi di tanto in tanto diventa vittima di questa stupidità!
E su questa linea di abitudini, visioni e valori dati per scontati, di esempi ce ne sono all'infinito. E già che ci sono ve ne dico un altro...
Pensate ad esempio a Valentino Rossi: è un eroe dello sport, direte voi. È uno che scommette con la vita, e l'unica giustificazione che può avere, ma che non condivido, è che lo paghino tanto, direi io. Anzi, vi invito a pensare alle pubblicità; ad esempio al famoso "Woooom" che faceva la sua moto in un spot di qualche anno fa. Vi invito a pensare a tutti i giovani che lo hanno visto in pista e in TV a fare "Wooooom" e giustamente - perché nessuno ha mai proibito a un bambino di guardare una corsa di moto - si sono comperati la moto da 220 cavalli e che fa 320 chilometri orari. E soltanto perché nella nostra cultura - oltre a far circolare blocchi di ferro accanto ai pedoni - consideriamo normale, anzi eroico, rischiare la pelle a 300 all'ora su un frullino colorato, anche questi poveri ragazzi hanno fatto "Woooom", ma purtroppo hanno fatto anche "Crash". E ora penso alle loro famiglie, quelle che ora sanno quale sia la realtà: meglio la bici, su piste ciclabili sicure; e meglio l'atletica, ad esempio, perché è uno sport migliore, capace di creare legittimi eroi; mentre le gare di moto, di auto, di motoscafi, come pure gli sport estremi e Babara D'Urso sono malintesi da correggere. E alla svelta: magari imponendo una conversione di tutti quei bolidi da 200 cavalli e da 300 all'ora in scooter elettrici che fanno 50 all'ora. E magari noi potremmo imparare a partire un po' prima e magari potremmo pure imparare a organizzarci in maniera da lavorare più vicino e anche da fare i nostri acquisti più vicino...
Insomma, non è che non si può! Basta farlo, o iniziare a camminare in quella direzione, per lo meno. Meglio e più celermente di quanto il nostro Governo faccia di solito.
Ma crispess, abbiamo qui un Ticino grande giusto: diventiamo creativi e più intelligenti! Togliamo le auto dalle città; promuoviamo mezzi pubblici e veicoli alternativi... O parliamone, almeno. Sennò la storia è sempre la stessa: una vita in una bolla di sapone, finché il caso (o la nostra stupidità) non ci sbatte in faccia la realtà. Quella che la famiglia del bimbo di 10 mesi, e il bimbo stesso, stanno vivendo in questo momento!
AUGURI, con tutto il cuore che posso!








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