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Sul cucuzzolo della montagna, c'è un coglione grande così! Si chiama Juncker ed è il presidente della Commissione UE...

LA Commissione UE ha un nuovo presidente, si chiama Juncker. E grazie a un articolo apparso sul Mattinonline, adesso conosciamo anche la sua linea di pensiero, riassumibile perfettamente in una dichiarazione rilasciata nel 1999 a Der Spiegel. Eccola: “Prendiamo una decisione, poi la mettiamo sul tavolo e aspettiamo un po’ per vedere che succede. Se non provoca proteste né rivolte, perché la maggior parte della gente non capisce niente di cosa è stato deciso, andiamo avanti passo dopo passo fino al punto di non ritorno”.  Bene: questo è il pensiero e la linea di condotta del nuovo presidente della Commissione UE - rimasto alla guida di Lussemburgo per 18 anni e costretto a dimissionare nel 2013 per uno scandalo legato all'esistenza di una "polizia segreta" -, completati con un'altra dichiarazione, questa volta come capo dell'Eurogruppo nel 2011, davvero raccapricciante: “Le politiche economiche della zona euro dovrebbero essere prese nelle buie e segrete stanze per evitare turbamenti nei mercati finanziari. Sono pronto ad essere insultato per essere insufficientemente democratico, ma voglio essere serio. Sono per dibattiti segreti, al buio”. Ecco: questa è la linea di condotta dell'UE, dei suoi rappresentanti e, purtroppo, di tutti i loro politici, impreditori e potenti amici! Una logica frattale del nostro sistema attuale: la stessa usata a Lugano negli ultimi anni, per esempio...



È vero che si chiama Juncker, ma questo nome è incredibilmente simile a Junker, cioè, in Prussia, un membro dell'aristocrazia terriera di tipo feudale che detenne il potere politico fin quasi alla fine dell'Ottocento, fautrice di una politica conservatrice, nazionalistica e militaristica! Qui usano metodi diversi dall'esercito e dal nazionalismo (per ora!), ma l'appartenenza all'aristocrazia terriera di tipo feudale con enorme potere politico ci sta tutta e anche benone!
Però, adesso, per non sentirci tutti completamemente idioti, dobbiamo trovare un modo per sbloccare la situazione: ormai è chiaro che i disegni relativi al nostro mondo, alla nostra politica, alla nostra economia e alla nostra socialità vengano fatti in segreto e ci vengano comunicati in maniera magistrale per non essere capiti: e per complicazione, e per carenza di "dettagli". Questo è l'andazzo, ma è un andazzo che non funziona: l'UE non è messa bene e non sono messi bene nemmeno tutti quei sistemi basati sulle logiche descritte prima. Il Ticino è rivelatore: la nostra situazione economica e la qualità di vita ci dicono bene che le amministrazioni élitarie - come la "Grandeur" di Lugano - portano solo grossi danni in tutte le aree della nostra società.
Ma vediamo queste logiche applicate a un esempio chiaro: Lugano, appunto. La Città ha un miliardo di debiti, accumulati con investimenti scellerati causati dalla "Grandeur" ma anche dai favori fatti agli amici imprenditori. Ma soprattutto figli delle decisioni segrete e non solo: anche delle attività "segrete" come i sostegni alle campagne elettorali, da una parte, appunto, con investimenti mirati, ma anche con scelte "camuffate" (vedi diminuzione del moltiplicatore nel 2011) e con lo sportello assunzioni di via Monte Boglia in piena attività. Il tutto sotto il segno de "la maggior parte della gente non capisce niente di cosa abbiamo deciso", quando lo sa...
Però c'è un problema, quello che ci perseguita da anni: anche volendo sostituirli si finisce sempre di farlo con profili meglio camuffati, ma sempre, purtroppo, molto simili. Perché? Perché se vai con lo zoppo impari a zoppicare! I politici, infatti, quando si ritrovano in campagna elettorale hanno già percorso anni di formazione all'interno dei partiti, dove volenti o nolenti ne hanno acquisite le logiche e le modalità. Dunque lo scenario è quello della competizione, del fare bella figura davanti agli elettori, della costruzione di una rete "amica" di sostegno... E di lì partono i favori, le cose dette per metà, gli accordi taciti e, comunque, l'assunzione della visione per cui il film della politica diventa sempre più importante e coinvolgente, mentre i cittadini, la città e lo Stato passano sempre più in secondo piano. Anzi, diventano esattamente lo sfondo e la risorsa in cui il film della politica si gioca.
Quindi non dobbiamo cambiare i politici, ma dobbiamo cambiare la politica, le sue logiche e i suoi modi. Ecco, questo sarebbe un bel compito da parte della nostra politica per le elezioni del prossimo anno: riformare le modalità; rivedere le alleanze a magari anche il loro senso se ne hanno; ridefinire gli obbiettivi; ripensare a concetti acquisiti come "crescita"; scendere tra la gente e parlare lungamente con loro per capire chi siano, come vivono, che difficoltà hanno e che bisogni avrebbero, così da potersi prefiggere obbiettivi diversi dall'acquisire privilegi e arricchirsi; ripensare il rapporto con i media e anche la loro funzione. Ma soprattutto ricominciare a sognare con l'amore negli occhi, così da poter mirare a mondi belli, migliori, stimolanti, ma soprattutto equilibrati. Equilibrati per tutti!
Cambierebbero tante cose: l'arte, la cultura, il pensiero, lo sport e il tempo libero, l'ecologia, l'energia, l'educazione, il benessere, la scienza, il gioco e l'amore salirebbero in classifica, declassando la speculazione, il denaro, le banche e la crescita incondizionata a semplici strumenti. Da usare con parsimonia: quanto basta per assicurarci una sopravvivenza materiale minima e sostenibile, così da poter impiegare il resto del nostro tempo e delle nostre risorse a flippare, divertirci, amare e a immaginare mondi sempre più belli e sempre migliori!
Insomma: dobbiamo riformare la politica, le sue logiche e i suoi modi. Dobbiamo uscire dalle nostre secolari abitudini: il mondo può avere altri sensi, quasi tutti migliori di questo! Forza, aiutiamoci: i media inizino a cambiare visione e a raccontare le cose da altri punti di vista, senza partire da valori e dinamiche acquisite e fuori discussione; i politici inizino a fare autocritica: e il loro è il compito più facile, perché ciò che si ritrovano in mano e nel paniere è quasi tutto da buttare; e noi, il popolo, dobbiamo anche noi rivedere valori e modi e iniziare seriamente a partecipare alla costruzione del nostro mondo, dunque del nostro futuro.
Come dicevo di recente: un meteorite che cade sulla vostra casa è un problema, ma l'inquinamento, l'assenza di lavoro, il dumping e la crescita incondizionata non lo sono. Sono solo nostri sintomi: umani, troppo umani!




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