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Libera circolazione, la risposta dell'UE: "Attaccatevi al cazzo!!"

C'è un problema apparentemente senza soluzione: la libera circolazione e il fatto che Bruxelles abbia respinto la richiesta della Svizzera di rinegoziare gli accordi in proposito. Perché la Svizzera avrebbe chiesto questo all'Europa? Perché il 9 febbraio gliel'hanno chiesto i cittadini. E il problema senza soluzione è questo: in uno Stato in cui il popolo è sovrano, il Governo non è in grado di applicare tale volontà perché l'Europa non ce lo concede. Quindi il nostro Governo si trova tra l'incudine, il popolo svizzero, e il martello: Bruxelles. Il principio fondamentale di cui fidarsi è che l'incudine sia molto più dura e massiccia del martello e sono certo che se deciderà di non spostarsi da dove è, nessuno riuscirà a farlo. L'unico che potrebbe avere il potere di "spostare" l'incudine è il nostro Governo e lo farà per due motivi: il primo è che stare tra un'incudine e un martello non è divertente e il secondo è che il Governo si è appena visto rispondere picche da Bruxelles, dunque l'unica alternativa che penserà di avere - perché ce ne sono molte, ma nessuno lì dentro le vedrà - è quella di far cambiare idea al popolo. A noi. Ma noi faremo muro, anzi incudine, e sarà nostro compito rimandare la palla nel campo del Governo, chiedendogli di rimandarla nel campo dell'Europa, perché io che ho buona memoria mi ricordo le rassicurazioni della Schlumpf e di tutti quanti sulle misure concrete che sarebbero state prese a proposito della libera circolazione. "State tranquilli: ce ne stiamo occupando". 'Sta minchia!


Voi avete presente Asterix? C'è l'Impero Romano che sta conquistato tutto e dappertutto, ma in un piccolo fazzoletto di terra grande come il Ticino c'è il villaggio dei Galli. Sono un popolo un po' rozzo e spesso fanno festa tutti insieme mangiando cinghiali, ridendo e ballando. Esattamente come facevamo noi nel nostro bel Ticino nelle piazze e nei grotti, prima che i gli eserciti romani - europei nel nostro caso - iniziassero ad arrivare. La Svizzera se n'è andata quasi tutta, ma una zona in particolare, il Ticino appunto, sembra non volersi arrendere. Ecco, in questo momento noi siamo i Galli: l'ultima possibile resistenza all'avanzata dell'Impero UE, e non solo.
Qui la gente è un po' come i Galli: siamo stati un grande villaggio più che un Cantone fino a poco tempo fa, ma un villaggio sufficientemente compatto da sviluppare una cultura e una storia. Due elementi, gli unici due, che potranno forse salvarci da un modello economico impersonale che di cultura e di storia non tiene conto neanche un po'.
Ma qui, ed è la mia speranza, ci sono ancora tanti ticinesi in cui l'anima di questo grande villaggio vive ancora. Le storie, i caratteri, i personaggi, i luoghi: tutti i segni di una cultura che si è costruita, a fatica e con orgoglio. Una cultura fatta così, perché l'abbiamo sviluppata noi e qui. Ed è venuta così, 



...così com'era nei primi anni '70, quando...


Quando c'erano le PTT: non cambiavi operatore e nemmeno telefono perché ne avevi uno solo e durava 25 anni. E quando si rompeva i nonni guardavano i più giovani e severamente gli dicevano: "A trattarlo meglio poteva tirare là ancora 5 anni!"

Quando le casse malati erano meno: affiliavi una volta te, la tua famiglia e tutti i tuoi parenti e non la cambiavi più per vent'anni.

Quando un muratore bravo era l'eroe del paese perché faceva bene una delle cose che al paese serviva di più.

Quando se dicevi che volevi studiare marketing, tuo nonno ti rispondeva: "Ma va' a lavora', cretin!".

Quando nei paesi e nelle città si conoscevano tutti e non avevi paura a uscire da sola, la sera, a farti una corsetta o a portare a spasso il cane.

Quando molti più lavori erano dignitosi e i ticinesi potevano vivere di questa dignità.

Quando la scuola era una cosa seria e i docenti conoscevano i consiglieri di Stato.

Quando terreni e case erano nostri e gli artigiani e i commerci locali potevano permettersi di stare in centro e di pagare affitti ragionevoli, perché il padrone dello stabile non era una banca o una multinazionale.

Quando la cultura era uno dei vettori importanti della storia.

Quando c'era Radio-tele scuola, perché si insegnava anche con i media!
(E oggi lo si potrebbe fare per gli stranieri, visto che non abbiamo tempo di integrarli. E se nessuno gli spiega come siamo e come facciamo qui, come credete che possano condividere un tavolo al bar insieme ai ticinesi?)

Quando al supermercato ci andavi solo il sabato per alcune cose, ma durante la settimana andavi al negozio locale, che vendeva prodotti locali.

Quando non passavi metà del tuo tempo in auto in colonna.

Quando la Lega non c'era.

Quando Giudici non era ancora sindaco di Lugano.

Quando non c'era il Drive In e nemmeno Striscia la Notizia.

Quando la musica non era quella cagata che ascoltiamo adesso.

Quando la cosa più bella del mondo era innamorarsi.

Quando il Ticino era una mafia incredibile, ma almeno restava tutto qui.

Quando sono nato io.

E allora come facciamo a far rispettare la nostra volontà, soprattutto in Ticino che pare ormai considerato da Berna come il regalo all'Italia per tutto quanto fatto fino a oggi per noi? Beh, non vi dico tutto perché sennò poi non è più bello, ma come è diritto di un'azienda assumere un frontaliere piuttosto che un ticinese, è vero anche il contrario! Dipende dai motivi che uno ha per farlo. E se ci pensate, vedrete che ve ne verrano in mente anche a voi. Perché ripeto: l'UE invoca proprio il diritto di poter scegliere. E ripeto ancora, l'assunzione di un frontaliere - per parlare del nostro Cantone - piuttosto di un Ticinese o viceversa dipende dai motivi che uno ha per operare la scelta. Trovate i motivi. Cherchez la femme...






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