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Il nuovo pubblico della Movida luganese non capisce Agnes Obel. Ciola: lei è un'artista vera, mica un tamarro come Bob Sinclair!

Foto: Frank Eidel
Agnes Obel si è esibita al LongLake Festival a Lugano, ma verso la fine del concerto, invece di concedere i soliti bis, ha lasciato il palco dopo aver pronunciato qualcosa come: "I prossimi pezzi sono introspettivi e la gente non è predisposta ad ascoltare... non mi capiscono, finiamola qui"! Dunque, prima di scrivere il post sono andato a documentarmi su Youtube perché Agnes Obel non la conoscevo: è cantante, pianista e probabilmente compositrice e propone un repertorio piuttosto raffinato collocabile tra Norah Jones e Björk. Ma soprattutto si percepisce un'anima profonda, delicata e sensibile. Ecco perché se metti un'artista così all'interno del nuovo concetto di Movida luganese succedono cose simili! Quella è la gente tamarra che qualche giorno fa era in Piazza Riforma ad ascoltare quel tamarro di Bob Sinclair! So che questo post cadrà nel vuoto come tutti gli altri che scrivo in questa direzione, ma l'accaduto rende ora evidente il progetto di trasformazione culturale in atto a Lugano, e io ne parlo anche solo per poter dire tra un po' che l'avevo detto...


Abbiamo già il Vanilla come luogo inutile, vuoto di qualsiasi molecola di significato, arte o cultura a rovinare il nostro territorio e i nostri giovani. Un locale che esporta dall'Italia i modelli già morti del Bilionaire, del Bunga bunga, di Lele Mora e della sua ciurma di puttani e puttane con un neurone solo e atrofizzato. E ora, anche una città come Lugano, padrina negli anni scorsi di molta cultura utile all'uomo, di botto cambia rotta e per fare cassetta introduce la Movida "facile": quella di Bob Sinclair e il suo "A far l'amore comincia tu" e dei tavolini VIP a 2'000 franchi; quella dei bei vestiti, dei cocktail, del sesso che aleggia nell'aria e dei discorsi profondi pronunciati con autorevolezza tipo: "Dite quello che volete, ma le BMW sono un investimento sicuro". Insomma: quello che ha mandato a puttane il nostro mondo!
E adesso dobbiamo decidere se lo vogliamo fare oppure no: l'Italia ce l'abbiamo lì da vedere. Anni a fare la Movida per arrivare, tra non molto, a fare la compagna della Grecia nel giardino del default. E a me fa incazzare vedere uno come Quadri lodare aventi come quello con Bob Sinclair: fa cassetta, ma culturalmente è un danno enorme. Certo: dipende da ciò che ti chiedi dalla vita, ma a mio avviso deve dipendere anche da ciò che la vita stessa ti chiede: e essere un decerebrato che si ammazza di cockail, coca e musica scema a volumi allucinanti io sono certo che non sia sufficiente per affrontare con successo le sfide che la vita, oggi, ci sta proponendo.
E sono felice che il messaggio non arrivi dallo psicopatico che scrive su questo blog, ma da un'artista internazionale di qualità e valore. E ora mi aspetto un po' di prese di posizione, in cui si cercherà di stigmatizzare il comportamento dell'artista invocando il carattere festoso dell'evento o chissà quali altri minchiate. Ma la verità è che la gente oggi, a furia di sentire e di vedere solo sub mediocri inseriti in portentosi involucri girare in radio, in tele e nei locali, non ha più nessuno strumento per riconoscere lo sforzo e il gesto artistico in un, appunto, artista. Pochi saprebbero riconoscere la differenza tra Keith Jarrett e Manuele Bertoli al pianoforte. Anzi: i socialisti direbbero che è meglio Bertoli...
La verità, a mio avviso, è che senza un'arte che vada a grattare le pareti del mondo col cucchiaino per allargarlo, quest'ultimo diventa sempre più piccolo, perché tutti guardano al centro del mondo e non verso le pareti esterne. E l'arte, e le emozioni, e i nuovi sensi possibili da inserire nella nostra vita arrivano proprio da chi sta ai confini del mondo, e non da chi grande e illuminato da tutti i riflettori sta al centro. Perché lì il mondo è finito: lo conosciamo già; non c'è più nulla di nuovo o di emozionante da scoprire. Ed è totalmente inutile continuare a ripeterlo, perché fa sempre meno effetto: il primo tamarro lo si ascoltava a 110 db e con due cocktail per farcelo piacere, mentre i tamarri odierni dobbiamo ascoltarli 150 decibel, con 8 cocktail, una cala e un paio di strisce di coca. Eheheh: ma la musica fa cagare lo stesso!
Non sacrifichiamo la cultura solo perché non fa cassetta: non la fa perché nessuno la riconosce. Ma nessuno la riconosce, perché nessuno gliela insegna!





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