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Il problema è sempre il solito: quello che nessuno lo vede! Se un territorio con 10 milioni di abitanti è in crisi nera e una percentuale della popolazione, anche minuscola, cerca rifugio in Ticino che di abitanti ne ha 350mila, il risultato è una massiccia invasione. Esattamente come è tuttora messo il nostro Cantone! Non è una questione di black list, come non è questione di ritardi su opere come l'Alptransit o la Stabio-Arcisate: semplicemente il Ticino non ha la struttura né logistica né economica per ospitare 60 mila frontalieri all'interno del proprio sistema. Mi pare chiaro come l'impossibilità di mettere un elefante in una Smart!
Dunque non capisco e mi arrabbio molto quando vedo che il confronto sconfina nel razzismo o nella xenofobia, anche da parte di politici o partiti nostrani: non è una questione di razzismo, è una questione strutturale e basta. Ma Gaffuri non si limita a queste cieche considerazioni. Tra i suoi auspici c'è infatti un incontro tra le parti: "La Commissione speciale che tiene i rapporti con la Svizzera non ha ancora incontrato, dopo il referendum, i rappresentanti del Canton Ticino, e questo non va bene. Dobbiamo tutelare il tricolore che fa funzionare quella parte del meccanismo dell’orologio svizzero". Vero è che dall'Italia, nel settore orologiero, arrivano contributi, ma ce ne vuole parecchia di miopia e di faccia di tolla per affermare che il tricolore faccia funzionare parte del meccanismo dell'orologio svizzero. Anzi, direi che gli ingranaggi italiani sono i responsabili di buona parte del ritardo dell'orologio svizzero.
Ma qui è una questione politica: finché la politica ticinese non affronterà il problema per quello che è - dunque dell'elefante nella Smart -, abbandonando l'approccio leghista e anche un po' quello UDC del "Bala i ratt", è impossibile venirne fuori. La questione va affrontata con la calcolatrice, con i numeri e con la matematica, non alimentando le tensioni tra i popoli. E soprattutto deve essere chiaro che l'Italia debba togliersi la paglia dal didietro e occuparsi dei propri problemi, e non scaricarli sulle nostre spalle. Infatti, come già dicevo, le difficoltà ticinesi sono causate dal Governo italiano! Non dal popolo italiano! Ed è bene sottolinearlo, perché sennò tra un po' ci ritroveremo con i forconi a combattere sul confine tra noi cittadini. Mentre dovremmo andare tutti a Roma a chiedere se per caso, dopo anni di usufrutto del sistema Italia a favore unicamente di campagne elettorali e dei partiti, a qualcuno non venga in mente di occuparsi un po' anche del popolo! La stessa cosa che dovremmo fare qui da noi prima che sia troppo tardi...
Però, rimango sempre sulla mia posizione: il problema è l'elefante nella Smart, e tanto mi piacerebbe che si iniziasse a parlare di questo, con la calcolatrice, con i numeri e con la matematica. Perché questi sono problemi risolvibili! Mentre i traumi, la sete di potere e i rancori degli individui richiedono altre competenze: non quelle della politica, ma quelle della psicologia.
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