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C'è una linea oltre alla quale io non mi sento di passare, ma che la nostra società ha abbondamentemente superato da un po' di anni. È quell'attimo in cui la tua coscienza coglie qualcosa di troppo forte, di troppo grave, di troppo grande per non fermarsi di botto e restare impietrita di fronte qualcosa che va oltre i propri confini di accettazione. Insomma, quando quello che vedi devi far finta di non vederlo per stare in pace con la coscienza. Ieri ci sono stati i mondiali, e tutti gli occhi e le attenzioni sono stati rivolti lì, a quel gioco degli umani grande come il mondo e che quando lo guardi e guardi chi lo guarda per un attimo pensi che quello possa essere il senso della nostra vita: sfidarci e prevalere; uno che vince e uno che perde; una nazione che festeggia e l'altra che spacca tutto e che muore dentro, perché per un attimo ha erroneamente pensato che vincere un mondiale potesse cambiare la vita di un popolo intero. E sommando errori su errori, mescolate a cattive valutazioni, oggi ci siamo ritrovati tutti a guardare la partita, mentre però - accidenti che tempismo! - settanta carri armati da Kiev stanno invadendo l'Ucraina e a Gaza, oltre ai continui bombardamenti, si teme un attacco di terra e migliaia di persone stanno fuggendo dalle zone a rischio. Ma certo, però: Germania-Argentina, 1 a 0!
Adesso dovete davvero pensare di essere dei topolini da laboratorio: topolini che quando erano piccoli si terrorizzavano di fronte a un thriller dato alla TV, o che piangevano nel vedere un cerbiatto morto in un documentario, sempre alla TV. Sempre da topolini e sempre da piccoli rimanevate pure impauriti dai film di guerra, dai gialli polizieschi, dai film violenti e dai reportage di guerra dati dai TG. Il tutto sempre alla TV!
Una tensione che però col tempo sfuma, perché la TV ti offre spettacoli simili dalla mattina alla sera: ti parla di furti, omicidi, violenze e corruzioni; ti parla storie disperate; ti regala film di guerra e polizieschi apocalittici con scenari catastrifistici a dir poco; per non parlare dei telefilm, dove c'è un omicidio il giorno, un truce, terribile e dettagliato omicidio il giorno. Uno per telefilm, quindi anche una trentina la settimana...
Così, per quanto la nostra anima si impegni a non abituarsi mai, dopo un po' le immagini della guerra sulla Striscia di Gaza o in Ucraina, immagini di morti, di facce sopraffatte dalla paura, di bambini indifesi che guardano a un destino così più forte di loro da rompergli il cuore, forse per sempre e sempre ammesso che sopravvivano. E come per i telefilm, abbiamo imparato che se non ci piace o se ci dà fastidio possiamo cambiare canale: guardare i mondiali, per esempio!
E intanto nella famigerata Striscia di Gaza ci sono già più morti in qualche giorno che goal in un mese di mondiali. Sono 170 i morti, di cui 40 bambini: 130 come voi e 40 come i vostri figli o i vostri nipoti! Ma anche di fronte alle immagini e alle cifre, ormai dentro di noi niente riesce a sentire davvero che quei luoghi, quei volti, quelle bombe e quei morti esistano davvero e non siano una delle solite storie raccontate da una delle solite serie con cui la TV ci tiene compagnia da decenni...
Eppure sarebbe così facile cambiare le sorti del nostro sistema: ma ve la immaginate una civiltà in cui Germania e Argentina si rifiutassero di giocare la finale per fermare il casino sulla Striscia di Gaza? O dove il Superbowl scioperasse per trovare una soluzione in Ucraina? E anche niente tennis, MotoGP, Formula1, olimpiadi estive e pure quelle invernali! E poi noi, il popolo di questo pianeta, capaci di premiare e di boicottare: di guardare questo piuttosto di quest'altro o di comprare qui piuttosto che lì. E di scandalizzarci, come si faceva una volta!
Invece il punto di non ritorno sembra passato: ognuno pensa a sé e si ritaglia un orizzonte in cui stare e vivere il proprio frammento di vita. Mmm... Personalmente non sono così sicuro che la realtà se ne starà fuori dai confini del nostro piccolo recinto per tutta la durata delle nostre vite: fa una grande scommessa chi la fa!
Dobbiamo svegliarci e ricominciare a valorizzare di nuovo quella parte profonda della nostra anima, che sembra sapere sempre che cosa sia giusto e che cosa sia sbagliato, che cosa ci faccia bene e che cosa ci faccia male. E dobbiamo sostenere chi reagisce a questo andazzo e non identificarci nei miti che questo andazzo l'hanno creato e legittimato. Siamo esseri umani, tutti, e non posso credere che nel momento in cui Internet ci dà la possibilità di vedere il mondo per quello che è, e non per quello che ci hanno raccontato fino a oggi, l'unica reazione di cui siamo capaci sia non guardare! Guardate anche voi e se non ci riuscite, iniziate a guardare chi guarda: per imparare!
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