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Di Roman Polanski, delle catene, dei "testimoni", del nostro mondo e degli eroi...

Ci ho pensato molto, e se devo essere sincero inizio ora il post senza avere alcuna idea di cosa andrò a scrivere. Volevo pensare un po' alla faccenda di Roman Polanski, e come faccio di solito cercavo nel quadro degli elementi qualcosa di buono da identificare, sviluppare e vedere se alla fine quell'elemento sarebbe stato sufficiente a trovare un equilibrio in un sistema evidentemente squilibrato. Ma ancora non l'ho trovato: cosa si può dire di un tizio - al quale un altro tizio convinto di essere Satana aveva ucciso la moglie incinta - che droga, sturpa e sodomizza una tradicenne? Io non mi sento di dire niente: non come giustificazione per qualcuno dei due individui, ma perché non riesco a trovare nulla di sensato da mettere nello stesso luogo di queste sciagurate vicende. Penso solamente che nessuno di questi eventi avrebbe mai dovuto succedere. Ma sono successi, e sono i motivi che ci fanno dire: "Ormai il mondo è così". Un'affermazione vera per metà, a mio parere, perché nessuno può affermare che a uccidere una donna gravida e ad abusare di una tredicenne sia stato il mondo: no, sono stati due uomini! Certo: due uomini che vivono in un mondo fatto così. Due che il mondo l'hanno subìto, certo, ma che però non sono stati capaci di cambiarlo. Beh, proviamo a pensarci su...



Ho il pallino, per via dell'informatica, di cercare quasi ossessivamente di costruire e percorrere le catene logiche di causa-effetto tra gli elementi e gli eventi, in entrambe le direzioni. Questo serve, sempre in informatica, a trovare le cause di un problema, ma anche a capirne meglio le sue dinamiche. Però, lo stesso ragionamento lo si può fare per un sistema in cui, invece dei computer, ci sono degli uomini.
La catena logica a mio avviso parte dalla ragazza che a tredici anni ha subìto l'abuso. Il problema qui è l'abuso: la causa qui è Polansky. Facendo un passo indietro, fino a Polanski, le cose cambiano: il problema è il feroce omicicio della moglie e del figlio, mentre la causa è il tizio convinto di essere Satana.  Dunque la catena parte da Masdon ("Satana") con il torto fatto; Polanski ne ha all'attivo uno subìto e uno fatto; la moglie e il figlio di Polanski uno subìto, e la ragazza, anche, un torto subìto. Ora, la moglie e il figlio del regista escono di scena in negativo, ma idealmente questo peso si è spostato su Polanski, che a sua volta però l'ha spostato (duplicato!) sulla ragazza. E adesso, probabilmente, possiamo pensare che pure "Satana" abbia subìto dei torti, e che pure lui come Roman Polanski non sia stato capace di spezzare questa catena di passaggi di torti, ecco perché a sua volta ne ha fatti ad altri.
E adesso, dal mio punto di vista, il nostro occhio, la nostra stima e la nostra attenzione devono andare tutti alla ragazza che a 13 anni subì lo stupro: lei non è morta, lei come gli altri è stata vittima di un evento catastrofico nella propria esistenza, ma, a differenza degli altri due, lei è riuscita a spezzare la catena: lei non ha "passato il testimone" - che poi non si passa ma si dublica, purtroppo - e addirittura è arrivata a perdonare il regista prima che lui si scusasse!
E allora, in fine, la mia valutazione è che, tra i vivi, la vera persona che possa e debba essere definita "grande" sia la ragazza: perché si è portata e si porterà il "testimone" per tutta la vita, ma non ha ceduto alla tentazione di passarlo anche - anche(!) - a qualcun altro. E oltre a questo è persino riuscita a perdonare. Ecco: lei è grande(!) perché è riuscita a spezzare una catena, e l'ha fatto anche per tutti noi: affinché quel "testimone" la smettesse di girare all'interno del nostro mondo! Brava! Ti stimo!
Queste sono le persone da considerare grandi, ancora più grandi dell'arte che può portare un uomo con un'anima così compromessa su entrambi i lati come quella di Polanski!
E per quando riguarda la presenza dell'attore e regista al Festival, mi dico che la decisione di andarlo a vedere o meno dovrebbe dipendere esclusivamente dalla nostra coscienza individuale, perché a differenza di molti, credo semplicemente di non potermi permettere una rigidità simile verso qualcuno che la vittima stessa delle sue azioni ha perdonato. Anzi: penso alla ragazza e mi sforzo anch'io, come lei, di mantenere spezzata questa catena e di non sciupare il suo sforzo, puntando il dito sul "testimone" e continuando ad alimentarlo come invece fa la cronaca di questi giorni. Mentre, come insegna la ragazza, questo "testimone" deve sparire dal nostro mondo, e lei, come tutti gli eroi veri, se lo porterà via quando se ne andrà, non passandolo a nessuno, e levandolo dal nostro mondo.
Quindi ragazzi, facciamo altrettanto: aiutiamola e non immischiamoci, perché sono cose più grandi di noi, che riguardano una grande persona: l'unica che nel caso specifico può e ha il diritto di esprimere un giudizio pubblico, se vuole.
Ma poi, mi chiedo, se siamo così inamovibili verso un torto subìto da un altro, come faremo mai ad essere grandi quanto questa ragazza e levare un altro "testimone" dal mondo quando magari un'ingiustizia capiterà a noi? Certo: possiamo e dobbiamo, come dicevo, decidere individualmente e in silenzio se seguire Polanski e addirittura il Festival oppure no. Ma credo ci sia concesso di farlo solo individualmente e in silenzio. Mentre per quanto riguarda una chiusura a muro, seguo la scelta della ragazza e provo a non portare rancore verso persone macchiate di orribili peccati come il regista in questione. E infatti non punterò il dito pubblicamente, ma a vederlo non ci andrò ungualmente, esercirado il mio sentore personale, in un mondo dove spesso non c'è un bene e una male, ma soltanto diverse gradazioni di male. E dunque, prima di stare dalla parte del bene, ritengo sia necessario crearlo questo luogo di bene, perché a mio avviso, per ora, o non c'è o è decisamente troppo piccolo: troppi "testimoni" abitano qui...
Non è sbagliato condannare l'azione di Polansky, anzi è giustissimo. Ma non lo è in un mondo come il nostro, dove ogni carnefice è spesso vittima. Il nostro compito è spezzare le catene e non stigmatizzare il carnefice o il peccato, ma aiutare anche noi a "ripulire" il mondo: puntando l'occhio sugli eroi che lo fanno e semplicemente non avvicinandosi, non alimentando, non guardando e non partecipando alla vita dei carnefici.
Ah: la ragazza si chiama Samantha Geimer, ed è l'unico eroe, vivo, della nostra vicenda!





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