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C'era una volta Estival Jazz, e c'era una volta il jazz...

Faccio una premessa ed è questa: trovo l'edizione 2014 di Estival azzeccata, ben riuscita e ben fatta. Ecco, ma mi fermo qui con i complimenti, perché mi piacerebbe andare oltre al concetto di "qualcosa che piaccia alla gente". Magari parlando di jazz, di quella parolina nativa nel nome e anche nei contenuti, che col passare degli anni è rimasta solo nel nome e in qualche spesso anacronistica e fugace apparizione nei contenuti. Niente contro Sinead O' Connor o i Morcheeba o i Red Hot Chilli Peppers, per carità, ma voglio vedere Ricky Martin (Jacky!) a mettere il jazz vicino a questi artisti. E allora torniamo sempre lì, a quando in questo momento ma in un altro tempo, in un altro Estival, gli spettatori di Piazza Riforma stavano ascoltando Miles Davis e non Sinead O' Connor! Adesso Ricky Martin potrebbe rispondermi che Davis è morto e difficilmente lo potremmo ascoltare adesso, ma ce ne sono un bel po' ancora vivi che potrebbero rappresentare meglio il jazz a Estival Jazz, se solo, naturalmente, alla cultura si riconoscesse una funzione anche educativa e non, in fondo, speculativa.



E mentre sto seguendo Estival su Zattoo e ascoltando la O' Connor in un pezzo country, penso ai nomi che in questo momento, ma in un altro tempo, stavano su quel palco: penso a Miles Davis, appunto, ma anche a Dizzy Gillespie, a Keith Jarrett, a Ray Charles (perché no?), a Bobby McFerrin, a Herbie Hancock, Chick Corea, ai Manhattan Transfer, a Maynard Ferguson, Dee Dee Bridgewater, Carla Bley, Barbara Hendricks, Wynton Marsalis, Paco de Lucia, Van Morrison, Mike Stern, agli Steps Ahead... E ce n'è ancora!
E questa è una lista di "vecchi" del jazz, perché non lo sa nessuno ma il jazz si è evoluto: anche dopo gli anni trenta e quaranta hanno continuato a nascere piccoli jazzisti, che poi sono cresciuti e hanno detto la loro. Solo lo hanno fatto in posti e con risonanze più piccoli: questo perché il mercato della musica è stato risucchiato dal business, dunque gente che vive la sfida di allargare i confini del nostro universo musicale non ha più nulla a che vedere con la gnocca, le hit e le superstar. Quella è gente che si fa il culo, che lavora e che pensa alla musica e non ai soldoni!
Ecco perché prima parlavo della componente educativa della cultura: la cultura è un cammino faticoso e non è innato nell'uomo. Dunque necessita di incentivi. Per questo motivo mi piacerebbe vedere un Estival costruito intelligentemente per piacere alla gente, ma anche per coinvolgerla in una crescita! Mi ricordo le emozioni della mia anima quando ho ascoltato per la prima volta Jaco Pastorius suonare Donna Lee di Parker o Keith Jarrett suonare "So Tender" in "Standards vol.2" o Dexter Gordon suonare e basta... E me le ricordo perché qualcuno mi ha dato la possibilità di poterle ascoltare. E ricordo anche quanto non fosse stata automatica la mia "apertura": non ero abituato a quelle difficoltà musicali. Ascoltavo pop e rock e non c'erano né quegli accordi strani e nemmeno quei temi fuori di testa. Anche se avevo nelle orecchie un po' di Genesis, e il progressive non è tanto diverso dalla fusion: ha solo un po' meno jazz.
Ecco perché una manifestazione come Estival ha, a mio parere, il dovere di "tirare dall'altra parte": non Sinead O' Connor, per quanto brava sia, o il pop in generale, o il jazz sputtanato, ma l'avanguardia! Ma Cristo, io non so chi si occupi di programmare Estival e nemmeno so quanto budget abbiano a disposizione, anche se un po' lo posso stimare, ma mi vengono in mente una raffica di nomi e di generi affini al jazz, figli de jazz, per popolare quel palco in maniera educativa, ma di sicuro anche esplosiva. Anzi, sapete che faccio? Mi invento adesso un programma per una serata di Estival in Piazza Riforma! Lo faccio virtuale per quanto riguarda la musica - integrando dove posso qualche esempio da Youtube - e virtuale pure per i contenuti, perché dubito di vederlo mai realizzato...


PROGRAMMA


19:00-21:00
LA CENA IN JAZZ
Menu "Estival" in tutti i ristoranti della Piazza, accompagnata da una presentezione di Franco Ambrosetti, in collaborazione con la Smum, sulla storia del Jazz.

21:30-23:00
Verso la notte...
Ensemble guidato da Joëlle Léandre e Irene Schweizer, che ogni sera accompagnerà il pubblico dai suoni del giorno a quelli della notte.

23:30-01:00
Robert Glasper Experiment & Friends
La band vincitrice di un Grammy nel 2012 per Black Radio, ma che live diventa meno pop e si lascia andare alla musica. Signore e signori, ecco a voi Robert Glasper Experiment! (ma non è bella l'Internet?!)




01:30-03:00...
Jojo Mayer - Nerve
Batterista moderno, in una band moderna, con suoni moderni, e tutto suonato live! Di questo video non c'è, scusate, il video: si tratta di un live del 2012. Ma ve la vedete Piazza Riforma trasformata in una discoteca gigante, all'aperto e per di più educativa? Certo, perché suonare live questa roba non è mica facile...

 




Ecco, ne ho ancora di nomi così, ma un po' mi piacerebbe che lavorassero anche gli organizzatori. Magari loro li pagano anche! Questo per dire che la "rete" di Estival non basta più e chi lo programma non espande i propri orizzonti da un bel po'. Portare Sinead O' Connor, perché piace anche ai giovani, non significa essere moderni. Soprattutto in un festival targato "jazz". Portare Jojo Mayer con i Nerve è una visione moderna! Che pure piace ai giovani, anzi di più, e che fra l'altro apre una buona alternativa alle discoteche di tecno dentro alle quali vanno a morire i nostri giovani. E aprirebbero una porta a musicisti moderni per poter portare live questa musica nei club invece di lasciarne il monpolio ai DJ nelle discoteche-macellerie che girano adesso.
Ma l'avete sentito il secondo video, quello di Jojo Meyer? Questa gente sta suonando la tecno, l'house e la drum'n'bass live e sta facendo un culo così a qualsiasi DJ di questo univero e di tutti quelli paralleli! Ecco: questo è educativo! Questo è Estival Jazz a Lugano, e non quella specie di Moon & Stars camuffato da festival jazz che sto ascoltando adesso...
E comunque, se questo post può avere una conclusione, la conslusione è che il nostro mondo è vecchio, nei modi, nelle storie, nei miti e nelle emozioni e deve rinnovarsi. Nelle nicchie, nell'underground e nell'under-underground c'è gente che sperimenta, che ha idee moderne ma moderne per davvero e che scalpita, pronta a venire fuori appena il mercato, forse, glielo permetterà. Ma a fare il mercato, soprattutto nella musica, è anche la cultura. E se la cultura non fa cultura, tra vent'anni in Piazza Riforma ci ascolteremo ancora i Red Hot Chilli Peppers, o Laura Pausini se nel frattempo sarà diventato Moon & Stars Lugano.
Uffa, c'è davvero un mondo nuovo che ci aspetta, anche nel jazz, ma se mamma non si rilassa un po' il parto sarà veramente difficile...





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