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Ci sono due partiti che personalmente ritengo utili: sono i Verdi, perché trattano temi legati all'ecologia e allo sviluppo sostenibile, e il Partito Pirata, perché sono moderni e soprattutto mi sembrano gli unici a tentare una visione globale, attuale e tecnologica del nostro sistema. Soprattutto con l'uso della tecnologia: oggi, un partito incapace di servirsi come si deve di Internet è come una ditta di trasporti che utilizza i muli! E comunque, all'insegna di una visione globale, sono proprio loro a mettere l'accento sulla privacy e sulla protezione dei nostri dati. Certo, perché mentre noi ci preoccupiamo della nostra minuscola realtà, la grande rete Internet registra e vende i nostri dati e le nostre abitudini all'economia, che non solo si risparmia milioni in sondaggi, ma anche si trova nella posizione di condizionare le nostre scelte! Per non parlare del facile accesso alla nostra vita virtuale da parte di governi e sevizi segreti...
Funziona così: nella vostra carriera di internauti vi sarà capitato molte volte di dover inserire i vostri dati su qualche sito, per creare una e-mail, per acquistare o per scaricare qualcosa o ancora per accedere a un servizio, come pure vi sarete iscritti a uno o più social network e anche, probabilmente, non vi siete preoccupati di navigare senza che la vostra cronologia venga scritta sui server di Google o su quelli di qualche altro fabbricante di sistemi operativi o di browser, e anche avrete fatto poca attenzione a quale provider per la posta elettronica scegliere. Ecco, questi sono tutti i canali attraverso i quali la grande rete è in grado di raccogliere informazioni su di voi.
Purtroppo uno dei più attivi in questo senso è Google (delle cui modalità ho già parlato qui), ma anche Facebook non scherza. Il primo, oltre alla nostra posizione, le nostre foto e la cronologia di navigazione, legge pure la nostra posta elettronica. Evidentemente non c'è lì il signor Google a leggere le mail, ma ci sono sofisticati software che lo fanno al posto suo. Ecco perché vi basta scembiare qualche messaggio con un amico nel quale si parla di scarpe e in men che non si dica inizieranno ad apparire banner relativi agli store di scarpe. Dunque, attraverso la nostra navigazione, la posta elettronica e le nostre manifestazioni sui social network, questi furbastri raccolgono tonnellate di informazioni da usare poi per promuovere pubblicità mirate, o anche attività sul territorio, ma anche per essere raccolte e rivendute sempre ad aziende legate al commercio.
Ma non solo: oltre a essere accessibili e utilizzate dagli operatori di Internet, le nostre informazioni lo sono anche da parte dei governi e dei vari servizi segreti. Questi, infatti, possono aver accesso alle nostre mail, alle nostre statistiche, alle abitudini, agli spostamenti e anche alle nostre conversazioni telefoniche e via SMS! E le leggi a tutela di questi abusi fanno acqua da tutte le parti.
Non sono totalmente contro l'operato di Google e magari anche di Facebook, perché mi auguro che da informatici abbiano come progetto principale quello di costruire una specie di sistema neuronale, dove le nostre abitudini e i nostri dati non siano più utilizzati per ottimizzare il commercio, ma per dar vita a un organismo potente, dove gli individui connessi tra loro e alla rete possano accedere, scambiare, organizzare, trovare e far trovare velocemente tutte le informazioni necessarie per animare questo grande "organismo". Dunque sto a vedere, ma mi piacerebbe che ci fosse un muro più consistente tra gli esperimenti informatici rivolti al futuro e il bieco sfruttamento delle nostre abitudini per fare soldi o peggio ancora per condizionare la nostra società, la nostra politica e dunque gli eventi e la storia.
Come utenti qualcosa possiamo fare per proteggere i nostri dati e dunque noi stessi: è possibile evitare il tracciamento dei siti o la "condivisione" della cronologia; si possono criptare gli e-mail e pure è possibile munirsi di qualche tool per diventare un po' più invisibili. E anche possiamo usare social e posta elettronica sapendo di essere spiati. Ma non ci sarà comunque mai possibile essere invisibili sulla rete!
Quindi è un problema dei governi. Eheheheh: quindi uno dei soliti problemi senza soluzione! Però, verso una soluzione, possiamo quanto meno incamminarci: innanzi tutto immettendo nei circuiti della politica individui con le dovute conoscienze in materia! Così come non sarebbe possibile discutere di Apltransit con gente che si sposta a cavallo e trasporta materiale coi muli, non si può parlare del nostro presente senza conoscere a fondo la realtà della rete. E non solo per proteggere i nostri dati, magari anche per poter fare pensate lungimiranti come un EXPO virtuale in rete piuttosto di uno materiale in... rosso!
Ed è questa in fondo la causa del ritardo politico rispetto alla rete: nessuno si è preoccupato di regolamentare come si deve certe questioni, ma semplicemente perché non sapeva che certe questioni potessero esistere. E ora si deve recuperare: io ci sto pensando già da un po' e ho belle idee riguardo alla nostra identità virtuale all'interno della società e dello Stato, virtuale pure lui; alla rivoluzione della Posta e degli uffici postali e a un bel modello di reti virtuali... E non dovrei essere l'unico a pensarci: a livello di organizzazione sociale i nostri governi usano meno dell'uno percento di quanto la tecnologia potrebbe offrire. E, cosa non trascurabile, potrebbe portare una drastica riduzione dei costi l'utilizzo del virtuale laddove si può!
Ma penso anche solo agli uffici disoccupazione e a come potrebbero raccogliere e provuovere i curricula su piattaforme online; penso a portali attivi e real-time nelle varie regioni dedicate al turismo, all'informazione, ai media locali, agli eventi, eccetera. Non 25 portali, ma uno per regione che faccia da HUB a tutti i siti e ai servizi singoli sparsi sul territorio. E penso anche alla possibilità per un Governo di interagine, sempre real-time, con i cittadini: sia per le discussioni politiche sia per monitorare efficacemente lo stato del territorio e dei cittadini stessi. E anche viceversa! Anche il cittadino deve monitorare l'operato dei suoi rappresentanti: sogno le stanze di Palazzo in live streaming e le discussioni pubbliche, sempre! Dei work-in-progress interattivi! Ma pensate che efficacia! E pensate anche a un accordo con Google o Facebook per un social regionale: una specie di sottoinsieme organizzato poggiato su una rete più grande...
Ma per partorire idee così è necessario essere usciti dal Medioevo. E i rappresentanti del potere, ancora, non pensano in questi termini. Ancora girano a cavallo e trasportano col mulo!
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