Finalmente ci siamo: finalmente la nostra politica è arrivata a un fondamentale punto di scontro. Da un lato abbiamo il Parlamento cantonale, che negli ultimi mesi, proprio perché i suoi rappresentanti sono esseri umani vicini alla gente, ha iniziato a reagire a un andazzo acquisito che da anni lo aveva relegato un po' a spettatore della politica svolta e decisa dal Governo e dalle Camere, entità invece distanti dal popolo ma vicine all'economia. Dunque, ad esempio, c'è la Lega che lancia un sacrosanto referendum contro il credito per EXPO 2015, ma il CdS se ne frega. E il CdS è composto al 40% da leghisti...
L'altro giorno facevo ridere il mio psicologo, raccontandogli come i politici, appena avuto accesso a entità superiori come Governo e Camere, vengano probabilmente presi in consegna per qualche minuto da esperti di PNL dove questi ultimi, fissandoli negli occhi senza alcuna incertezza (miracoli della comunicazione!), raccontano ai nostri poveri politici come funziona il mondo, quali siano i disegni più grandi e soprattutto (ancora miracoli della comunicazione!) li mettono nell'ordine di idee di sentirsi un povero zoticone ignorante se per caso gli venisse in mente di seguire qualche logica legata al benessere del popolo.
Poi, arrivederci buon senso: raddoppio del Gottardo, apertura dei negozi senza regolamentare i contratti collettivi, no ai salari minimi, sì all'immigrazione di massa legata al libero mercato (dell'economia) e sì a qualsiasi credito o sacrificio che in qualche modo possa favorire l'economia. Il tutto nell'illusione costituzionale di avere pieni poteri. E allora torniamo a EXPO 2015: sul tavolo c'è un referendum con il doppio delle firme necessarie raccolte. Un chiarissimo e inequivocabile segno che la popolatione ticinese, in un momento come questo, non ha nessuna intenzione di gettare altri soldi dalla finestra. Ma il Governo vuole ugualmente scorporare metà del credito e, quando trova il Parlamento ad opporsi, dice che tanto può spendere fino a un milione senza autorizzazione e che semmai spalma il credito necessario su due anni. Trank!
Ora la palla è in mano al Parlamento, che dopo evidenti scene come questa ha il dovere di rimettere la "democrazia" al centro del villaggio: ormai da mesi si sente narrare dal Parlamento dei "non si può fare" del Governo, delle iniziative e delle proposte che vanno a morire appena escono dal Gran Consiglio e soprattutto dell'impossibilità sempre più da parte del popolo di partecipare alla nostra democrazia.
Dunque a noi cittadini resta il Parlamento (non tutto) e qualche vero rappresentante di partito, quelli cioè che si ricordano della nascita dei partiti come un parto del popolo e non come un modello economico arrivato dal cielo. E dobbiamo sostenerli, perché se decideranno di difenderci avranno bisogno di tutto il nostro sostegno. Questa volte, forse, perfino oltre i confini partitici, per abbracciare finalmente non una parte del popolo, ma tutti noi: i cittadini ticinesi!
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