Il degrado della zona stazione a Muralto: colpa della crisi economica e degli indigeni costretti a casa
La fine dei luoghi di ritrovo e di scambio (foto: www.ticinolibero.ch) |
C'è una relazione diretta tra una crisi economica e l'aumento della criminalità. Le ragioni sono molte: spesso la mancanza di soldi fa... l'uomo ladro, o riduce il potenziale dei servizi d'ordine o ancora apre le porte a vere e proprie comunità di immigrati che, lasciati spesso al loro destino, iniziano a organizzarsi "come possono". Senza contare che le difficoltà di un Paese si ripercuotono sull'umore e sui comportamenti dei cittadini, aumentandone la violenza e anche il menefreghismo. Ma io voglio provare a dare un'altra spiegazione: la criminalità aumenta quando le città si svuotano degli indigeni, cioè quando viene a mancare quella rete, tipica dei piccoli paesini, in cui ci si conosce e si fa gruppo, in difesa del proprio territorio, della propria cultura e dei propri modi.
Parto da lontano, sempre dal paesino in cui sono nato: era molto difficile che ci fosse della criminalità, in primis perché tutti si conoscevano, ma anche perché se una zona del paese fosse diventata "criminale", il paese si sarebbe unito e avrebbe riconquistato il territorio. Ma questo può succedere se la gente esce di casa e vive il proprio paese o la propria città; se invece per mancanza di soldi gli indigeni non escono di casa, allora lo spazio si svuota e si presta a essere riempito da... altro.
Parlavo con un amico artigiano e mi diceva quanto fosse diventato difficile, per profili come il suo, trovare lavoro. Mi spiegava che fino a pochi anni fa le relazioni lavorative si creavano nei bar e nei luoghi massicciamente frequentati dagli abitanti del luogo. Il bar era dunque una specie di mercato, in cui si tessevano relazioni tra clienti e fornitori di prestazioni o di materiale. Ad esempio il contadino faceva la mazza e in mezza giornata trovava tutti gli acquirenti necessari per svuotare subito il magazzino. O a qualcuno serviva un falegname o un muratore, e al tavolo vicino li trovava entrambi. E di lì nascevano, appunto, relazioni, scambi, conoscenze e soprattutto lavoro!
Poi la crisi e la concorrenza, nell'artigianato data dai padroncini e dai loro prezzi stracciati, e la mancanza di quei 5-10 franchi il giorno che permettevano ad ognuno di passare un po' di tempo in giro a tessere relazioni. Ma non solo: anche la chiusura sistematica degli storici luoghi di ritrovo nelle città ha fatto la sua parte. A Locarno abbiamo perso il Bar Sport e ora stiamo per perdere il Canetti, ma sono molti i "bar di paese" che se ne sono andati per lasciare posto a quei locali stile "Dolce vita". Quei loschi locali, se posso permettermi. Quei locali, secondo me, da "controllare"...
Dunque la rete si spezza, ma si spezza anche la cultura indigena. Un esempio potrebbe essere il passaggio dalle mitiche Stelle di Ascona (discoteca storica) al Vanilla. Il primo era un luogo dove ci si divertiva, si ballava il funky, ci si incontrava e soprattutto ci si conosceva; il secondo è un luogo anonimo in cui i ragazzi, storditi da musica insensata e ad altissimo volume, si tritano di cocktail e di droghe sintetiche, e dove nessuno conosce nessuno.
E allora, per tornare alla nostra stazione di Muralto, la dinamica è la stessa: gli indigeni non ci sono più ad "occupare" il territorio, dunque tutto può succedere. Dai loschi traffici degli asilanti posteggiati al Montaldi alla criminalità spiccia e alla violenza.
Non è una questione di razzismo, ma il Ticino non era pronto ad abbandonare così in fretta la propria cultura, cioè la propria importante, necessaria, fondamentale per avere un senso nella vita, IDENTITÀ!
Dobbiamo tornare a uscire, a incontrarci, a relazionarci e a rioccupare il territorio con la nostra cultura: per ritrovarci; per ritrovare il senso delle nostre vite! Quindi, caro Governo, aiutaci a difendere la nostra cultura, cosicché, anche per gli stranieri, si possa ricominciare a parlare di integrazione e non di invasione. Ma anche gli stranieri di colpe ne hanno poche: semplicemente stanno scappando...
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