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Il basso e un po' la batteria - Parte 1

John Francis Anthony Pastorius III
(Norristown, 1° dicembre 1951 – Fort Lauderdale, 21 settembre 1987)
Quando pensiamo alla storia dell'uomo, la maggior parte di noi rivolge il suo pensiero al cammino percorso a scuola, con l'Impero romano e Giulio Cesare, o agli egizi e ai suoi faraoni. O a Kennedy, a Gesù e magari anche a Cicciolina. Ma per un bassista elettrico DOC, cioè quello raccolto nella foresta e cresciuto dai batteristi, la storia, come per loro, inizia da Miles Davis e dai Weather Report, passando poi da Jaco Pastorius e da Steve Gadd, da Peter Erskine e da Wayne Shorter, attraverso i Return to Forever, sui monti di Michael Brecher, vicino alla mitraglia di Dennis Chambers, ma senza dimenticare mai Dave Weckl... Sì: è successo tutto qui, nei locali in cui migliaia di batteristi, insieme ai loro fidi bassisti, hanno passato tutto il tempo che gli altri passavano con le ragazze, ad ascoltare, riascoltare, sezionare, analizzare, odorare, suonare, sperimentare tutto quanto i nomi di prima stavano estraendo dalla roccia: dalla roccia grezza della musica ancora da inventare. Che viaggio!


Un viaggio che per me è iniziato a diciassette anni, quando mi sono ritrovato da un giorno all'altro a suonare il basso in una boy band rock-pop di brani originali: i Virusmile! Che Locarno avevamo a quei tempi... C'erano ancora spazi, idee e tanta creatività pronta ad esplodere. E tanti motivati ragazzi costantemente alla ricerca del futuro. Noi lo facevamo dentro una ex birreria abbandonata, in cui praticamente tutti gli spazi erano adibiti a locali prove. Ci si trovava ogni giorno, o con tutta la band o a sezioni, o con altri musicisti a fare jam. Ma c'era sempre qualcuno e sempre si parlava di musica o la si suonava...
È lunga spiegarvi come mai mi sia ritrovato con un basso in mano (grazie Andi!), ma è divertente raccontarvi come mi sono imbattutto nella musica che vi presento in questo pezzo. Dovete infatti pensare che arrivavo da una valle ed ero di impronta Rock: Deep Purple, Led Zeppelin, AC/DC, Vasco e compagnia. Dunque già avevo fatto fatica, per poi inmamorarmene perdutamente, a digerire gli U2, i Cure, Lou Reed, i Velvet Underground, Peter Gabriel, i Depeche Mode... Insomma, un altro mondo.
Ma poi, quello strano tizio sedutto alla batteria, che non conoscevo, con cui non riuscivo a socializzare più di tanto e che mi guardava sempre con un po' di diffidenza, un giorno mi allunga una cassetta, una "mista" come si faceva una volta, e senza troppi giri di parole mi fa: "Ascoltala!". Così ho fatto: sono andato a casa e ho messo la mista nel mangianastri. Mi aspettavo di tutto, ma di sicuro non questo primo pezzo...


 
Jaco Pastorius, "Donna Lee", 1976

Ecco, questo per me è stato uno squarcio! Di quelli proprio per cui puoi dire: niente sarà più come prima. La cassetta proseguiva, con una ventina di pezzi uno più "strano" dell'altro. E mica sono riuscito a farmeli piacere subito, o a innamorarmene, o addirittura ad ascoltare tutta la cassetta la prima volta. Ma qualcosa era successo: dopo un paio di giorni l'ho rimessa; poi qualche pezzo ha iniziato a piacermi... E per farla breve, dopo una settimana quella cassetta era la colonna sonora della mia vita.
Faccio come ha fatto Roberto (sì, quello dei Miniflip!) con me e anch'io non vi dico niente. Vi propongo una decina di brani sul genere, sul genere della "mista" fatta da Roberto: la sua, la mia, "Eurorocco '89". Grazie!


 
Jean-Luc Ponty, "Mirage", 1977

 

 
Jaco Pastorius, "Kuru/Speak like a Child", 1976



 
Weather Report, "Black Market", 1978



 
Wayne Shorter, "Endangered Specied"



 
Chaka Kahn ft.Dizzy & Herbie Hancock,
"And the Melody Still Lingers On (Night in Tunisia)", 1976



 
Dixie Dregs, "Ice Cakes", 1978



 
Gino Vannelli, "Brother to Brother", 1978


 
Jaco Pastorius, "Portrait of Tracy", 1976




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