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Siamo sotto attacco!


Stavo scrivendo qualche appunto in Word quando mi è caduto l’occhio sull’unica parola che il correttore ortografico aveva sottolineato di rosso: la parola era “Gripen”. Sono devoto al correttore ortografico di Word. Ho deciso la mia fede il giorno in cui affrontavo la storia delle religioni: ho scoperto che esistevano un sacco di religioni monoteistiche che ammettevano l’esistenza per l’uomo di un solo Dio. Ora sono un po’ meno, ma ne bastano due per sapere che almeno una ha torto. Così ho deciso di avere fede nel correttore di Word, perché non sarà capace di spostare le montagne, ma almeno esiste di sicuro. Fatto sta che il mio Dio sottolinea “Gripen” in rosso, e nella sua lingua significa che è sbagliato. Ancora meglio, che non esiste. E di fatti non esiste che in un momento come questo la Svizzera sborsi 3.126 miliardi (miliardi!) di franchi per comprare 22 aerei da combattimento. Perché? Perché le priorità sono altre e ora ve lo dimostro.
La ragione con cui Ueli Maurer sostiene la spesa è quella legata all’impossibilità, altrimenti, di difendere la Svizzera. Certo, ma da che cosa? Da un’invasione militare, che al momento, qui in Svizzera, è probabile tanto quanto Fiorenzo Dadò e Rocco Cattaneo vengano scelti come testimonial per uno shampoo. A questo punto però mi devo fermare e segnalarvi che il mio Dio, oltre ai Gripen, ha sottolineato di rosso anche Ueli Maurer. Riprendiamo…
Siamo all’ipotetico attacco militare da parte di un’altra nazione. Quale? Dell’Italia non dobbiamo preoccuparci: se ci distruggono, poi dove vanno a lavorare? E anche volessero farlo, sono così messi male che dubito riescano anche solo a metterlo in moto un carrarmato o un aereo. Da quando l’esercito ha privatizzato la manutenzione…
La Germania potrebbe, ma per rubarci cosa? Abbiamo petrolio? Oro? Al massimo si portano via un paio di mucche, un po’ di formaggella… Ma se vengono in auto e la pagano gli costa sicuramente meno che mobilitare l’esercito.
L’Austria è una tipa tranquilla e l’unico avversario potrebbe essere la Francia. Gira infatti voce che il nostro esercito si stia preparando proprio in funzione di un attacco francese. Ma qui bisogna essere realisti: se l’esercito francese si muovesse verso la Svizzera, gli basterebbe camminare fin qui e… riempirci. Le nazioni non confinanti, invece, potranno attaccarci tranquillamente, ma dubito che quelli attorno lascino bombardare un fazzoletto di terra così piccolo e così vicino a loro. Quindi possiamo azzardare ragionevolmente l’ipotesi che per i prossimi 10 anni non dobbiamo temere un’invasione militare!
Però, nessuno dice che non siamo sotto attacco. Anzi, il nostro sistema economico e sociale, come anche il territorio e tante altre cose sono sotto attacco! Qui in Ticino lo vediamo bene: sotto attacco sono i salari, le condizioni di vita, l’economia e il commercio locale…
E allora, ecco la pensata: quei 3.126 miliardi li usiamo proprio per difendere la Svizzera, ma non da un ipotetico attacco militare, bensì dal reale attacco economico di cui siamo vittime!
Il nostro Governo crea un gruppo di lavoro per investire al meglio quei soldi: un po’ per sostenere le aziende locali mentre, dopo il voto sul salario minimo, il sistema si assesterà spurgano i parassiti (che bello sarebbe!); un po’ per progetti concreti per sostenere e sviluppare l’economia e il commercio locale; un po’ per il turismo, perché se la Svizzera la popoli di cose belle e facce sorridenti, ne hai di offerte per i turisti!

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