Davvero, fate tesoro di questa regoletta: le cose vanno sempre guardate da fuori, da lontano e a spanne; poi, se niente di quello che vedete o valutate vi fa suonare un allarme, allora siete liberi di tuffarvici dentro. Ma prima no! Vi faccio un esempio davvero efficacissimo per spiegare questo principio: LiberaTV ha pubblicato un articolo su uno studio senza precendenti, condotto a livello globale e riguardante l'obesità. Partiamo dal 1980, anno d'inizio dei dati considerati dallo studio: ebbene, 33 anni fa sul nostro globo c'erano 57 milioni di obesi. Non sono pochi, ma provate adesso a immaginare quanti possano essere oggi. Provate a immaginare...
Ecco la prima regoletta - quella cioè di misurare prima a spanne - che trova un ottimo campo d'applicazione proprio qui, perché quando il vostro cervello sente che nel 1980 c'erano 57 milioni di obesi e 33 anni dopo ce ne sono... Mmm... 2.1 miliardi(!!!), ecco, a quel punto i vostri neuroni devono iniziare ad agitarsi e non devono fermarsi finché voi non gli presterete attenzione e vi soffermerete su questo dato a pensare. Certo, perché una cosa del genere deve far pensare!
Prendiamo adesso la calcolatrice e facciamo i calcoli bene: nel 1980 eravamo 4.5 miliardi e gli obesi erano 57 milioni, cioè 1.27 persone ogni 100; oggi siamo 7 miliardi e gli obesi sono 2.1 miliardi, dunque 30 persone ogni 100. Oppure possiamo dire che la percentuale degli obesi, in 30 anni, è salita di 23.6 volte. Oppure, tornando alle spanne, nel 1980 una persona su cento era obesa, oggi lo è una su tre...
E accidenti, a questo punto dobbiamo chiederci tante cose: dobbiamo chiederci cosa sia successo nella nostra cultura e nella nostra storia per modificare così le nostre abitudini. Dobbiamo chiedercelo! Personalmente ritengo che le cause siano essenzialmente tre. La prima riguarda proprio il tipo di alimentazione: il cibo propinatoci oggi è una schifezza immonda! Sono robacce precotte piene di grassi saturi e altre porcherie, probabilmente fatte integralmente in laboratorio. Senza contare il marketing attivissimo su tutte quelle cagate di snacchetti e altre porcherie e veleni di ogni tipo, soprattutto pensate per attirare i bambini. Senza contare la cultura del fast food: dovete proprio crepare d'infarto o diventare arteriosclerotici o farvi schifo da quanto siete grassi per decidervi che i "nefast" food non sono salutari??
Poi c'è l'educazione: ai bambini a scuola e magari ai genitori a casa - con i media usati bene per esempio - deve passare molto di più e molto meglio il concetto di alimentazione sana, equilibrata e soprattutto deve passare il concetto di un minimo di attività fisica. E questo è dovere dello Stato: se la pubblicità (sempre lei!) e un bel po' di televisione ci fanno assumere una serie di comportamenti sbagliati, dannosi per la salute, per la qualità della vita e dunque per la felicità, allora lo Stato deve intervenire! Ne ho già parlato a proposito della pubblicità delle sigarette: il marketing non può invocare grandezze come la libertà individuale, per poi ridurre il tutto ad assoldare esperti di programmazione comporamentale per vendere prodotti o abitudini o valori che ti ammazzano!! E l'etica? E che cazzo, no??
Eppure sarebbe così facile: basterebbe escludere dal lucro l'allogio, la sanità e l'alimentazione. Su queste tre cose non puoi mica giocare al risparmio, alla concorrenza o all'arricchimento: dovrebbero essere diritti fondamentali della civiltà! Dovrebbero...
Infine, però, c'è la vita che facciamo a far diventare il cibo una delle poche fonti di piacere: in una vita di corsa, senza tempo per godersi le cose; dove ci si deve impegnare mille per avere dieci; dove i rapporti sentimentali e d'amore sono stati minati da 30anni di film cretini che parlano sempre e solo di come due si conoscono, ma mai di come poi si fa a vivere assieme; dove la televisione continua a inserirci nel modello dell'immagine e della competizione di tutti i non talent show che vediamo... Dove non c'è lavoro, dove non c'è amore, dove non c'è gioia... Beh, dove mancano queste cose, allora si mangia, perché sì: mangiare ci dà piacere, quello che il mondo dal 1980 ad oggi ha smesso di darci, probabilmente.
Ma non è finita, perché nella regoletta c'è anche la cellulina del guardare le cose da lontano, così da avere una visione più ampia: quella che ti permette di mettere in relazione i nostri problemi legati al costo della sanità, con ad esempio i 3.4 milioni di morti del 2010 per malattie cardiovascolari legate all'obesità, cioè legate alle cattive abitudini. E se a morire sono stati 3.4 milioni, chissà quanti sono sotto medicinali... E qui in Ticino, ad esempio - invece di pensare a una campagna di sensibilizzazione e a un programma educativo nelle scuole e attraverso i media - per risparmiare sulla sanità pensano a un cambio d'orientamento dei nostri ospedali periferici... Ma perché? Perché guardano la cosa da dentro: perché vivono nel frullatore!
Il tipo stano coi tic del DSS non può venir a dire che il cambio d'orientamento rappresenti "un valore aggiunto a fronte di una durata di degenza sempre
più breve ed un'intensità di presa a carico sempre maggiore nelle
strutture acute, che devono quindi disporre di requisiti di qualità
accresciuti”. Non può perché significa che nemmeno ha capito il problema: che per lui i costi della sanità sono i costi delle strutture e del personale sanitario, mentre i malati, il perché si ammalino e il perché necessitino sempre più di determinate cure è irrilevante!? Ma il contesto? Tutto il resto di mondo, di uomo, di civiltà e di abitudini dove lo lasci? Davvero, a settembre: prima media con lo zainetto di Hello Kitty a recuperare le cose perse per strada!
Però, al di là degli scherzi, non è davvero possibile che nel pensare la nostra società gli Stati non tengano conto, mentre fanno i calcoli, di variabili come i 2.1 miliardi di obesi odierni contro i 57 milioni del 1980. C'è da aver vergogna, ma c'è ra rimboccarsi le maniche e soprattutto c'è da prendere seriamente un incarico che il popolo, regolarmente, affida al proprio Governo: salvaguardarci! Almeno salvaguardarci!
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