Siccome ho l'hobby della musica, mi permetterò di tanto in tanto di presentare qualcuno dei miei musicisti o progetti preferiti. Insomma, la musica che ascolto, che mi piace e che a volte riesco anche a suonare, ma che forse, ancora di più, so spiegare.
Oggi accendiamo la radio e il panorama musicale è composto da tre o quattro grandi categorie di sonorità e colori, mentre le altre migliaia di combinazioni possibili restano negli spazi delle nicchie, dei piccoli club o delle cantine. Di tanto in tanto però qualcuno riesce a trovare il compromesso giusto: quello di proporre una musica nuova in una maniera comprensibile. E se una volta a far da padrone erano le note, le armonie e i virtuosismi, oggi che la troppa semplicità queste aperture le ha fatte implodere, si torna all'essenza: al ritmo. E malgrado tutto è un bene, perché nella musica moderna almeno, l'accoppiata batteria e basso e il mondo della ritmica salgono in primo piano e permettono a questo "strato" della musica di potersi evolvere!
Uno di quelli che oggi è riuscito a essere moderno ma comprensibile è il pianista Robert Glasper, vincitore nel 2012 di un Grammy Award per Black Radio, un disco certamente commerciale, ma capace di soddisfare anche ascoltatori esigenti, grazie agli ottimi musicisti, agli arrangiamenti pregevoli e all'approccio musicale particolare. Fino a quattro anni fa Glasper suonava nel suo trio jazz insieme con Chris Dave alla batteria e Derrick Hodge al cotrabbasso. Un trio che personalmente trovo fantastico per come è capace di aprire, di trasformare la timeline della musica in uno spazio tridimensionale in cui muoversi liberamente. Ma il jazz è difficile e non piace a tutti, mentre il suo Robert Glasper Experiment, pur sacrificando molto delle possibilità musicali offerte dal jazz, piace a molta più gente. E piace anche a me, soprattutto in live, dove il fatto che i musicisti siano musicisti passa sempre in primo piano!
Ora Glasper ha sostituito il batterista Chris Dave con Mark Colemburg, per certi versi più adatto all'impronta del quartetto. Anche se io ho continuato a seguire Chris Dave con i suoi Drumhedz, una concezione musicale decisamente più rischiosa, ma che personalmente trovo molto molto appagante. Chris Dave è il batterista che preferisco e i Drumhedz sono spesso, live, una rivelazione!
Qui di seguito vi propongo dunque qualche ascolto, con due righe di raccomandazioni se le vorrete seguire...
(link)
Questa è la formazione attuale in un recente live. Sono moderni, raffinati, capaci e creativi. Trovo fantastico l'arrangiamento di Smell like Teen Spirit dei Nirvana, ma trovo notevole l'apertura che la band riesce a trovare nel primo assolo di piano. Anche se il feeling del trio jazz con Chris Dave è ancora ben lontano...
(link)
Ed ecco quindi il trio con Chris Dave. Chi non conosce il jazz non deve spaventarsi: è una musica che non necessariamente di deve capire. È sufficiente spesso lasciarsi andare e ascoltare i suoni, i colori, le dinamiche e caderci dentro senza opporre resistenza. Poi qui c'è anche il video, e guardando anche si capisce di più!
(link)
E per finire, dunque, eccovi i Drumhedz, una formazione variabile che vede comunque sempre Chris Dave alla batteria e finora Isaiah Sharkey alla chitarra. I primi 2 minuti presentano il festival, poi si parte con un classico, il tema di Mood Swing di Mike Stern, ma dal secondo brano in avanti la band diventa molto personale e la musica diventa parlata. C'è feeling, ci sono novità e il discorso è spesso sorprendente. Rischiano molto e non sempre cadono perfettamente in piedi, ma il tutto vale la bella musica che fanno!
Oggi accendiamo la radio e il panorama musicale è composto da tre o quattro grandi categorie di sonorità e colori, mentre le altre migliaia di combinazioni possibili restano negli spazi delle nicchie, dei piccoli club o delle cantine. Di tanto in tanto però qualcuno riesce a trovare il compromesso giusto: quello di proporre una musica nuova in una maniera comprensibile. E se una volta a far da padrone erano le note, le armonie e i virtuosismi, oggi che la troppa semplicità queste aperture le ha fatte implodere, si torna all'essenza: al ritmo. E malgrado tutto è un bene, perché nella musica moderna almeno, l'accoppiata batteria e basso e il mondo della ritmica salgono in primo piano e permettono a questo "strato" della musica di potersi evolvere!
Uno di quelli che oggi è riuscito a essere moderno ma comprensibile è il pianista Robert Glasper, vincitore nel 2012 di un Grammy Award per Black Radio, un disco certamente commerciale, ma capace di soddisfare anche ascoltatori esigenti, grazie agli ottimi musicisti, agli arrangiamenti pregevoli e all'approccio musicale particolare. Fino a quattro anni fa Glasper suonava nel suo trio jazz insieme con Chris Dave alla batteria e Derrick Hodge al cotrabbasso. Un trio che personalmente trovo fantastico per come è capace di aprire, di trasformare la timeline della musica in uno spazio tridimensionale in cui muoversi liberamente. Ma il jazz è difficile e non piace a tutti, mentre il suo Robert Glasper Experiment, pur sacrificando molto delle possibilità musicali offerte dal jazz, piace a molta più gente. E piace anche a me, soprattutto in live, dove il fatto che i musicisti siano musicisti passa sempre in primo piano!
Ora Glasper ha sostituito il batterista Chris Dave con Mark Colemburg, per certi versi più adatto all'impronta del quartetto. Anche se io ho continuato a seguire Chris Dave con i suoi Drumhedz, una concezione musicale decisamente più rischiosa, ma che personalmente trovo molto molto appagante. Chris Dave è il batterista che preferisco e i Drumhedz sono spesso, live, una rivelazione!
Qui di seguito vi propongo dunque qualche ascolto, con due righe di raccomandazioni se le vorrete seguire...
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Questa è la formazione attuale in un recente live. Sono moderni, raffinati, capaci e creativi. Trovo fantastico l'arrangiamento di Smell like Teen Spirit dei Nirvana, ma trovo notevole l'apertura che la band riesce a trovare nel primo assolo di piano. Anche se il feeling del trio jazz con Chris Dave è ancora ben lontano...
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Ed ecco quindi il trio con Chris Dave. Chi non conosce il jazz non deve spaventarsi: è una musica che non necessariamente di deve capire. È sufficiente spesso lasciarsi andare e ascoltare i suoni, i colori, le dinamiche e caderci dentro senza opporre resistenza. Poi qui c'è anche il video, e guardando anche si capisce di più!
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E per finire, dunque, eccovi i Drumhedz, una formazione variabile che vede comunque sempre Chris Dave alla batteria e finora Isaiah Sharkey alla chitarra. I primi 2 minuti presentano il festival, poi si parte con un classico, il tema di Mood Swing di Mike Stern, ma dal secondo brano in avanti la band diventa molto personale e la musica diventa parlata. C'è feeling, ci sono novità e il discorso è spesso sorprendente. Rischiano molto e non sempre cadono perfettamente in piedi, ma il tutto vale la bella musica che fanno!
Buon ascolto!
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