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Qualcuno di cui si può solo parlare bene: l'Open Source

Dalle mie collaborazioni con il Blog di Sergio Savoia...


Abbiamo parlato un po’ di Apple e di Jobs: ho qualche conto in sospeso, ma ci vorrà tempo per spiegarmi, poi accetterò il verdetto naturalmente. Nel frattempo, però, voglio spendere le prime righe su qualcosa che mi fa spuntare una lacrima solo a scriverlo: l’Open source, o se vogliamo inserirlo in un contesto filosofico, perché lo è(!), e pensare alle “fontane che zampillano” di Nietzsche, allora dobbiamo proprio dirlo in italiano: sorgente aperta! Una sorgente che sgorga con il contributo di tutti, che sgorga affidandosi praticamente solo alle donazioni, cioè a un giusto riconoscimento da parte dell’utente per il contributo che il software ha portato nella sua vita. Un sistema democratico, meritocratico, sostenibile, collettivo, aperto, che risponde alle esigenze della gente e, soprattutto perché collettivo, creativo. Oserei dire, il sistema!


Non c’è modo migliore per spiegare cosa sia l’Open source che fare copia/incolla da Wikipedia, la mamma dell’Open content: il gemello astrale dell’Open source:

“Open source (termine inglese che significa codice sorgente aperto), in informatica indica un software i cui autori (più precisamente i detentori dei diritti) ne permettono e favoriscono il libero studio e l'apporto di modifiche da parte di altri programmatori indipendenti. Questo è realizzato mediante l'applicazione di apposite licenze d'uso. Il fenomeno ha tratto grande beneficio da Internet, perché esso permette a programmatori geograficamente distanti di coordinarsi e lavorare allo stesso progetto.
Alla filosofia del movimento open source si ispira il movimento Open content (contenuti aperti): in questo caso ad essere liberamente disponibile non è il codice sorgente di un software ma contenuti editoriali quali testi, immagini, video e musica. Wikipedia è un chiaro esempio dei frutti di questo movimento. Attualmente l'open source tende ad assumere rilievo filosofico, consistendo di una nuova concezione della vita, aperta e refrattaria ad ogni oscurantismo, che l'open source si propone di superare mediante la condivisione della conoscenza”.

Non voglio insistere, ma trovo magico il concetto di “condivisione della conoscenza”: un’ideale che con l’arrivo di Internet ha potuto trasformarsi in idea! Ma praticamente, per l’utente, che cosa significa? Significa avere a disposizione, oltre a sistemi operativi completi, un ventaglio di applicazioni capaci di coprire bene, a volte in maniera sorprendente, il fabbisogno di praticamente la totalità degli utenti privati e anche una minuta parte di piccole e medie aziende, limitate nell’Open source dall’affermazione di standard legati, anche giustamente, ad altri sistemi operativi.
Entrerò nei dettagli nei prossimi post, perché prima o poi dovrò anche dimostrare di averle messe davvero le mani sulla tastiera, e allora affronteremo più nei dettagli anche le parti squisitamente tecniche. Ma per ora guardiamo da lontano e a pixel grossi… E già una prima visione appare: il nuovo computer, ad esempio, per uno studente squattrinato, cioè per uno studente. Lo componiamo, perché non è un pacchetto già fatto che si trova in un grande magazzino e purtroppo non è nemmeno un pacchetto già fatto che si trova facilmente anche in un negozio specializzato. Quindi l’ostacolo più grosso, se non siete sufficientemente “smanettoni” da sapervelo installare da soli, è installarvelo da soli! Ma anche qui, se avete pazienza, nei prossimi articoli ve lo spiego.

Torniamo allo studente: nel caso dell’Open source c’è il notevole vantaggio di non avere legami, se non quelli sempre minori legati alla compatibilità, tra l’hardware e il sistema operativo: non sono un corpo unico. Dunque potete, se siete competenti e feticisti, costruirvi il computer pezzo per pezzo, sennò potete prendere quelli già assemblati, ma senza sistema operativo. Questo significa che il vostro desktop (più difficile trovare notebook senza sistema operativo) potrà essere già “decente” con 400.- franchi di Computer e 130.- di monitor. E i 400.- franchi sono tutti di hardware e non del pacchetto hardware + software. Poi… Poi basta! Poi è lavoro, ma non è poi così difficile. Quindi ecco le nostre scelte Open source (non sono le uniche e ci tornerò) con due righe di descrizione per il nostro studente alla canna del gas.

Sistema operativo: Ubuntu GNU/Linux
Per chi non lo conosce, è un sistema operativo gratuito, veloce, stabile, con un’interfaccia utente molto bella e facile da usare.

Pacchetto “Office”: OpenOffice
Escluso l’equivalente di Microsoft Outlook, è un pacchetto simile – con diversi limiti in campo aziendale - e compatibile (non completamente) con Microsoft Office. La suite comprende (i nomi si descrivono da soli) Writer, Calc, Impress, Draw, Base e Math ed è disponibile per OSX, Windows e Linux.

Fotoritocco: Gimp
È un programma molto evoluto e apprezzato per il fotoritocco anche avanzato. Disponibile per OSX, Windows e Linux.

Grafica Vettoriale: Inskape
Altro bel programma per la grafica vettoriale. Disponibile per OSX, Windows e Linux.

Lettore multimediale: VLC
È il lettore multimediale Open source più diffuso. E in effetti funziona molto bene. Disponibile per OSX, Windows, anche in beta come App di Windows 8.1, Linux, Android e molti altri OS!

Browser: Firefox
Ottimo Browser, molto sicuro, stabile e veloce. Disponibile per Linux, Windows e OSX, come pure per Android.

Poi, con un po’ curiosità e passione, si trovano altri bellissimi software per molte altre applicazioni. Voglio però sottolineare ancora che l’Open source ha la limitazione degli standard affermatisi in ambito aziendale e anche in quello privato non sempre è facile essere “compatibili” quando si lavora in team con persone che non usano l’Open source.
Ma è una filosofia e la filosofia, se la si vuole vivere anche, richiede un po’ di impegno. Scherzavo: tantissimo impegno!

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