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Morto nel parabrezza

Dalle mie antiche collaborazioni con la rivista Il Diavolo...

Una delle cose belle dei portali ticinesi è che sono provvisti delle notizie d’agenzia. Così, quando ti perdi i TG, con un paio di clic riesci comunque ad aggiornarti sui grandi temi nazionali e internazionali. Di tanto in tanto, però, t’imbatti in una di quelle notiziole che ti lasciano perplesso e ti danno da pensare. È il caso della recente condanna di una ventisettenne infermiera texana, che un paio d’anni fa aveva investito un barbone. E fin qui tutto ok, se non fosse che il tizio è rimasto incastrato, ancora cosciente, nel parabrezza dell’auto e la gentile infermiera, presa dal panico, ha guidato fino a casa, ha messo l’auto in garage e se n’è andata. Lasciando morire il povetto. E qui, un paio di domande bisogna farsele!

Mettetela così: siete in giro per strada e probabilmente non siete nemmeno un granché contento, perché siete un barbone. Magari state pensando che fa freddo, che avete fame e che proprio non si può essere più sfortunati di così…
E proprio mentre pensate questo un’auto vi investe! Ma non vi “tira sotto”, no! Vi “tira sopra” e rimanete incastrato con il torace nel parabrezza, la testa nell’abitacolo e le gambe fuori sul cofano. Non siete messo bene, ma siete cosciente, e i medici che vi faranno l’autopsia (ops, vi ho rovinato il finale) diranno che avreste potuto essere salvato.
Siccome siete cosciente, magari vi viene in mente di scambiare quattro chiacchiere con la signorina che vi ha appena deflagrato e le chiedete gentilmente se vi dà una mano. Ma la tipa non è geneticamente preparata a un’azione così eroica e non accetta la vostra richiesta. E capite che le donne sono parecchio egoiste, perché si può essere d’accordo che trovarsi un barbone, appena investito, incastrato nel parabrezza può mettere un individuo sotto stress. Ma sono pronto a scommettere che il barbone è senza dubbio più stressato!
E comunque decidete di percorrere la via della calma e cercate di far calare la tensione provando a mettere a proprio agio la signorina, magari chiedendole che lavoro fa. Fa l’infermiera! Ma non vi aiuta! Che sfiga! E nemmeno vi lascia lì, in mezzo alla strada conficcato nell’auto, e scappa. No, guida fino a casa. E non è finita: la tipa ha anche il garage! Magari un posteggio all’aperto, una tettoia… Macché: un garage coperto, chiuso!
Sperate per lo meno che nel tragitto qualcuno vi veda e capisca che se non siete seduti sul sedile non è stata una vostra scelta. Insomma, che non andate in giro sempre così. Invece niente… Siete destinato a spirare in un garage e a essere poi scaricato in un parco dai simpatici amici della vostra lei fatale.
Ma c’è un ulteriore elemento da considerare: avete mai messo una manuccia sul cofano della vostra auto mentre il motore è accesso da un po’? Scotta! Adesso, immaginatevi messo come siete messo, con in più le gambe, e verosimilmente anche le balle, appoggiate sul cofano rovente dell’auto! Insomma, siete quasi tentato di chiederle se per favore può accendere i tergicristalli: già che ne avete uno conficcato in un polmone, magari se si muove anche fa più male!
Ragazzi, facciamo un minuto di silenzio in ricordo e in onore di Gregory Biggs, uno degli uomini più sfigati del mondo. Così sfigato che è finito pure sul Diavolo a farsi prendere per il culo!

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