"La Riscossa" dei GLRT

Dalle mie antiche collaborazioni con la rivista Il Diavolo...

È incredibile quanto i Giovani Liberali Radicali Ticinesi mi ispirino! Di tanto in tanto mi occupo di loro, ma scartabellando nei miei archivi ho trovato il pezzo che vi propongo, fatto in occasione della pubblicazione del CD "La Riscossa" dei GLRT: una trovata pubblicitaria per promuovere il partito. Si parla di molti anni fa e i protagonisti erano Nicola Brivio, Ivan Bellini e compagnia. Purtroppo, malgrado l'abbia conservato gelosamente per anni, non lo trovo più e non posso farvi vedere la copertina e nemmeno farvi sentire uno dei brani. Beh, prendetela come una botta di fortuna! Però qui si capisce chiaramente come le magagne dei liberali arrivino da lontano...

-----------

Con la fine del fecal-punk britannico li avevano dati per morti, ma i GLRT (Giovani liberali radicali ticinesi), dopo ben undici anni di silenzio, sono tornati a far parlare di loro con un album innovativo, trasgressivo e musicalmente ineccepibile! Si tratta del quinto lavoro della band, arrivata al successo nei primi anni ottanta cavalcando la corrente britannica trash-punk-progressive e scalando le classifiche nazionali con il singolo “Ti rutto in faccia dolcemente, o lurida baldracca putrescente”. “Con questo disco” – ha dichiarato il leader, tastierista e compositore, Ivan “cunilingus” Beautiful – “vogliamo dimostrare al mondo che gli acidi, l’alcool e gli psicofarmaci, se mescolati, non fanno male!”

 

Un po’ di storia

Facciamo un passo in dietro, necessario per capire il profondo significato di “Cambia musica, vai a ‘LA RISCOSSA’”. Torniamo al 1982, quando in un pub londinese Ivan “cunilingus” conobbe il sassofonista sordo Nik “anal” Brivionson, che sdraiato sotto il tavolo da biliardo stava sniffando Aromat e suonando “Night in Tunisia” con una cannuccia. L’intesa artistica tra i due sbocciò subito e tre mesi dopo uscì il loro primo album, “Ta quèrci”.
Purtroppo, i ridotti mezzi della piccola casa discografica inglese Fart non permisero una grande diffusione dell’album. Ma bastò affinché il brano “Glande grande grande grande” giungesse all’orecchio della regina indiscussa dell’allora fecal-punk, la trasgressivissima Marin Mason, che prese la band sotto la sua ala protettrice e diede loro la possibilità di pubblicare il secondo, famosissimo LP “Ruttando roteando”.
Ma fu solo nel 1988 che i GLRT trovarono la loro pienezza artistica, grazie all’incontro e alla fusione con il gruppo vocale francese hardcore-progressive dei Kamasuka. Nel 1989 uscì il capolavoro “Rösti”, il cui singolo “Ti smeriglio” vendette più di 12 milioni di copie. Il ’92 fu forse l’anno più fortunato per la band: “Bile di ritorno” fu un vero successo di vendite. I successivi due anni videro però la progressiva fine del fecal-punk e Nik “anal” Brivionson fu colpito da una profonda depressione, vinta solamente due anni fa grazie alla storia d’amore con Marin Mason, reduce dalla turbolenta relazione con il produttore hollywoodiano J.J. Giüdas.
Ed ecco, finalmente, la... riscossa dei GLRT: un album che propone diciassette volte lo stesso brano, proposto con 17 differenti arrangiamenti, di cui uno in collaborazione con la protstar internazionale Davide Buzzi (massì, diciamolo: che sta alla musica come Christian Vieri alla microbiologia genetica molecolare!).

Dal punto di vista musicale

Lo stile musicale del nuovo lavoro dei GLRT è decisamente innovativo: le armonie classiche vengono totalmente stravolte, introducendo raffinate quanto complicate divisioni in quarti e terzi di tono oscillanti, nonché ritmiche avanguardistiche come il “quattro quarti circa”, il “nove ottavi meno un po’” e alcuni stupefacenti sette ottavi nel cinque quarti.
In pratica, tutte le parti cantate creano il loro senso giocando sulle differenze con le basi musicali, volutamente disarmanti e generate quasi tutte in maniera elettronica. L’immagine che ne deriva è quella di una società chiusa nel cerchio della propria banalità (le musiche), dalla quale s’innalza un canto libero che rompe le regole e si esprime così com’è, senza maschera, ragione o vergogna.
Straordinaria è poi la riproposta dello stesso pezzo per ben diciassette volte: un gesto artistico che costringe l’ascoltatore a guardare la stessa realtà da angolazioni diverse, aprendo la propria mente alla pluralità di sensi.  E allora nascono arrangiamenti come “Gipsyscossa”, “Caraibiscossa” e addirittura la sicura hit “Riscossa Jones” (nota dell’autore: scusate l’intrusione, ma mentre scrivo materialmente queste cose, mi chiedo se devo sentirmi più scemo io che ne parlo o loro che le hanno fatte davvero).
Due parole a parte vanno spese per “Riscossa alpina”, in cui le voci sono generate da una tastiera, dunque intonate e quasi a tempo. E qui la critica sociale si fa più aspra, mettendo in netta evidenza quanto gli schemi precisi promossi dalla società uccidano la creatività.
Insomma, una sinfonia per palati raffinati e poeti senza patria. Uno schiaffo alle convenzioni e, forse, il punto di rottura tra un vecchio mondo che muore e uno nuovo che muove i suoi primi passi. Un capolavoro!


Uno sguardo alla copertina...

I GLRT non lasciano nulla al caso: anche la copertina del disco, benché ad un primo colpo d’occhio non sembri proporre nulla di originale, è studiata fin nei minimi dettagli.
Qui il contrasto tra i rigidi schemi e la libera interpretazione del mondo è ancora più marcata: un esempio sopra tutti è la presenza, nell’intera parte scritta, di due sole parole con l’accento, di cui una è, secondo le “ridicole” convenzioni ortografiche della lingua italiana, sbagliata: “nè”, invece di “né”.
È pure evidente anche il tema della differenza tra ciò che appare e ciò che è: la maggior parte dei musicisti in copertina, infatti, non ha nessuna idea di come si suoni lo strumento che si trova tra le mani (ndr.: fonti attendibili ci rivelano ad esempio che il sassofonista, Nik Brivionson, in realtà non è un sassofonista).
Ma in mezzo a tutto questo gioco di inganni e incertezze, sempre dalla copertina emergono le poche, ma immutabili verità della nostra esistenza: la prima è che le ragazze carine, pur di tenere in mano un microfono, sono capaci anche di iscriversi ai GLRT; la seconda è che nemmeno maneggiare delle percussioni può riparare al danno d’immagine causato da una riga in mezzo di quel genere; e la terza è “che gli acidi, l’alcool e gli psicofarmaci, se mescolati, non fanno male”. Fanno malissimo!

Special guest Davide “genetical-experiment” Buzzi

Ci sono voluti nove mesi per convincere il Re bleniese della etnik-prot-pop a collaborare nella realizzazione del disco, ma alla fine i GLRT ce l’hanno fatta! Il brano che ne è nato, La Riscossa (ma dai?!), è davvero l’apoteosi dei sensi.
Fin dalla prima nota la realtà cui siamo abituati inizia a tremare e a disgregarsi: ogni punto di riferimento si disintegra e l’ascoltatore è trascinato fra le gelide vette di chi sa osare. La voce di Davide giunge discreta con la prima strofa e prepara l’ascoltatore all’esplosione del ritornello: il coro dei GLRT irrompe e danza all’unisono (beh, “unisono” è una parola un po’ grossa...) con l’ugola di D. “genetical-experiment” Buzzi.
Le voci si ricorrono, si superano, si avvicinano e poi, di nuovo si allontanano. Senza però regalare all’ascoltatore una sola nota convenzionalmente a tempo e intonata. Senza paura di esagerare, possiamo affermare che l’arrangiamento numero 17 di “La Riscossa” è un esercizio di stile senza pari, capace di oscurare persino artisti di free jazz del calibro di Lester Bowie!

Per concludere, possiamo certamente dire questo: “La Riscossa” è un album che valeva davvero la pena di essere fatto, perché siamo sicuri che nessun altro essere vivente di questo disgraziato pianeta abbia un rapporto così leggero con la vergogna da permettersi un gesto anche solo paragonabile a questo straordinariamente vomitevole compact disc!

Se un giorno gli alieni scendessero sulla terra e tra le macerie di una terra senza più vita, distrutta dalle numerose guerre, trovassero solo questo CD, l’umanità ci farebbe davvero una gran figura di merda!
 


Commenti