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I computer, noi, i nostri figli

Dalle mie collaborazioni com il Blog di Sergio Savoia...

 
Ci sono così tante cose di cui vorrei parlare, che la mente mi si inonda di bit ogni volta che penso al blog… Ma una cosa per volta, magari per priorità e delicatezza. Delicatezza perché Sergio mi invita a parlare dei miei punti di vista riguardo ai vari protagonisti dell’informatica, tra i quali naturalmente c’è Apple e il suo Macintosh. Prima di affrontare un tema così religioso e spinoso, anche se alla fine ho ottime frecce anche per l’arco di Apple, decido di farmi prima un po’ di credibilità. Parlandovi magari dei nostri ragazzi, minorenni, che volenti o nolenti nascono in un mondo tecnologicamente avanzato e soprattutto con l’accesso al mondo di Internet sempre e facilmente a portata di mano. Ecco, sì: parliamo di questo!

C’è una prima importante considerazione che mi sento di fare: molti oggi pensano al computer e ai suoi surrogati come a una serie di articoli facenti parte del grande calderone delle nuove tecnologie. Lo sono, in parte, ma mi viene da ridere se penso che la prima volta in cui ho messo le mani su un computer, un personal computer, era il 1984. Questo per mettere l’accento su un fatto molto importante, legato all’alibi che il concetto di “nuove tecnologie” può fornire, nel nostro caso, all’interno di una famiglia.
L’informatica ha senza dubbio creato una spaccatura generazionale netta e brutale nella nostra storia, ma non adesso. Oltre vent’anni fa sì: quando vedevo i tecnici e i tipografi (Grandi! Mitici!) del Giornale del Popolo, e chissà dove ancora, che da un giorno all’altro dovevano passare dalla taglierina a Photoshop; o i giornalisti che dalla macchina da scrivere dovevano imparare a usare il mouse: a muovere una cosa che non guardi, qui, per spostare una cosa che guardi, là… Insomma: un macello! Ma vent’anni fa! È importante pensare a questo, perché là dove voglio arrivare è la visione per cui le “nuove tecnologie” debbano essere integrate di fatto nel nostro mondo, e più specificatamente nella nostra educazione. Cosa che non è avvenuta nella misura in cui invece sarebbe necessaria.
Pensate nella storia dell’uomo, ad esempio, l’impatto che ha avuto e i cambiamenti che ha portato anche solo un’invenzione come il coltello; o come la lavorazione del ferro: inezie se pensiamo all’impatto del computer e di Internet. Quindi c’è da recuperare terreno, moltissimo, all’interno delle scuole, dell’educazione, della politica, della socialità, ma soprattutto all’interno delle famiglie. Un luogo dove deve essere scontato che il genitore, in quanto responsabile dell’educazione dei figli, conosca quanto basta di queste nuove tecnologie ed elabori una strategia educativa per integrarle nella vita dei ragazzi. Come minimo!
E ora c’è una prima scelta fondamentale: l’integrazione o il proibizionismo. Quest’ultimo è il classico divieto di guardare la tele, usare il computer, avere un ipod, giocare ai videogiochi… Divieto che regge finché il birbante non capisce che appena un passo fuori casa, dall’iphone o dal PC degli amici, può fare tutto quello che gli pare. E già che è un divieto, state pur certi che qualsiasi cosa faccia, la farà di più! Inoltre i genitori difficilmente si accorgeranno di tale attività, perché naturalmente convinti che la loro volontà non si applichi solo all’interno della sala da pranzo, quando ci sono, ma nell’intero universo. Dunque non faranno mai un controllo per scovare eventuali e-mail, account Twitter, Facebook e che altro creati di nascosto fuori dalla… sala da pranzo.
L’altra possibilità, quella che preferisco, è di integrare queste tecnologie gradatamente, in maniera utile, mirata e guidata, ma soprattutto – notatevi questa parolina magica – partecipando! Ora, il problema è come fare a non tirarsi la zappa sui piedi ed essere sicuri che i figli non se ne approfittino?
Qui entrano in gioco gli informatici! Voi non lo sapete, perché non siete mica scemi, ma finché continuerete ad acquistare computer nei grandi magazzini non riuscirete mai ad usare più del 10% delle loro potenzialità! In realtà un informatico preparato potrebbe fornirvi un kit perfetto di limitazione e monitoraggio delle attività dei vostri figli con il computer. Ora non entro nei dettagli, ma lo farò, però dovete pensare a possibilità come il blocco a più livelli della navigazione, fino all’autorizzazione singola dei siti da visitare; a un report dettagliato della navigazione, dell’uso dei programmi (attivabili singolarmente!) e del computer stesso, che può essere acceso ad esempio solo dalle/alle, o solo per 30 minuti il giorno; a un account utente separato dal vostro, che non vi può incasinare il computer; e addirittura (grazie Microsoft!) a un sistema integrato su tutti i device: computer, tablet, smarthphone. Senza parlare dell’infinità di software didattici presenti per bambini dai 3 anni fino a studenti di università. Insomma, ce n’è finché ne volete, ma dovete davvero credermi quando vi dico che un computer non può essere considerato allo stesso modo di un elettrodomestico e che dovete rivolgervi a informatici competenti. Meglio dei grandi magazzini, per i privati, ci sono i negozi specializzati. Sceglieteli in base alla fama che si sono fatti. E confidate nella fortuna.
Però, a questo punto, con una configurazione personalizzata, potrete essere voi a presentare ai vostri figli il computer, l’internet e tutti gli altri servizi nel modo che riterrete più opportuno, al momento che riterrete più opportuno. Di tanto in tanto vedo scene di padri, madri e figlioletti riuniti davanti a un tablet mentre guardano le foto dei dinosauri appena trattati a scuola; vedo la piccola Sara e sua madre che parlano via Skype con il piccolo Marco e sua madre; vedo Viviana che si allena a fare i calcoli con le APP di Windows 8.1 del computer collegato alla maxi tele in soggiorno; e vedo tanti ragazzi che già alle medie potrebbero organizzarsi gli studi in maniera impeccabile, e magari acquisire immensità di conoscenze da usare poi nei mestieri che sceglieranno.
Non è impossibile. Certo, bisogna lavorarci.
Io, qui, di tanto in tanto, ci metterò un mattoncino…

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