di Sergio Savoia
Come qualcuno ricorderà ho lavorato per quasi vent'anni alla
radio. Ho fatto di tutto: giornalista, animatore, autore. E su tutte e tre le
reti. Prima su Rete 2 con la Radio delle Regioni, poi su Rete 1 con 'Onda
Merenda', poi sulla Tre, poi di nuovo sulla 1, con Primo Mattino. Poi ho
lavorato per Radio Campione e Radio Fiume Ticino. Insomma, di radio ci capisco
un pochino...
Leggo sui giornali della crisi di Reteuno, che perde quasi
il 5% di ascolto sul primo trimestre, dopo che aveva già perso in precedenza.
Una mezza catastrofe, inutile girarci attorno. Intanto Radio3iii cresce in
maniera continua, dopo che la RSI le ha regalato Matteo Pelli
(congratulations!). E leggo le dichiarazioni del neo-direttore Canetta secondo
cui «Non ci sono programmi o persone che non funzionano. Credo invece che in
generale ci sia una chimica che va riletta o rivista».
Ebbene, caro direttore, capisco la diplomazia ma devi essere
più chiaro e coraggioso di così. La radio funziona in base a due cose: persone
e idee. E alla Reteuno mancano entrambe.
Le personalità che c'erano, negli anni sono state 'piallate'
nel nome di una uniformità al ribasso che si traduce con una semplice parola:
noia.
Da anni ormai la Reteuno non sa più tirar fuori una sola
idea nuova e funzionante. Buona parte delle idee-programma principali della Uno
sono lì da vent'anni.
Il "rumore misterioso", santo iddio, è stato
introdotto in programmazione nel 1995 e ha rotto irrimediabilmente le scatole
da almeno dieci. L'unica cosa veramente 'misteriosa' è come mai sia ancora in
programmazione.
La "squadra esterna" ha più o meno la stessa età.
Modem veleggia anche lui intorno all'obsolescenza da tempo immemore. Millevoci,
pur con gli adattamenti del caso, risale al neolitico radiofonico.
Fate questo esperimento: andate sul sito della Reteuno e
scorrete la lista di programmi. Fatevi aiutare da vostro nonno e metteteci una
data vicino: vedrete che, al di là dei cambiamenti di nome, i programmi
risalgono a due decenni fa. E poi fate il confronto con quello che è successo
per esempio in televisione in questi due decenni. E avrete l'entità del
problema.
Quel poco di nuovo che è stato tentato, con il rinnovamento
del Mattino, è confuso e in definitiva non funziona perché, appunto, mancano le
personalità in grado di portarsi la nuova formula sulle spalle. La doppia
animazione non riesce a produrre l'attenzione e la fidelizzazione degli
anmatori singoli degli anni '90...
L'idea, molto diffusa in RSI, che 'tutti debbano fare tutto'
sta dando i suoi frutti. L'idea che, nel dubbio, è meglio non cambiare nulla,
anche.
E, mi spiace dirlo con brutalità, la stragrande maggioranza
degli animatori produce solo banalità, small talk, notiziuole tirate giù da
internet e commentate con rara insipienza. Personalità? Non fanno ridere, non
emozionano, non coinvolgono. Zero.
Anche qui suggerisco un esperimento: prendete la macchina e
guidate fino a Firenze. Sentirete le stesse voci, gli stessi stilemi, gli
stessi 'birignao' e la medesima, devastante, mancanza di idee. Dov'è il legame
con il territorio, l'originalità, l'invenzione? Se non innova la RSI che ha il
culo parato dalla tassa di ricezione, quale altra stazione radiofonica dovrebbe
farlo?
All'inizio degli anni '90 una generazione di "radio
personalities" (come le chiamano gli americani), tra cui in tutta modestia
anche il sottoscritto, seppe rinnovare la radio dal profondo. Poi l'azienda
finì nelle mani di 'manager' incapaci, che non conoscevano il mezzo e che erano
stati piazzati nei posti chiavi per (de)meriti politici.
Le loro scelte hanno finito per dare i risultati che era
lecito attendersi. Nemmeno la posizione dominante della Uno può più proteggerla
di fronte alla mancanza di idee, di personalità microfoniche e di coraggio.
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