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La sconfitta globale



Ormai ci si sente stupidi a mettersi davanti a una tastiera e voler dire ancora qualcosa su questo mondo. Un camion si è lanciato tra la folla. Per Hollande è “sicuramente terrorismo”; mentre per altri si fa strada l’ipotesi del disgraziato, con tre figli, un divorzio, tanta miseria e disperazione. E comunque stiano le cose parliamo di persone che abbracciano l’estremo perché “non ci stanno più dentro”. E a mio avviso è proprio questo non starci più dentro su cui dobbiamo pensare: molti di noi non ci stanno più dentro coi soldi; altri sono così bistrattati che non ci stanno più dentro con la rabbia; altri, esclusi, non ci stanno più dentro con la sofferenza, e altri ancora non ci stanno più dentro con la testa, perché è ancora tutto da dimostrare che un mondo impazzito non generi a sua volta dei “pazzi”. E allora dobbiamo per forza capire che i nostri tempi, quelli della globalizzazione, hanno portato essenzialmente a una sola certezza: la globalizzazione della sconfitta!


Abbiamo perso, e questo concetto deve essere il primo mattone da cui ripartire: abbiamo perso l’economia in quanto strumento di equilibrio e di evoluzione sociale, ma ci ritroviamo una vera e propria associazione a delinquere costruita per favorire i ricchi e sfruttare tutti gli altri; abbiamo perso la cultura e l’arte come riferimenti di valori alti, che invece si sono trasformati in business di personaggi e mode creati esclusivamente per fare soldi; abbiamo perso il vero valore di scienze come la medicina, che dovrebbe esistere per migliorarci la vita e che invece esiste per fare utili, sulla pelle di “clienti” e non di pazienti; e abbiamo perso il senso degli eserciti nazionali, che da difensori della patria sono diventati un business da 1800 miliardi l’anno su cui molta gente ci lucra.
Ma non solo: oltre a un’economia che dispone come vuole dei territori e della dignità delle persone che li abitano, noi abbiamo perso la civiltà. Le culture non hanno trovato modi per confrontarsi pacificamente, ma di fronte a una prematura e soprattutto troppo veloce apertura arrivano spesso allo scontro, alimentati molte volte da una politica che essa stessa non era pronta per questa “apertura”. Una delle tante prove sono i nostri attacchi generalizzati al mondo musulmano, ma anche il totale silenzio riguardo ai loro “estremisti” da parte dei musulmani moderati.
Così, quello che abbiamo oggi tra le mani, è un mondo sempre più difficile, con sempre più gente che “non ci sta più dentro” e che sarà facile preda di qualsiasi estremismo: religioso, militare o anche solo senza senso e violento. Senza senso e violento come molti attacchi di matrice terroristica, in cui muoiono persone a caso e non infedeli selezionati. O in cui muoiono bambini che ancora, di sicuro, non hanno potuto scegliere la fede religiosa. Quindi, per quanto noi, i media e la politica tentiamo di categorizzare questi eventi, capiamo che la vera ragione del nostro quadro è un mondo sconfitto, che in ogni suo luogo genera persone che “non ci stanno più dentro”. Tanto che persino la Jihad può diventare un semplice pretesto.
Per cui forse sbagliamo tutti nell’identificare una causa per ogni atto irrazionale, conflitto o catastrofe. Certo: un evento è legato a una degenerazione religiosa; un altro alle banche che impazziscono e creano crisi mondiali; l’altro all’economia dello sfruttamento; l’altro a un conflitto tra culture, ma tutti sono generati dall’incapacità dell’uomo di trovare un modo per stare assieme, tutti, su questa barchetta che naviga nello spazio chiamata terra.
Una barchetta in cui ci siamo solo noi, dove le regole, tutte, potremmo farle noi. Potremmo ad esempio decidere che in un’ottica di uno sviluppo sostenibile gli Stati stampino moneta gratuita, quanto basta per stare tutti bene e per evolversi all’insegna del meglio. Così il gioco del mondo non sarebbe avere più soldi degli altri come è ora, ma collaborare tutti per creare un mondo meraviglioso e sostenibile in cui vivere bene, tutti quanti.

Insomma: abbiamo così tante alternative per pensare la nostra vita sulla terra, che evidentemente siamo un branco di coglioni se per centinaia di migliaia di anni abbiamo giocato solo a fare la guerra e a fregarci uno con l’altro, perdendoci la sorpresa di scoprire come potrebbe diventare l’umanità se inserita in un contesto creativo e amico, piuttosto che in uno distruttivo e nemico. Siamo evidentemente dei cocciuti imbecilli, perché queste modalità ci hanno portati ormai a un passo da un’irreversibile “sconfitta globale”. Lì da vedere per tutti! Tanto che la nostra maglietta più rappresentativa per l’umanità del ventunesimo secolo sarebbe quella con la scritta “I am a LOOOSER!”








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